lunedì 29 dicembre 2008

Elezioni Amministrative in Venezuela

Le elezioni elezioni amministrative venezuelane del 23 novembre 2008 hanno fatto registrare un affluenza di circa il 66% della popolazione ed i risultati sono di 17 stati a favore del PSUV (Partito Socialista Unitario del Venezuela) del presidente Hugo Chávez contro 5 dell’opposizione.
Il PSUV si consolida in tutto il paese anche se una nota negative esiste, ed è la sconfitta del candidato socialista alla poltrona di sindaco di Caracas e quella dell'area urbana intorno alla capitale; entrambe le cariche sono state conquistate dall'opposizione con meno del 52% delle preferenze.

Un argomento di riflessione arriva dalle cinque regioni venezuelane dove l'attuale opposizione di Chavez ha vinto: sono gli stati più ricchi e popolosi, in cui da quando Chavez si è diventato presidente è nata una nuova classe sociale: la classe media. Questa classe è riuscita a liberarsi dalla povertà da cui viveva ed ora desidera porre tra loro e le persone che ancora sono povere un chiaro segno di demarcazione per cui adesso desidera la sicurezza invece della giustizia sociale, il mantenimento della propria condizione economica invece della redistribuzione della ricchezza.
Un nuovo argomento su cui vale la pena soffermarsi è il numero di preferenze ricevute dall'opposizione che non riesce a colmare il grande divario con la maggioranza al governo. Questo divario sottolinea la fiducia della popolazione verso il proprio presidente ma anche verso un partito, Partito Socialista Unitario del Venezuela, che ha visto la luce solo due anni or sono e che adesso è il primo partito venezuelano.

Chavez analizzando il voto ha detto: "La nostra è una grande vittoria e ha dimostrato che qui in Venezuela esiste un sistema democratico e si rispetta la volontà popolare. Io riconosco che l'opposizione abbia avuto un buon risultato in cinque stati. Spero che loro facciano altrettanto e riconoscano la nostra vittoria". Finalmente queste elezioni amministrative evidenziano in modo innegabile che il Venezuela è una democrazia e non un regime dove lo schieramento vincitore ha una maggioranza bulgara, come molti detrattori del paese volevano farci credere, ma invece la vittoria è andata a chi ha raccolto circa il 61% delle preferenze. Speriamo che tutti iniziano a capire che in Venezuela impera la democrazia.

giovedì 25 dicembre 2008

Operazione Limpieza

In Messico la Procura Generale della Repubblica per contrastare i trafficanti di droga ed i loro cartelli ha organizzato vari filoni di indagini ed una di queste ha il nome di Limpieza (pulizia).
L'operazione Limpieza è scattata lo scorso ottobre ed ha già portato ad alcune incriminazioni ed arresti eccellenti come quello di Gerardo Garay, che è stato costretto a dimettersi dal ruolo di vicecapo della Polizia Federale Preventiva perché accusato di trasmettere ai cartelli dei narcos informazioni sulle indagini.

Ricardo Gutierrez Vargas, capo dell'Interpol messicana, è stato arrestato domenica 16 novembre con l'accusa di aver anche lui rivelato informazioni sulle indagini e sui blitz che l'Interpol avrebbe effettuato ai danni del cartello di Sinaloa.
Vargas è stato accusato da Beltran Leyva, un capo del cartello di Sinaloa, che ha avvalorato le intuizioni della polizia affermando che il capo dell'Interpol percepiva circa 400 mila dollari al mese per comunicare le informazioni e per la sua collaborazione nell'organizzare il traffico di droga in Messico e USA.
E insieme a Vargas sono indagati anche altri due importanti dirigenti del Siedo (Subproxuraduria de Investigacion Especializada en Delinquencia Organizada): Gerardo Garay e Rodolfo La Guardia attuale direttore del Despligue Regional dell'Agenzia Federale d'Investigazione.

Felipe Calderón, presidente messicano, per far fronte a questa massiccia offensiva dei cartelli della droga ha deciso di inviare l'esercito nelle zone dove lo Stato ha ormai di fatto perso il controllo della situazione.
A Tijuana, città a pochi chilometri dal confine statunitense, ormai da tempo controllata dai narcotrafficanti che si contendono il controllo dei flussi della droga a colpi di agguati e morti (dall'inizio del 2008 ci sono già stati oltre 650 morti assassinati), si avrà il dispiegamento di militari più ingente per cercare di riportare la situazione alla normalità.
La scelta di Calderón di inviare l'esercito è stata obbligata dalla situazione difficile. Se secondo le accuse, gli alti funzionari preposti a combattere i narcos fossero veramente legati ai narcotrafficanti, la situazione in Messico sarebbe ancor più drammatica di quanto non è oggi; basta ricordare che gli artefici della politica anti-narcos hanno da poco perso la vita in un misterioso incidente (Morti in Messico gli artefici della politica anti-narcos)

domenica 21 dicembre 2008

Altri 13 militari implicati nei "falsos positivos"

Il ministro della difesa colombiana ha reso noto, il 16 novembre 2008, che il Governo di Álvaro Uribe ha destituito altri tredici militari che secondo le prove raccolte della magistratura sono implicati nei casi dei "falsos positivos"
Ai ventisette militari già allontanati dall'esercito (I "falsos positivos" in Colombia) per il caso della sparizione di undici giovani di Soacha (i quali furono sequestrati, fucilati e poi trasportati in campagna per simulare uno scontro a fuoco tra rivoluzionari ed l'esercito) si sommano i tredici militari deposti che sarebbero responsabili della morte di sette persone nella regione di Sahagún.
Il ministro della difesa ha continuato affermando che la magistratura si sta occupando di tutti i casi segnalati e che l'esercito colombiano isolerà ed allontanerà coloro che non rispettano la legge.
Non è facile per il governo Uribe essere credibile nel perseguire i colpevoli di atti così vergognosi, come la violazione dei diritti umani, dato che la magistratura ha avviato numerose indagini sulle connessioni tra politica e paracos (Indagato Alvaro Uribe per rapporti con i paramilitari, Paramilitari nella politica colombiana, Si allarga lo scandalo tra Paracos e Politica)
dove numerosi esponenti del governo e della maggioranza parlamentare sono implicati.
Chissà se questa nuova onda di giustizialismo che "sacrifica" pochi militari non sia soltanto un modo per sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dagli scandali giudiziari che vedono il governo implicato?

martedì 16 dicembre 2008

Morti in Messico gli artefici della politica anti-narcos

Il 5 novembre 2008 un aereo, Lear Jet 45, che tornava dallo stato di San Luis Potosì si è schiantato a Città del Messico vicino a Paseo de la Reforma; l'incidente ha causato 15 morti e molti feriti gravi.
Sull'aereo erano presenti il Ministro dell'Interno messicano, Juan Camilo Mourino, ed anche Josè Luis Santiago Vasconcelos, ex viceprocuratore generale della Repubblica ed artefice delle operazioni contro il narcotraffico che sono scattate alcuni mesi prima dell'incidente; entrambi hanno perso la vita.
Le autorità affermano che la causa dello schianto posso essere o un errore umano oppure un guasto meccanico, ma le dinamiche dell'accaduto fanno sorgere qualche dubbio sulla versione ufficiale. L'aereo era a pochi km dalla pista di atterraggio , percorreva la rotta prestabilita e non ci sono stati contatti radio anomali in cui si notificavano guasti o problemi al velivolo; per di più le condizioni atmosferiche erano buone.

Quindi la versione ufficiale e le osservazioni appena esposte fanno sorgere almeno un dubbio sulla versione ufficiale.
I dubbi sono amplificati dal fatto che alcuni appartenenti al cartello della droga di Sinaloa (con a capo Chapo Guzmán) furono arrestati all'inizio del 2008 perché preparavano un attentato contro Vasconcelos.
Santiago Vasconcelos era da circa venti anni a capo della Siedo, la Procura per la lotta al narcotraffico, e collaboratore per il governo in materia di sicurezza. Vasconcelos aveva ottenuto molti successi durante la sua carriera come l'estradizione del capo dei narcos del Golfo Osiel Cárdenas e di Héctor "El Güero" Palma del cartello di Sinaloa.
Se a tutto questo si aggiunge anche l'incandescente situazione messicana in cui i narcos nello scorso settembre portarono a compimento un attacco a Morelia dove uccisero cittadini comuni durante i festeggiamenti per l'indipendenza, ed i più di seimila morti da quando il governo Calderon si è insediato, i dubbi sul presunto incidente in cui ha perso la vita il Ministro degli Interni ed il capo della Siedo si fanno più consistenti e forse fondati.

giovedì 11 dicembre 2008

Scoperti nuovi giacimenti di greggio in Brasile

Il presidente della Petrobras, José Sergio Gabrielli, in una conferenza stampa dei primi di novembre ha comunicato che nelle acque brasiliane sono state effettuate alcune ricerche per capire se nel sottosuolo ci fossero possibili giacimenti petroliferi.
Gabrielli ha concluso affermando: "Il giacimento della baia di Tupi ha riserve pari a otto miliardi di barili. Non ci è possibile fare valutazioni precise su tutti gli altri giacimenti come Jubarte, Caramba, Jupiter".

Le ricerche effettuate da Petrobeas avrebbero individuato a migliaia di metri di profondità sotto il livello del mare alcuni giacimenti di petrolio (il presunto giacimento davanti alla città di Santos è a sei mila metri di profondità).
Queste scoperte sono il frutto degli enormi investimenti in ricerca ed esplorazione, circa un miliardo di dollari tra il 2007 e 2008, che hanno portato ad esplorare 18 siti dove è stato trovato dell'oro nero; la quantità ancora non è stata stimata ma indiscrezioni parlano di cifre importanti circa 36 miliardi di barili.
L'estrazione da questi presunti nuovi giacimenti non è assolutamente semplice sia per le profondità elevate sia per la presenza di uno spesso strato di sale che li ricopre; per questi motivi saranno necessari nuovi investimenti per rinnovare le attrezzature tecniche di Petrobras e l'estrazione vera e propria inizierà solo tra alcuni anni.

Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha reso noto che tutti i ricavi dell'estrazione del greggio verranno destinati alla popolazione brasiliana seguendo l'esempio della Norvegia sempre che la politica interna non cambi e che non ci siano ingerenze esterne.

lunedì 8 dicembre 2008

Processo Fujimori

L'ex presidente del Perù Alberto Fujimori è attualmente implicato nel processo istruito presso la Corte Suprema de Justicia per crimini contro l'umanità.
Il giurista Omar Chehade afferma che "ci sono stati alcuni giochi di potere non molto chiari per ricomporre il tribunale supremo, che avverrà definitivamente a fine anno, con la elezione del nuovo Presidente della Corte Suprema de Justicia de la República".
Chehade continua affermando che persone vicine a Fujimori si stanno adoperando per spostare l'attenzione dal piano giuridico a quello politico descrivendo le azioni dell'ex presidente, degli anni novanta, come le uniche adatte per combattere il terrorismo e pacificare lo stato. Il fatto incontrovertibile è che negli anni novanta si verificarono uccisioni extra giudiziarie, programmi per la guerra a bassa intensità ed il più alto tasso di corruzione che il Perù abbia mai conosciuto.
Chehade è stato il il capo della Unidad de Extradiciones de la Procuraduría Ad Hoc Anticorrupción che ha investigato sul caso Fujimori - Montesinos per crimini contro l'umanità, ed afferma che le prove raccolte sono più che sufficienti perché sia condannato per l'uccisione di 25 persone tra il Barrios Altos e la Universidad La Cantuta. Una delle prove più importanti a carico di Fujimori è un'intervista rilasciata dal maggiore Santiago Martín Rivas, ex-capo del gruppo paramilitare "Colina" al giornalista Umberto Jara, in cui afferma che l'ex presidente, Wladimiro Montesinos ed il comando militare ordinarono di intraprendere azioni per avviare una guerra a bassa intensità contro i movimenti, sia politici sia guerriglieri, di sinistra.
Nell'intervista Rivas afferma: "Gli autori materiali delle azioni e quindi delle uccisioni furono i militanti del Grupo Colina che ricevettero le prime istruzioni per combattere i movimenti di sinistra e successivamente nel 1995 l'amnistia per i reati commessi".
La Fiscalía Suprema peruviana ha richiesto per Fujimori 30 anni di prigione come mandante degli omicidi

venerdì 5 dicembre 2008

'El Panzón' e Luis Posada Carriles

Il Ministro della sicurezza pubblica di El Salvador, René Figueroa, sta negando da più di un anno l'autorizzazione per l'arresto di Francisco Chávez Abarca, uno dei complici di Luis Posada Carriles nella campagna terroristica contro Cuba nel 1997.
Lo scorso anno la Comisión de Relaciones Exteriores del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN) chiese al ministro René Figueroa di porre in stato di arresto il terrorista Francisco Chávez Abarca detto 'El Panzón'.
Abarca al momento della richiesta del FMLN era in carcere perché doveva scontare una pena di due anni perché implicato in furto e contrabbando internazionale di auto.
Le informazioni che sono in mano alla polizia di El Salvador e di molti altri paesi confermano che 'El Panzón' organizzò e partecipò, tra l'aprile ed il maggio del 1997, a vari atti terroristici a Cuba che culminarono con l'esplosione di un hotel a La Havana in cui morì l'imprenditore italiano Fabio Di Celmo.

Il salvadoreño Ernesto Cruz León, è il mercenario che materialmente pose l'ordigno che uccise Di Celmo, affermò che Luis Posada Carriles e Ernesto Cruz León lo contattarono e gli commissionarono l'attentato. Sempre León affermò che vide dei documenti e delle ricevute bancarie, durante gli incontri con i due terroristi, in cui compariva la Fundación Nacional Cubano Americana come committente.
Sempre secondo le testimonianze di León e di altri mercenari che furono arrestati successivamente, tutte le operazioni terroristiche pianificate nel 1997 contro Cuba furono organizzate da un appartamento di El Salvador con la complicità di paramilitari salvadoregni di estrema destra molto vicini al partito di destra ARENA, partito del ministro René Figueroa.

I legami tra il terrorismo anti-cubano ed El Salvador sono sempre molto stretti perché nell'aprile 2008 Luis Posada Carriles (vissuto molti anni in El Salvador, finché nel novembre 2000 è stato arrestato a Panama con un falso passaporto salvadoreño a nome di Franco Rodríguez Mena) incontrò segretamente a Los Angeles (USA) il presidente salvadoreño Antonio Saca, i deputati statunitensi cubano-americano per cercare di raccogliere fondi segreti per la prossima campagna presidenziale del partito ARENA.
Questi fondi occulti serviranno per sovvertire, legalmente e illegalmente, tutti i sondaggi che danno il candidato del FMLN come vincitore alle prossime elezioni.

lunedì 1 dicembre 2008

I "falsos positivos" in Colombia

Il presidente della Colombia Álvaro Uribe il 31 ottobre 2008, ha rimosso circa 30 militari tra ufficiali, sottufficiali e tre generali che, dopo accurate indagini militari, sarebbero implicati nello scandalo dei "falsos positivos".
I "falsos positivos" sono persone che vengono fatte passare da guerriglieri, (soprattutto contadini, attivisti sociali e giovani che vivono nei sobborghi delle grandi città) sequestrate, giustiziate ed infine trasportate in aree rurali dove viene inscenato un conflitto a fuoco contro l'esercito e la polizia.

Uribe nel suo intervento per spiegare l'accaduto alla nazione ha affermato: "Alcune persone sono coinvolte in crimini risultato di una confabulazione tra delinquenti e appartenenti all'esercito, che hanno come interesse assassinare innocenti per dare la sensazione che si stiano combattendo i criminali in quelle regioni, quando i veri criminali sono associati all'esercito per commettere quei crimini".
Le parole di Uribe suonano come false e strumentali dato che è lui il comandante in capo dell'esercito e che è proprio lo stato maggiore dell'esercito colombiano ad aver ideato una specie di sistema che premia con denaro e licenze i soldati se uccidono guerriglieri o criminali; quindi è stato il Governo che ha dato il via a questa spirale di violenza basata sul numero di cadaveri che si riesce a lasciare sull'asfalto.

Sempre il 31 di ottobre le organizzazioni che si occupano di diritti umani in Colombia e riunite nel Cceeu (Coordinazione Colombia Europa Stati Uniti) hanno presentato i dati del loro lavoro soffermandosi sul rapporto dal titolo "Esecuzioni extra giudiziarie: realtà innegabile".
I dati che hanno raccolto sono incredibili e sono la diretta conseguenza della politica del governo che ha varato il piano di "Seguridad democrática" nel giugno del 2002. Dalla nascita del piano di "Seguridad democrática" fino al giugno del 2007 il rapporto parla di 1000 esecuzioni extra giudiziarie e di 235 desaparecidos la cui responsabilità ricade su esercito e polizia.
Oltre a questi dati ormai ufficiali si sommano i 360 morti che la Cceeu ha contato dal luglio 2007 fino ad oggi. Tutti questi casi sono oggetto di indagini da parte della Corte Penale Internazionale.

La Corte Penale Internazionale ha avviato indagini approfondite per i rapporti tra paramilitari e politici a cui si sommano quelle per le violazioni dei diritti umani (La corte penale internazionale in Colombia).
Uribe non si ricorda che nel giugno 2007 affermò: "Adesso la strategia della guerriglia è un'altra. Ogni volta che si uccide un guerrigliero immediatamente si mobilitano i suoi portavoce nazionali e internazionali per dire che si è trattato di una esecuzione extra giudiziaria, però le forze armate hanno posto tutta l'attenzione necessaria per non dar luogo a queste accuse".
Non è che la sua nuova posizione è frutto proprio del momento di grande pressione che sta vivendo il suo esecutivo, alle prese con i rapporti tra paramilitari e politici e le violazioni dei diritti umani su cui la Corte Penale Internazionale ha avviato indagini approfondite?