martedì 29 settembre 2009

Il 15 settembre in Honduras

Il 15 settembre in Honduras si è ricordata una data storica, l'anniversario dell'indipendenza del Centro America. In questo giorno si sono riversate nelle strade migliaia di cittadini honduregni per ricordare l'evento ma anche per ricordare al mondo che sono, ormai, ottanta giorni dalla cacciata del legittimo presidente, Zelaya, da parte dei militari guidati da Micheletti.
Si sono svolte varie manifestazioni in tutto il Paese ed il Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato ha reso noto che oltre cinquecentomila persone hanno invaso pacificamente le strade dell'Honduras. Nella capitale più di trecentomila persone si sono radunate all'aeroporto di Toncontín in attesa del ritorno di Manuel Zelaya; un altro folto gruppo di manifestanti, circa centocinquantamila, si è riunita nel Parco Centrale.
Fortunatamente l'esercito non ha dato vita a nessuna azione repressiva e le manifestazioni si sono svolte nella massima tranquillità. Porfirio Ponce, vicepresidente Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili ( STIBYS ) che fa parte del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato, ha parlato ai manifestanti dicendo: "abbiamo commemorato l'indipendenza dell'Honduras e del Centro America mentre viviamo sotto un regime de facto golpista, che se da una parte ha tolto la pace al nostro paese, dall'altra ha provocato l'unità ed il rafforzamento del movimento popolare honduregno. Questo è un popolo che si è svegliato e oggi più che mai, siamo sicuri che nessuno potrà fermare il processo che ci porterà alla creazione di un'Assemblea Costituente. Questo popolo è sicuro di potere recuperare ciò che gli appartiene, attraverso la creazione di una nuova Costituzione che si basi sui bisogni ed i diritti della gente comune e non, come ora, sugli interessi dell'oligarchia locale".

venerdì 25 settembre 2009

Il golpe in Honduras/7

Le elezioni presidenziali del 29 novembre 2009 che si terranno in Honduras dopo il golpe del 28 giugno non verranno riconosciute dall'OEA secondo il presidente deposto Zelaya che ha avuto un colloquio con il segretario generale dell'Oea, Miguel Insulzache, affermando:"I paese aderenti hanno manifestato l'intenzione di non riconoscere le elezioni del prossimo 29 novembre".

I paesi che fanno parte dell'OEA sarebbero pronti ad adottare nuove e più pesanti sanzioni economiche contro il governo golpista guidato da Roberto Micheletti.

Oltre alle sanzioni economiche vi sono anche le sanzioni diplomatiche che cercano di isolare il governo golpista; il ministro della difesa argentino, Nilda Garré, ha depennato l'Honduras dalla lista dei paesi invitati a alla conferenza degli eserciti americani che si terrà a fine ottobre del 2009.

La cancellazione del l'invito è da imputare al fatto che i militari dell'Honduras sono state protagoniste del colpo di Stato contro il presidente democraticamente eletto Manuel Zelaya. Con questa decisione il Governo della Presidenta Cristina Kirchner dà seguito con fatti concreti alla solidarietà espressa dalla deposizione del legittimo presidente Zelaya.

La situazione in Honduras sembra non migliorare; la confusione sembra aumentare, secondo alcune voci che provengono da Tegucigalpa, alcuni testimoni hanno riferito che "la polizia ha usato lacrimogeni per disperdere un gruppo di manifestanti pro Zelaya che voleva avvicinarsi al palazzo presidenziale. La tensione sta aumentando ad ogni manifestazione contro il governo golpista". Secondo alcune ONG sembra che l'esercito e la polizia abbiano represso violentemente a San Pedro Sula una manifestazione contro il regime.

lunedì 21 settembre 2009

Cile: la protesta Mapuche continua

Nella metà di agosto 2009 le proteste Mapuche per la svendita delle loro terre "ancestrali" da parte del Governo alle multinazionali ha portato ad una grande manifestazione nella regione dell'Araucania.
In questa manifestazione i carabineros hanno usato la forza sparando in aria e non solo, per cercare di sgomberare un'area che i Mapuche rivendicano. Durante questa operazione un carabinero ha sparato ad un indigeno alle spalle provocando la morte del giovane.
Dopo l'ennesima morte provocata dalla polizia ai danni dei manifestanti Mapuche la protesta è ricominciata con ancora più vigore e decisione.
La Presidenta, Michelle Bachelet, ha inviato una delegazione nella regione dove è accaduto l'omicidio per capire cosa sta accadendo e per capire cosa stanno producendo le politiche statali a favore delle popolazioni indigene.

La comunità indigena che si era riunita per il funerale del giovane Jaime Collio ha deciso che se la politica del governo non interrompe la svendita di regioni fondamentali per la cultura mapuche loro continueranno a manifestare ed arriveranno fino all'occupazione delle terre. Gli indigeni chiedono che lo Stato assegni a loro la gestione delle terre "ancestrali" oltre al blocco delle concessioni che sono state emesse a favore delle multinazionali che ne sfruttano le ricchezze.
Oltre alla morte di Collio i manifestanti protestano per l'arresto indiscriminato di alcuni loro leader, affermando che non hanno commesso nessun delitto e che sono stati arrestati solo perché sono Mapuche e che combattono contro le decisioni scellerate del governo; quindi si considerano prigionieri politici.
La presidenta Bachelet ha risposta a queste accuse affermando: "In Cile non ci sono prigionieri politici mapuche: nel nostro paese nessuno viene arrestato per la sua ideologia o per l'etnia di origine, si va in carcere quando si commette un delitto".
Le parole della Bachelet suonano come un atto dovuto anche se la memoria mapuche trabocca di storie di arresti e detenzioni politiche.

giovedì 17 settembre 2009

Il massacro di Acteal non ha colpevoli

A metà agosto del 2009 la Corte Suprema messicana ha ordinato la scarcerazione di 22 uomini appartenenti al gruppo paramilitare che il 22 dicembre 1997 a Acteal massacrò 45 indios tra i quali vi erano molte donne incinta.
La Corte Suprema ha affermato che il processo a carico dei 22 imputati si è svolto con prove artefatte e con testimonianze false per cui ha disposto la scarcerazione. Mentre altre sei persone appartenenti al gruppo paramilitare che si è macchiato del massacro di Actael avranno diritto ad un nuovo processo.

Il massacro colpì un'associazione non violenta chiamata Las Abejas (le api) che lottava e lotta ancora oggi in modo pacifico e non violento per far riconoscere allo stato federale messicano i diritti degli indigeni.
L'avvocato dell'associazione Las Abejas ha commentato così la decisione del tribunale:"Questo tipo di decisione crea rischi molto seri per le persone che sono ancora legate all'organizzazione Las Abejas e per i testimoni oculari della vicenda".

domenica 13 settembre 2009

Ergastolo al generale Santiago Omar Riveros

La giustizia argentina condanna il generale Santiago Omar Riveros all'ergastolo per la tortura e l'omicidio di Floreal Avellaneda, un ragazzo di quindici anni che faceva parte del movimento giovanile del partito comunista, e per il sequestro e tortura della madre del ragazzo.
Il giovane quindicenne fu sequestrato con la madre il 15 aprile 1976 nella sua casa di Munro, durante un blitz della polizia finalizzato alla cattura del padre, omonimo. Madre e figlio furono torturati prima nel commissariato e poi a Campo de Mayo.
Riveros era il comandante di uno dei maggiori centri di detenzione clandestina, Campo de Mayo, dove venivano portate le persone che venivano rapite durante la dittatura.
Nel centro di Campo de Mayo alcuni studiosi argentini hanno stimato che sono stati rinchiusi più di 5000 argentini.
Oltre al generale il Tribunale Federale di San Martín ha condannato altri sei ufficiali da 8 a 25 anni "per la sistematicità e la larga scala dei delitti commessi" ma il giudice non ha accettato la richiesta dell'accusa che chiedeva l'imputazione di genocidio per i sei militari.
Iris Pereyra, la madre di Floreal, fu rilasciata tre anni dopo il suo sequestro, Durante il processo ha raccontato le torture che ha subito nel centro diretto dal generale Riveros: "Mi hanno applicato elettrodi alle ascelle, ai seni, alla bocca, ai genitali, e hanno fatto lo stesso con mio figlio".

Prima di questa sentenza Riveros fu condannato nel 1985 ma fu amnistiato nel 1989 dal "generoso" Menem; fortunatamente nel 2007 la Corte Suprema argentina dichiarò illegittima l'amnistia e la revocò dando il via a nuovi processi.

mercoledì 9 settembre 2009

Honduras: il golpe soffoca l'unica radio libera

Il golpe in Honduras continua a resistere malgrado le manifestazioni di dissenso represse con la violenza, anche grazie a manovre che bloccano la circolazione delle informazioni.
Radio Globo, l'unica voce dell'etere realmente indipendente, è stata chiusa grazie all'ordine del Generale Capo delle Forza Armate che è anche uno dei promotori del golpe.

Radio Globo aveva subito varie tentativi di chiusura con l'uso della forza ma i sostenitori di Zelaya avevano sempre fatto sentire la loro voce e con un presidio permanente davanti alla sede della radio erano riusciti a scongiurare il blocco delle trasmissioni.
Il giorno del golpe (28 giugno 2009) alla radio fu impedito di trasmettere perché fu interrotta l'erogazione dell'energia elettrica ma adesso il "governo" golpista Micheletti ha deciso di appellarsi alla giustizia per bloccare definitivamente le trasmissioni della radio che dalla deposizione del legittimo presidente del Honduras si è schierata contro i golpisti.
La conferma di questo richiesta alla giustizia è arrivata leggendo un documento che è stato presentato alla Comisión Nacional de Telecomunicaciones (CONATEL) in cui si richiede la chiusura della radio a nome dell'Auditoría General Militar de las Fuerzas Armadas. La richiesta è basata sull'accusa di "incitamento alla sedizione"; il fatto è da ricondurre all'intervista a cui il presidente della Comisión de los Derechos Humanos de Honduras (CODEH), Andrés Pavón, ha citato un articolo della Costituzione di Honduras che afferma il diritto del popolo alla non obbedienza a chi prende il potere con le armi, quindi afferma il diritto a ribellarsi ai golpisti.

Sfortunatamente il tentativo di chiudere un'emittente radio non è l'unica mossa fatta per controllare il mondo dell'informazione del Honduras; anche il canale televisivo pubblico (Canal 8) è stato venduto dal presidente golpista Micheletti ad un suo amico imprenditore.

sabato 5 settembre 2009

Il golpe in Honduras/5

Sabato 23 luglio 2009 il presidente legittimo del Honduras, Manuel Zelaya, si è portato sul confine tra Honduras e Nicaragua e lo ha attraversato insieme ad una folla che è riuscita a tenere a distanza i militari e la polizia che avevano ricevuto l'ordine di arrestarlo.
Le prime parole di Zelaya in territorio honduregno sono state: "Nessuno può accettare un golpe nel secolo XXI, noi siamo venuti per dare un esempio di pace". Dopo una breve permanenza in Honduras ha fatto ritorno in Nicaragua dove ha continuato a parlare alla folla ed attendere lo Stato maggiore militare per un colloquio.
L'esercito e la polizia ha cercato di bloccare l'afflusso della popolazione che si dirigeva verso il confine dove si trovava il presidente deposto ma non è riuscita nei propri intenti anche se ha imposto almeno dieci posti di blocco tra la frontiera con il Nicaragua e Tegucigalpa utilizzando lacrimogeni ed armi di fuoco, così come non è riuscita ad arrestare Zelaya quando ha fatto rientro nel paese anche se per breve tempo. A questi atti di repressione ve ne sono stati altri che hanno portato all'arresto di numerose persone che sono state trattenute per più di 24 ore come il dirigente del movimento contadino Via Campesina Rafael Alegría. Alegría, che è uno dei principali leader del movimento dei Fori Sociali Mondiali, è stato rilasciato il giorno seguente il suo "arresto" insieme ad altri 50 militanti (vecchi, donne e bambini) democratici honduregni con l'accusa di violazione dello stato d'assedio proclamato illegalmente dalla giunta golpista. Sfortunatemente la repressione militare ha portato anche alla morte di un giovane militante, Pedro Mandiel, che è stato sequestrato dai militari e torturato a fino alla morte.
Dopo gli scontri e la notizia dei numerosi arresti e della tortura che ha portato alla morte il giovane manifestante, Zelaya ha lanciato un'appello ai militari: "Come comandante in capo chiedo ai soldati patrioti che pensino a loro figli, alle loro famiglie e si ribellino a Romeo Vazquez, traditore del popolo".
Anche la Commissione interamericana dei Diritti Umani ha condannato il brutale assassinio di Pedro Mandiel esortando il governo illegittimo a non usare la violenza contro la popolazione che manifesta il proprio dissenso e poi ha esortato la comunità internazionale ad indagare sulle violazioni che stanno avvenendo nel paese per poter giudicare i responsabili di tali crimini.

martedì 1 settembre 2009

Colombia accusa Ecuador e Venezuela di aiutare le Farc

Le frizioni tra Colombia, da una parte, con Equador e Venezuela, dall'altra, non si placano da quando nel marzo 2008 la Colombia sconfinò in territorio equadoriano con una azione militare per distruggere un campo delle FARC un cui fu ucciso Raul Reyes.
La polemica tra Bogotà e Quito si è riaccesa quando nel luglio 2009 Alvaro Uribe ha reso pubblico un video in cui i guerriglieri delle Farc affermano di essersi accordati per cooperazioni sia sul piano politico sia per sovvenzionare la campagna elettorale di Correa del 2006. Jorge Briceño Alvarez, uno dei capi della guerriglia, afferma nel filmato che nel 2006 Correa avrebbe mandato un suo emissario a incontrare i capi delle Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane.
La smentita del presidente ecuadoriano non si è fata attendere affermando che l'unico emissario da lui inviato e quindi l'unico contatto avuto da suo governo con le FARC è stato quando il ministro Gustavo Larrea è stato inviato a colloquio con dei negoziatori dei guerrglieri per una missione umanitaria per liberare gli ostaggi ancora in mano alla guerriglia.
Correa ribatte alle accuse di Uribe in questo modo: "E' divertente perchè ora risulta che Mono Jojoy è una fonte di notizie attendibile. Allora dovremo credergli anche quando parla del governo Uribe e delle sue connessioni con i paramilitari, il narcotraffico ecc.".

Oltre alla crisi diplomatica con Correa, Uribe ha un'altro fronte caldo con Chavez. Quest'ultimo è stato accusato più volte dal presidente colombiano di aver fornito armi all'esercito delle FARC; l'ultima accusa si riferisce al fatto che le Forze armate rivoluzionarie colombiane avrebbero, grazie all'aiuto del Venezuela, acquistato armi in Svezia.
Chavez in risposta alle accuse di Uribe ha dichiarato: "Ho ordinato il ritiro del nostro ambasciatore e del nostro personale diplomatico. Congeleremo i rapporti con la Colombia. Il governo colombiano dimostra che non ha alcun interesse alle relazioni con il Venezuela". Il presidente venezuelano sottolinea anche il fatto che le Farc hanno reperito armi da molti Paesi (Stati Uniti, Russia, Israele) ma le accuse di aiutare la guerriglia piovono solo sul suo Paese, perchè?