sabato 31 maggio 2008

Chávez proibisce i Simpsons?

Nella seconda settimana di aprile 2008 molte testate giornalistiche italiane ed internazionali puntavano i loro obbiettivi sul Venezuela, e titolavano:
-La Stampa di Torino: "museruola chavista contro i Simpson"
-Región del Maule (Venezuela): "A Chávez no le gustan Los Simpson"
-Xornal (Venezuela): "Venezuela prohibe la emisión de Los Simpson"
-Terra España (Venezuela): "Venezuela prohíbe la emisión de 'Los Simpson"
-El País (España): "Los Simpson , prohibidos para los niños en Venezuela"
-BBC Mundo (Inghilterra): "Venezuela: salen los Simpsons"
-Reuters España (USA): "Venezuela veta 'Los Simpson' por ser mala para los niños"

I titoli appena letti corrispondono a verità? Sono veramente stati censurati ed eliminati dai palinsesti delle televisioni venezuelane i Simpson?
I Simpson non sono stati censurati ed i titoli che i media hanno subito dato alle stampe non riassumono ciò che è accaduto, anzi mentono e strumentalizzano i fatti.

Quello che è accaduto è altro. Il Consejo de Telecomunicaciones (CONATEL -consiglio per le telecomunicazioni) ha applicato la legge per la responsabilità sociale della radio e televisione (Ley de Responsabilidad Social en Radio y Televisión) che proibisce i "messaggi che attentano alla formazione ed integrità dei bambini e degli adolescenti", per questo motivo la serie dei Simpson non è stata vietata ma alla emittente Televen è stato imposto il cambiamento dell'orario di trasmissione che non andrà più in onda in "fascia protetta".
Stando così i fatti si capisce immediatamente che esiste la volontà di disinformare e successivamente di non controllare le informazioni come ha fatto La Stampa, pubblicando un servizio scritto da Madrid citando solo fonti statunitensi; il tutto va a discapito dei lettori che non riescono a sapere cosa realmente accade.

La CONATEL ha seguito la legge oltre a seguire i numerosi studi e le dichiarazioni degli autori che considerano il cartone animato come un programma per adulti. Negli USA, per esempio, i Simpson sono stati classificati come "adatti ad un pubblico maggiore di 13 anni" e l'unica censura che hanno avuto è proprio per mano statunitense quando in una puntata Springfield viene attaccata dai marziani che la radono al suolo si sente questa frase "This sure is a lot like Iraq will be" (Sembra di essere in Iraq).

Altro punto opinabile è la responsabilità della finta censura che tutti i giornalisti accreditano erroneamente al presidente Hugo Chávez, infatti la CONATEL è una commissione indipendente formata da psicologi, pedagoghi ed altri esperti che prende le proprie decisioni indipendentemente da chi governa il paese, in questo caso specifica ha deciso che i Simpson non possono andare in fascia protetta. La decisione della commissione può essere non condivisibile ma ce ne corre, e molto, dal definirla "censura di stato" o "museruola chavista"!

Così come i venezuelani potranno continuare a seguire le surreali e geniali gesta di Homer e famiglia gli occidentali continueranno ad avere un'informazione falsa e non libera.

mercoledì 28 maggio 2008

Paraguay alle Urne

Il 20 aprile 2008 si sono svolte in Paraguay le elezioni presidenziali in cui ha vinto Fernando Lugo candidato dell'Alleanza patriottica per il cambiamento (Apc) con il 41% dei voti, davanti a Blanca Ovelar (30,8%), candidata del Partito Colorado attualmente al potere, e all'ex generale golpista (di estrema destra e legato alla Cia e alla destra neo-con americana) Lino Oviedo (22%).
Il Paraguy è un piccolo stato che si trova tra Bolivia, Brasile e Argentina con circa sei milioni di abitanti; è uno dei paesi più poveri dell'America Latina ma ha un mercato di contrabbando molto fiorente e l'illegalità dilaga.

Il Paraguay è stato protagonista del più longevo controllo politico che un partito abbia mai avuto: il Partido Colorado è stato al potere del 1954 al 1989 sostenendo anche il crudele regime del generale-dittatore Alfredo Stroessner e ha gestito la "transizione" post dittatura per 18 anni.
Ma dal 20 aprile c'è una aria nuova perché Fernando Lugo si propone di cambiare pagina ed abbandonare quello che viene chiamata da tutti gli abitanti paraguayani la "democra-dura" che perdura dalla fine dell'era Stroessner.

Fernando Armindo Lugo Méndez, è un ex vescovo di San Pedro sospeso a divinis dal Vaticano di Ratzinger; sono molti anni che si espone per i cittadini più poveri e più precisamente dall'Agosto del 1992 quando fu chiamato ad inaugurare e benedire il nuovo aeroporto della città, ma lui rifiutò affermando che "San Pedro non aveva bisogno di cattedrali del deserto, ma di ospedali per non dover morire di dissenteria o di parto, e di strade asfaltate per permettere ai campesinos della regione di portare i propri prodotti al mercato cittadino".
L'Alianza Patriotica para el Cambio (APC) che è la coalizione che sostiene Lugo Méndez è formata da ciò che resta della sinistra dopo le repressioni del regime di Stroessner (movimento popolare indigeno Tekojoja, la Resistencia Ciudadana Nacional e persone di ogni schieramento politico ormai stanche della politica immobile e corrotta). La APC ha estrapolato ventidue punti fondamentali che guideranno il programma di governo del nuovo presidente.

Le linee guida del nuovo governo abbracciano una serie di riforme indispensabili al paese e sono le riforme in materia di educazione, coltivazione, risorse energetiche naturali, il sistema monetario ed infine quello giudiziario passando per la rinegoziazione degli accordi di sfruttamento delle risorse naturali.
Questo programma aveva conquistato secondo i sondaggi pre-elettorali il 35% degli elettori considerando l'appoggio degli studenti, dei campesinos guaranì e degli indigenti.
A causa di questi sondaggi la campagna elettorale è stata violenta e macchiata con il sangue; tra febbraio ed aprile sono stati uccisi tre attivisti dell'Alianza mentre a Luque, vicino confine con il Brasile, un dirigente e sua moglie sono stati uccisi dai narcotrafficanti; anche Lugo ha ricevuto molte minacce di morte oltre ad essere sta accusato di collusione con le Farc, ma anche di essere e un fantoccio al servizio di Chavez. Luque ha ribattuto ad ogni singola e fantasiosa accusa prendendo le distanze e insistendo sul suo programma di governo incentrato sulla equità sociale e sulla ridistribuzione della ricchezza e delle terre.
La campagna elettorale così orchestrata dai suoi detrattori ha sorto l'effetto contrario a quello sperato, non ha spaventato gli elettori ma li ha convinti a sostenere il vescovo sospeso a divinis che dopo lo spoglio dei voti ha raccolto più di quanto gli attribuivano i sondaggi.

La candidata Colorada, Blanca Ovelar, dopo poche ore dalla chiusura dei seggi ha ammesso la sconfitta: "Riconosciamo il trionfo del candidato Fernando Lugo e assumiamo che i risultati della consultazione popolare sono irreversibili". Anche l’altro candidato, l’ex generale Lino Oviedo, ha commentato la propria sconfitta dicendo che "Il Paraguay aveva disperatamente bisogno di un cambio alla sua guida. Io proponevo un’alternativa ma quella del senor Lugo è stata evidentemente quella preferita dall’amato popolo. Appoggerò la politica dell’ex vescovo ogni qualvolta questa rappresenti il bene del Paese"
Fernado Lugo dopo l'ufficialità della sua vittoria ha pronunciato le sue prime parole da Presidente che sono state queste: "Abbiamo scritto una pagina nuova nella storia politica del Paraguay se oggi si sogna un Paese migliore, la responsabilità e il merito di questo sogno vanno solo a voi paragauayani, patrioti di questo 20 di aprile ed eroi di un nuovo Paese".

Da oggi il Paraguay ha un po’ di tekojoja in più, uguaglianza in lingua guaraní, e speriamo che tra pochi anni si possa parlare del Paraguay come di uno Stato che ha ridotto, e di molto, le disuguaglianze sociali che oggi lo caratterizzano.

mercoledì 14 maggio 2008

Le risorse minerarie dell'Ecuador

Il 17 aprile 2008 il presidente dell'Ecuador ha annunciato che l'assemblea costituente del paese è ad un passo dall'approvare la riappropriazione di tutte quelle concessioni minerarie che sono state emesse nel 2004.
Questa azione riporterà nelle mani dello Stato circa 80% delle concessioni minerarie che lo Stato ecuadoriano ha emesso; con questo provvedimento l'Ecuador controllerà nuovamente e direttamente circa 2,8 milioni di ettari con giacimenti d'oro, argento e calcare.
Il presidente Rafael Correa ha affermato di voler “riprendere tutte le concessioni affidate illegalmente, che non hanno prodotto nessun investimento nel paese e che anzi vengono usate per speculare”.

Questo nuovo provvedimento ha incontrato le dure critiche della Cámara de Minería de Ecuador, storicamente molto vicino alle multinazionali estere ed all'estrema destra ecuadoriana, sostenendo che potrebbero essere in pericolo circa 1200 posti di lavoro oltre ad un ridimensionamento dei salari. Correa controbatte che le concessioni risalenti al 2004, quando al governo c'era Alfredo Palacio, sono illegali perché la popolazione non venne consultata e continua affermando che “dopo sei mesi di sospensione, le concessioni verranno rinegoziate, ma sotto un piano di sviluppo minerario responsabile”.
Con questa coraggiosa mossa Correa recupera alla gestione statale le immense risorse minerarie, i cui ricavi possano essere investiti nello sviluppo e nella società del piccolo paese andino.

sabato 10 maggio 2008

Il Petrolio Messicano

La protesta in Messico guidata dai parlamentari del Frente Amplio Progresista (FAP) contro la riforma energetica proposta dal governo Calderón e la relativa privatizzazione dell'industria statale Pemex ha portato in piazza il 10 aprile scorso migliaia di messicani.
Alla manifestazione si è aggiunto anche lo sciopero della fame di 45 senatori del FAP. Le due azioni mirano a far dibattere al Senato messicano la proposta del governo che per adesso è sempre intenzionato ad accelerare i tempi per la riforma.
Il FAP ed il popolo messicano che si è mobilitato desiderano che vi sia un dibattito serio ed approfondito a cui possano partecipare esperti, tecnici, accademici, economisti ma anche intellettuali e organizzazioni civili perché il controllo del petrolio messicano, sesto produttore al mondo, condiziona l'economia ed anche la sovranità nazionale. L'industria petrolifera in Messico contribuisce in modo sostanzioso allo sviluppo del paese perché con il ricavato della vendita del petrolio si finanziano le infrastrutture del Messico.

Il petrolio in Messico fu nazionalizzato grazie a Lazaro Cardenas, ultimo condottiero della rivoluzione messicana, che propose la modifica costituzionale nel 1938 dichiarando che "Il Messico è di chi possiede il petrolio. Se il petrolio è del Messico, il Messico è dei messicani".
Il governo di Calderón con la proposta di privatizzare il settore degli idrocarburi pone come versione ufficiale l'inefficienza e l’inadeguatezza tecnologica nello sfruttamento del idrocarburo nelle profonde acque del golfo del Messico; ma allo stesso tempo svela le enormi pressioni che gli USA stanno facendo sul loro alleato nel TLC (Tractado de Libre Comercio che è un trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico) per poter avere nuovi profitti e conquistare altre riserve di oro nero.

Oggi in Messico si sta cercando di dare una nuova spallata alla sovranità del paese, dopo la stipula del TLC, consegnandola sempre di più nelle mani delle oligarchie e delle multinazionali; la speranza è che vi sia una fortissima opposizione sia parlamentare sia popolare. Per adesso l'opposizione sembra esistere e resistere, per la difesa dell'articolo 27 della Costituzione, perché i messicani non devono impoverirsi e perdere la rendita che il petrolio assicura a favore delle imprese straniere.

giovedì 8 maggio 2008

Bambini rubati in Argentina

La prima settimana di aprile del 2008 si è avuto la prima sentenza contro “i ladri di bambini” che operavano in Argentina durante la dittatura in cui le torture e le segregazioni colpivano uomini e donne a cui venivano sottratti i figli.
Il tribunale argentino ha condannato Osvaldo Rivas e María Cristina Gómez a otto e sette anni di carcere, mentre il militare, Enrique Berthier, che rapì e consegnò loro la bambina è stato condannato a dieci anni.
La coppia è stata denunciata da María Eugenia Sampallo che è la bambina che fecero rapire dal regime militare; María oggi ha trenta anni ed dal 1999 ha ripudiato la famiglia che l'ha rubata ai veri genitori.

Durante il processo nessuno degli imputati ha mai voluto dare notizie sui veri genitori di María, ma grazie alle Abuelas de Plaza de Mayo che hanno sollecitato e voluto la prova del DNA la verità è emersa: Mirta Barragán e Leonardo Sampallo sono i genitori naturali della giovane donna. Sfortunatamente non si hanno notizie dei due genitori che fanno parte della lista di circa trentaduemila desaparecidos volatilizzati per volontà del regime argentino (1976-1983).

Oggi circa 90 giovani argentini hanno riavuto la loro identità ed hanno conosciuto almeno i nomi dei loro genitori grazie all'impegno costante delle Abuelas de Plaza de Mayo che stimano in circa ottocento i bambini rubati ai legittimi genitori durante la dittatura.
Il commento di María Eugenia è stato durissimo: “La domanda da porsi è se una persona che ha rubato un bebè, separandolo dai suoi genitori, che forse ha partecipato al loro omicidio, mentendo poi sulle origini, possa sentire amore verso questi bambini. La risposta è no, perché il rapporto è determinato dalla crudeltà e dalla perversione”.
La sentenza seppur più mite di quella che aveva richiesto il pubblico ministero, 25 anni di carcere per ogni imputato, è un primo e fortissimo precedente che può e deve illuminare la via per portare alla luce la verità su ciò che è accaduto alla società argentina durante la dittatura e per consegnare alla giustizia i responsabili delle atrocità commesse tra il 1976 ed il 1983.

sabato 3 maggio 2008

La continua violenza in Colombia

La situazione colombiana è molto critica: secondo le stime di varie organizzazioni non governative ci sono circa 4 milioni di persone che sono state obbligate ad abbandonare le proprie terre, circa trecentomila morti violente l'anno, quindicimila desaparecidos ed il 40 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Oltre a questi dati allarmanti si ha la quasi completa assenza del diritto alla salute e all'istruzione.

La Colombia sta vivendo da circa 40 anni una vera e propria guerra civile dove si fronteggiano i guerriglieri delle FARC da una parte e lo Stato con l'esercito ed i paramilitari dall'altra.
Il 6 marzo 2008 un'imponente manifestazione ha raccolto migliaia di persone: le stime ottimistiche parlano di circa quattrocentomila manifestanti, mentre quelle ritenute più attendibili si fermano a duecentocinquantamila, per denunciare e fermare il Terrorismo di Stato. Alle manifestazioni che si sono svolte in molte città colombiane hanno partecipato studenti, operai, contadini, casalinghe, ex-ostaggi delle FARC, sindacalisti e la famiglia di Ingrid Betancourt.

La manifestazione per far terminare le violenze nel paese si fonda su basi solide e ben comprovate; ci sono moltissime persone minacciate di morte, innumerevoli torturati, rapiti ed infine molti omicidi mirati (nel 2007 sono stati uccisi 70 sindacalisti) e la gran parte di queste violenze si possono ricondurre alla polizia ed ai paramilitari.
Alcuni giorni dopo l'invasione pacifica delle piazze del paese andino sono stati uccisi quattro organizzatori, due sono stati sequestrati e gli altri sono stati minacciati di morte con lettere a loro recapitate in cui si leggeva: "Vi colpiremo uno a uno e non permetteremo alla società civile colombiana di alzare la testa".

Lo Stato risponde che ogni violenza è da ricondursi alle FARC, ma la verità non è proprio questa! Sicuramente le FARC usano le mine antiuomo, negli scontri a fuoco con l'esercito o i paramilitari non fanno caso a chi si trova nell'area della battaglia, fucilano dopo processi sommari chiunque sia sospettato di collaborare con l'esercito o metta in pericolo la causa rivoluzionaria ma secondo i contadini e le popolazioni che vivono, o meglio sono costrette a conviverci, non uccidono per il proprio piacere e non distruggono villaggi interi per vendere i terreni usurpati alle multinazionali per pochi dollari, non uccidono i sindacalisti e coloro che manifestano per la pace.

Le persone comuni che raccontano la loro convivenza forzata con le FARC, sicuramente non sono felici della situazione in cui si trovano e piangono i morti, le angherie e gli altri svariati crimini che subiscono da parte dell'esercito e dei paramilitari, che lo Stato appoggia senza nessuna vergogna, che si scontrano con la guerriglia.
Le organizzazioni paramilitari ufficialmente non esistono più ma sotterraneamente continuano le loro sporche operazioni per eliminare coloro che si oppongono al Governo e che vogliono migliorare la situazione nel paese.
Secondo alcune stime, sempre di organizzazioni non governative, circa il 35% dei parlamentari e senatori sono legati o fanno parte di gruppi paramilitari.
A riprova di come il Governo sia legato ai gruppi paramilitari a fine marzo sono stati arrestai tre politici. Il senatore Miguel Pinedo e Alonso de Jesus (del partito Cambio Radical che appoggia il presidente Alvaro Uribe) sono stati arrestati insieme al senatore Luis Fernando Velasco (del Partito Liberale attualmente all'opposizione). La Corte Suprema e la Procura nell'ultimo anno è riuscita a bloccare molti gruppi armati, a condannare sei politici collusi o facenti parti di gruppi paramilitari ed aprire circa 80 indagini a carico di politici.
E' di questo periodo la pubblicazione di un appello per far pressioni sul governo colombiano per porre fina alle violenze del paese (http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=2&idart=10577)