domenica 27 giugno 2010

Bolivia: la protesta del Cob

Il governo di Evo Morales ha deciso un aumento salariale del 5% per gli operai boliviani.
L'aumento del salario minimo non è però sufficiente secondo l'organizzazione sindacale Central Obrera Boliviana (Cob) per migliorare le condizioni degli operai, così per questo motivo ha deciso di esternare il proprio dissenso con presidi e manifestazioni.
La protesta del Cob non è stata seguita dagli altri sindacati come quello dei cocaleros o la Confederacion de Campesinos ed il sindacato degli autisti.

Il governo Morales sta cercando di riaprire il dialogo con il Cob ma sembra che da parte del sindacato ci sia una netta chiusura. L'intransigenza del sindacato è testimoniata dalle parole del dirigente Apazada Prudencio che ha affermato: "La proposta del governo di un aumento salariale del cinque percento non l'accettiamo. Chiediamo al governo del compagno Evo approvi la proposta di legge avanzata dalla Central Obrera già due anni fa. La nostra è una protesta per sostenere i diritti dei lavoratori. Noi non siamo contro nessuno. Come dimostrato nel corso degli anni abbiamo sempre appoggiato le iniziative per costruire una nuova Bolivia, una nuova economia e una nuova società".

Il Sindacato non protesta perché ritiene troppo basso l'aumento salariale, lo stipendio mensile minimo di un operaio in Bolivia è di poco meno di 100 dollari Usa, ma per attirare l'attenzione sul sempre minore potere d'acquisto dei salari che non assicurano una vita dignitosa alle famiglie operaie.

mercoledì 23 giugno 2010

Honduras: ucciso altro ambientalista del MAO

La direzione del Movimento ambientalista di Olancho (MAO), regione occidentale del Honduras, ha dato notizia che un loro portavoce e consigliere comunale del comune di Guata, Adalberto Figueroa, è stato assassinato l'otto di maggio 2010.
L'attivista è stato ucciso da un gruppo di uomini che avevano il volto coperto che gli hanno sparato numerosi colpi di arma da fuoco; Figueroa era uscito insieme al figlio per andare a raccogliere della legna poco distante dalla sua abitazione.
Figueroa è il nono ambientalista che viene ucciso dal golpe del 28 giugno 2009, cioè da quando lo sfruttamento delle foreste del paese si è impennato vertiginosamente. Il movimento ambientalista denuncia che le istituzioni e le autorità che dovrebbero indagare su questi omicidi non fanno partire le indagini.

Secondo il MAO i responsabili della morte di Figueroa sono i potenti imprenditori del legname contro i quali il loro portavoce si era schierato denunciando l'assurdo e dannoso sfruttamento delle risorse naturali. Alcuni giorni prima dell'agguato in cui è morto, Figueroa aveva esortato con fermezza l'Istituto Nazionale di Conservazione e Sviluppo Forestale (ICF) affinché impedisse il taglio degli alberi nella regione dove abitava. Contemporaneamente stava cercando di far dichiarare "Area Protetta" la foresta che copre il suo comune.
"Queste sue azioni hanno sicuramente fatto andare su tutte le furie i tagliatori di legna, che di fronte alla minaccia diretta ai loro interessi hanno pagato dei sicari per farlo fuori" affermano gli attivisti del MAO.

È un dato di fatto che da dopo il golpe del 28 giugno 2009 il potere economico e quello politico si siano fusi insieme, così gli imprenditori, in questo caso quelli del legname, possono contare su influenti amici nelle istituzioni pubbliche, vedi ICF, per aver tutelati i propri interessi.
Anche la ripresa del disboscamento selvaggio del Honduras è nipote del golpe del 2009 e figlio del governo "democraticamente" di Porfirio Lobo che si è insediato all'inizio del 2010.

venerdì 18 giugno 2010

Nazionalizzata l'energia elettrica in Bolivia

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha deciso insieme ai suoi ministri di nazionalizzare ha deciso la nazionalizzazione alcune importanti industrie elettriche. Le società interessate sono Elfec (Empresa de Luz y Fuerza de Cochabamba), Corani (di proprietà francese), la boliviana Valle Hermoso e infine della Guaracachi (della britannica Ruelec).

Il progetto per nazionalizzare le maggiore società produttrici di energia elettrica nasce nel 2006, appena dopo l'elezione di Morales alla presidenza, a causa degli scarsi investimenti delle società e del forte aumento delle tariffe.
Il Governo boliviano all'inizio del 2010 ha stanziato circa 20 milioni di dollari, gran parte dei quali sono andati alle vecchie società proprietarie sotto forma di indennizzo, per dare inizio al progetto.

Con questa nazionalizzazione la Bolivia riesce a soddisfare la crescente domanda interna di energia e può pianificare nuovi progetti per lo sviluppo del settore energetico. Inoltre circa l'80% dei consumatori beneficerà di una diminuzione di circa il 20% del costo della bolletta energetica

domenica 13 giugno 2010

Stato d'emergenza in Paraguay

Lugo, Presidente del Paraguay, il 26 aprile 2010 ha deciso di promulgare lo stato d'emergenza nelle province del nord (Alto Paraguay, San Pedro, Presidente Hayes, Conception e Amabay) per cercare di contrastare le operazioni dei guerriglieri dell'Epp.
Lo stato d'emergenza vieta alla popolazione di organizzare manifestazioni e riunioni pubbliche.
Lugo ha scelto di promulgare lo stato di emergenza per cercare di contrastare i sempre più numerosi sequestri di persona ed omicidi di agenti di polizia che Epp ormai da alcuni anni perpetra. Uno degli ultimi attacchi dell'Epp ha ucciso un poliziotto di una pattuglia e si è avuto una settimana prima dell'entrata in vigore dello stato d'emergenza
Il fine dello stato di emergenza è solo quello di mantenere la sicurezza nel paese e cercare di stroncare la rete di persone che appoggia l'Epp. Un clamoroso caso riguarda Alejandro Ramos, uno dei leader dell'Epp, ceh fu arrestato nell'agosto del 2009 e che manteneva contatti telefonici ed incontri con persone importanti nella politica nazionale, come il vice ministro degli affari politici del ministero dell'Interno, Evio Segovia.

La scelta del Presidente paraguaiano di firmare lo stato d'emergenza alla popolazione non è piaciuta a causa dell'assiduo uso che ne faceva il longevo dittatore Alfredo Stroessner. Il malumore dei paraguaiani è stato espresso dei maggiori sindacati e partiti di sinistra che hanno criticato apertamente la scelta di Lugo affermando: "Proclamando lo stato d'eccezione Lugo dimostra quanto il suo governo non sia in grado di fare. Ricorre a questo metodo perché non può risolvere le cose mantenendo lo stato di diritto. Non serve cambiare il nome alle cose. L'applicazione dell'articolo 288 della Costituzione evoca inevitabilmente il vecchio e odioso Estado de Sitio che la dittatura ha applicato arbitrariamente nel corso dei suoi 35 anni, per perseguitare , incarcerare, torturare e assassinare migliaia di cittadini paraguayani."

mercoledì 9 giugno 2010

Incostituzionale l'indulto per Videla

A fine aprile 2010 la Corte Costituzionale argentina ha dichiarato incostituzionale l'indulto, del 1990, voluto dall'allora presidente Carlos Menem a favore dell'ex dittatore Jorge Videla e del suo ex ministro dell'Economia Josè Martinez de Hoz.

L'ex dittatore sta scontando una lunga pena per le numerose violazioni dei diritti umani durante la sua dittatura mentre l'ex ministro è ancora in libertà.

Il parere della Corte Costituzionale è stato richiesto costituzionalità durante il processo che vede Videla e Martinez de Hoz accusati del sequestro, durato cinque mesi tra il 1976 e 1977, dell'imprenditore Federico Gutheim e di suo figlio Miguel.
La sentenza afferma che "lo Stato ha l'obbligo ed il diritto di perseguire, investigare e condannare adeguatamente i responsabili".

sabato 5 giugno 2010

Il Plan Sofia

Plan Sofia è il nome dell'operazione condotta tra il luglio e l'agosto del 1982 dall'esercito e dai paramilitari, in Guatemala, contro le popolazioni che abitavano nella provincia di Ixil (i municipi interessati furono Nebaj, Chajul e San Juan Cotzal).
Per riuscire ad avere le prove dell'esistenza di questa operazione fu necessario la creazione di una commissione (Commissione per la Verità istituita nel 1995 dopo la fine della sanguinosa guerra civile in Guatemala) voluta dall'Onu e presieduta da monsignor Juan Gerardi Conedera vescovo di Città del Guatemala.
Prima della creazione della Commissione le ricerche per stabilire cosa fosse accaduto durante la guerra civile fu demandato al lavoro dei pacifisti come Rigoberta Menchù che per aver fatto conoscere la tragedia del suo Paese al mondo intero fu insignita del Nobel per la Pace nel 1992.

La Commissione dopo tre anni di lavoro con la raccolta di decine di migliaia di interviste e documenti è riuscita a redigere un documento dal titolo "Guatemala Nunca mas" in cui si accertava che 85% degli omicidi avvenuti durante la guerra civile furono perpetrati dall'esercito guatemalteco.
Il documento Guatemala Nunca mas fu presentato alle autorità ed alla stampa il 25 aprile 1998 attirando l'attenzione di tutto il mondo, ma dopo due giorni il vescovo Juan Gerardi Conedera fu ucciso con dei colpi di mattone in testa davanti alla sua parrocchia di San Sebastian.
Dopo questo omicidio le autorità guatemalteche non fecero altri passi avanti nelle indagini fino al 23 aprile del 2010 giorno in cui è stato trasmesso un fondamentale fascicolo militare classificato top-secret da parte del Governo alla magistratura incaricata di fare luce sul Plan Sofia.

Il Plan Sofia è stato ideato dall'allora ministro della Difesa, Josè Efrain Rios Montt oggi parlamentare 83enne, ed era una costola del più ampio piano denominato Plan Victory 82 il cui scopo era quello di distruggere l'appoggio della popolazione ai guerriglieri del Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG). Per minare l'appoggio che le popolazioni i militari bloccavano i rifornimenti dei viveri ed usavano ogni forma di violenza e terrore psicologico possibile.
Il fascicolo consegnato in forma anonima al presidente Colom, che ha accertato la veridicità del documento, è composto da 370 pagine contenente contenente mappe militari, telegrammi e rapporti redatti a mano dalle pattuglie.
Grazie a questo dossier i giudici che indagano sulla violazione dei diritti civili potrebbero avere un consistente aiuto per risalire ai mandanti e gli esecutori materiali di oltre 250 mila guatemaltechi, della distruzione di di oltre 400 villaggi maya e la sparizione di più di 45mila indio di origine maya.
Altri crimini commessi dai militari e paramilitari del Pac (pattuglie di autodifesa civile) furono innumerevoli violenze sessuali e torture commessi contro donne, bambini e anziani.

Adesso coloro che pianificarono e attuarono il genocidio di oltre 250mila guatemaltechi, durante gli anni della guerra civile iniziata nel 1960 e terminata dopo trentasei anni, potranno essere giudicati e le vittime avere giustizia

martedì 1 giugno 2010

Continuano a chiamarla Democrazia

I mass media affermano che con le elezioni avvenute nel novembre 2009 l'Honduras è un paese democratico. Sempre secondo i mass media grazie a queste elezioni, che hanno designato Porfirio Lobo presidente del paese, si è superata l'empasse politica creata dal golpe del 28 giugno 2009; ma i media non ricordano che il processo elettorale è stato convocato e gestito dagli stessi golpisti.
L'Honduras non è un paese democratico; a testimonianza si possono portare numerosi e drammatici esempi che però non riusciamo mai a leggere sulle testate giornalistiche più diffuse. Il Frente Nacional contro el Golpe de Estado ha contato più di 160 gli esponenti della società civile uccisi in esecuzioni extragiudiziali, per mano di squadroni della morte e paramilitari coordinati dal regime, dal 28 giugno 2009.

Il Frente denuncia che una delle prime vittime del golpe sia stata la libertà di stampa con la chiusura di giornali, radio (Radio Globo) ed emittenti TV (Canale 36) che si opponevano, o meglio, raccontavano cosa effettivamente accadeva nel paese dal momento in cui il legittimo presidente Zelaya era stato deposto.
La libertà di stampa continua ad essere oggetto della repressione del finto governo democratico di Lobo con l'omicidio di cinque giornalisti avvenuti dal marzo 2010. Il primo marzo fu ucciso Joseph Hernández e ferita, nel solito agguato, la collega Carol Cabrera. Il 10 marzo è stata la volta di David Enrique Meza, il 15 marzo di Nahum Palacios Arteaga ed il 27 marzo sono stati assassinati José Bayardo Mairena e Manuel de Jesús Juárez. Mentre José Alemán è sfuggito ad un agguato ed è stato costretto a lasciare l'Honduras anche dopo essersi rivolto alle forze di polizia per chiedere protezione che gli hanno risposto di non essere in grado di garantirgli la sicurezza e che era meglio che fuggisse dal paese.

Il governo Lobo, "democraticamente eletto", ha nominato Billy Joya (fondatore delle truppe di elite "Cobra", veterano ed esponente del battaglione 3-16 creato dalla Cia per perseguire, torturare e far sparire migliaia di honduregni nella guerra sucia degli anni Ottanta) come consulente per la Sicurezza Nazionale. Joya ha lavorato anche a stretto contatto con l'ambasciatore e ufficiale della Cia John Negroponte che guidava dall'Honduras i Contras in Nicaragua.
La nomina di Joya, con il suo passato da torturatore degli oppositori politici, fa pensare ad una nuova strategia del terrore e persecuzione contro gli oppositori del golpe e del governo de facto; ad aumentare tale sospetto vi è anche il fatto che nessuna indagine è stata avviata per gli omicidi dei cinque giornalisti.

Il clima nel paese non è quello che i media vogliono farci credere ma la la resistenza honduregna manifesta ogni giorno il proprio dissenso ma il sostegno internazionale non è così forte come dovrebbe e, forse, è anche per questo che il governo golpista continua la sua opera repressiva.