giovedì 31 gennaio 2008

110 giorni di sciopero della fame

In 110 giorni di sciopero della fame Patricia Troncoso ed i suoi compagni rischiando la propria vita sono riusciti a mobilitare molte persone, molte associazioni laiche e religiose. Dopo più di tre mesi di lotta la mobilitazione ha costretto il governo a concedere alcuni benefici carcerari e ad accettare alcune delle rivendicazioni mapuche; grazie a questa apertura lo sciopero della fame è stato sospeso.

Il vescovo Alejandro Goic, presidente della Conferenza episcopale cilena, ha avuto un ruolo importante nella mediazione tra il governo ed il gruppo di Patricia Troncoso.
Monsignor Goic afferma che "la causa mapuche è arrivata a toccare il cuore dei cileni. Le migliaia di persone che si sono mobilitate in diversi modi in distinte parti del mondo possono dire di aver salvato una grande vita, quella di una donna dalla grande dignità che merita tutto il rispetto per le sue convinzioni, una leader che unisce i popoli di fronte a uno Stato oppressore e superbo".
La speranza adesso è che il governo cileno continui il dialogo con i rappresentanti del popolo Mapuche affinché vengano riconosciute le ragioni di un popolo vessato da oltre 400 anni.

mercoledì 30 gennaio 2008

La lotta del popolo Mapuche

Il popolo Mapuche vive da millenni nella Patagonia argentina e nell'Araucania cilena, ha una propria lingua, uno stile di vita e un'organizzazione propria.
E' l'unico popolo originario dell'America Latina che è riuscito a resistere all'invasione spagnola tra il XVI e il XVIII secolo.
Nel 1810 furono fondati gli stati di Cile e Argentina ed i coloni tentarono numerose volte di conquistare i territori Mapuche ma non vi riuscirono; la conquista si attuò alla fine del XIX secolo con una sanguinosa guerra, che trasformò i Mapuche in una minoranza etnica, oppressa, impoverita e sottomessa alla sovranità dello Stato straniero.
Oggi le terre che per millenni furono del popolo Mapuche sono di proprietà di imprese forestali, peschiere, minerarie, petrolifere e idroelettriche.
I Mapuche lottano per recuperare il loro territorio, la loro dignità, la loro identità culturale ed i diritti politici, civili e sociali, perchè sono vittima di una sistematica e pianificata violazione dei diritti umani e civili.
In Cile ed in Argentina il popolo Mapuche è vittima della negazione della propria identità, oltre ad essere defraudato delle risorse naturali che per secoli ha posseduto.

Per questi motivi quattro Mapuche "cileni" hanno iniziato lo sciopero della fame il 10 ottobre del 2007. Patricia Troncoso, una di loro, è stata condannata nel 2002 a 10 anni di carcere per aver appiccato un'incendio ad alcuni pascoli nella regione, simbolo per i Mapuche, La Araucanía. Patricia insieme ad altri tre attivisti, anch'essi incarcerati, ha iniziato lo sciopero della fame il 10 ottobre del 2007 per chiedere la liberazione di circa quaranta prigionieri politici, ela ripetizione del processo a causa delle leggi applicate e delle gravi pene inflitte: i reati commessi da dai dissidenti Mapuche sono equiparati a quelli commessi da terroristi.

Da alcuni giorni Patricia è ricoverata in ospedale perché si sta lasciando morire di fame, e il bollettino medico definisce molto gravi le sue condizioni che peggiorano ogni giorno. Questo sciopero della fame pone l'attenzione sulla repressione che il popolo indigeno subisce da 450 anni; oltre alla repressione militare, con arresti e condanne spropositate, vi è anche l'usurpazione dei loro territori ancestrali.
Nella regione dell'Auracanía l'associazione per i diritti umani denuncia violenze, persecuzioni, torture, montature di casi giudiziari inesistenti, pestaggi, minacce da parte della polizia e della politica locale e nazionale. A tutto questo si devono aggiungere le scorribande del gruppo paramilitare Comando Trizano (nato nel 2000 durante il conflitto fra le imprese forestali idroelettriche,e i Mapuche) sovvenzionati dai latifondisti che hanno usurpato le terre ai Mapuche.

Si sono verificati altri scioperi della fame ma furono fermati grazie alle false promesse del governo cileno; ma oggi, a causa della determinazione di chi lotta, lo sciopero potrebbe cessare solo dopo atti concreti del governo Bachelet.
La notizia che riporta il quotidiano El Mercurio, testata di destra molto vicino ai latifondisti cileni, afferma che la repressione della protesta Mapuche continua e si intensifica ed ha già fatto la prima vittima del 2008; il suo nome è Matías Catrileo, 22 anni, che, come scrive il quotidiano, "è stato assassinato con un colpo di pistola alle spalle sparato da un Carabiniere mentre scappava".

In Cile oggi il governo è guidato dalla signora Michelle Bachelet che si spaccia di centro sinistra e che ha promesso innumerevoli volte in campagna elettorale dei cambiamenti politici e sociali notevoli ma che da quando si è insediata sembra essersi dimenticata del programma che sbandierava. Il suo immobilismo e servilismo di fronte alle proteste Mapuche oggi possono provocare la morte di Patricia e dei suoi tre compagni ma in futuro porteranno altre ingiustizie, altre morti, il tutto nel più completo e scandaloso silenzio.

sabato 26 gennaio 2008

Chavez e Soares e relativo disappunto Ibero-Statunitense

Chavez nell'ultima parte del 2007 dopo aver avuto incontri con Sarkozy e Mahammud Ahmadinejad e incontrato i paesi produttori di petrolio al meeting di Riad è stato ricevuto dal primo ministro portoghese Josè Socrates. La visita ufficialmente verteva sulla sicurezza del Venezuela e della relativa posizione dei 500.000 cittadini portoghesi residenti nel paese, ma indiscrezioni parlano di colloqui per la firma di trattati di cooperazione economica. La cooperazione dovrebbe essere incentrata sul settore energetico. PDVSA (compagnia petrolifera venezuelana) e GALP (compagnia petrolifera portoghese) avrebbero trovato l'accordo per l'esportazione in Portogallo di gas naturale; in cambio il Venezuela acquisirà tecnologie e competenze per l'estrazione di petrolio e gas naturale nella Faja dell'Orinoco.
La firma di questo protocollo di cooperazione è stato sostenuto e voluta dal presidente portoghese Mario Soares, sostenitore di Chavez da sempre, che ha dichiarato "Mi sono limitato a aprire le porte. Ho solo presentato il presidente Hugo Chavez al consigliere delegato della Galp e poi tutto il resto è stata una naturale conseguenza delle ottime premesse e della stima tra le parti".

La visita di Chavez in Portogallo è stata mal vista dagli USA e dalla Spagna; quest'ultima ha dichiarato attraverso il proprio ambasciatore a Lisbona che "è solo una riunione fra due Stati che non avrà nessun effetto sui rapporti fra Portogallo e Spagna".
Fa pensare, e molto, che due terzi stati estranei all'incontro si siano scomodati ad emettere comunicati ufficiali per commentarlo: denota un marcato disappunto.
Il disappunto nasce dal fatto che Chavez non è più o meglio non è isolato, come gli USA o la Spagna pensavano, grazie ai rapporti diplomatici e commerciali che è riuscito a tessere in questi ultimi anni con paesi come Bolivia, Siria, Iran, Libia, Cina per non considerare la grande spinta all'integrazione nel continente Latino Americano.
Il successo di consenso della politica estera venezuelana nasce dall'essere riuscito ad avere rapporti diplomatici paritari di paesi che USA e loro alleati considerano appartenere al famigerato asse del male, tanto da arrivare a rappresentare le loro posizioni divenute comuni.

mercoledì 23 gennaio 2008

Il Venezuela tra petrolio ed armamenti

Il presidente Venezuelano alla vigilia del summit Russo-Venezuelano alla domanda "saranno acquistati sottomarini russi?" ha risposto con un “perché no? Il Venezuela ha mezzo milione di chilometri quadrati di superficie acquatica. Un mare gigantesco”. “Non abbiamo preso decisioni, però che cosa ci sarebbe di strano se ci dotassimo dei mezzi?”. "Se venissero acquistati certamente disporrebbero di armamento a bordo".
Le Forze Aeree del Venezuela ha già in dotazione 24 caccia SU-30 acquistati dalla Russia che servono a pattugliare lo spazio aereo dela patria di Bolivar.

Con l'acquisto degli aerei e l'idea di acquistare 5/7 sommergibili diesel armati con missili tattici ha suscitano l’irritazione degli USA, non perchè gli Stati Uniti si sentono minacciati ma perché con queste forze si mette in difficoltà il libero accesso di ospiti indesiderati al territorio Venezuelano e soprattutto ai giacimenti petroliferi!
Il Venezuela è tra i paesi con le riserve accertate di petrolio più ampie valutate in 77,7 mila milioni di barili occupando il sesto posto nel mondo della classifica dei proprietari delle maggiori risorse petrolifere ,certificato dalla “Lukoil”, ed estrae circa 1,5 milioni di barili al giorno.

Il settore petrolifero fù nazionalizzato nel 1999 prima dell’elezione di Hugo Chavez. Il 27 febbraio di quest'anno il Presidente Venezuelano ha firmato un Decreto che pone sotto il controllo della Corporacion Venezolana de Petrolio S.A. (PDVSA) tutti i giacimenti petroliferi, non significa che le compagnie estrattrici straniere (“Exxon Mobil”, “Chevron” e “Conoco-Phillips”, nordamericane; “British Petroleum”, la francese “Total” e la norvegese “Statoil” che hanno lavorato nella Faglia petrolifera dell’Orinoco) interrompono la loro attività ma sicuramente vengono limitati i loro poteri ed i loro guadagni. Chavez ha invitato loro a creare imprese miste assieme alla PDVSA con il pacchetto di controllo azionario in mano a quest'ultima.

Il Governo Venezuelano ha affermato che il settore petrolifero ha un'importanza fondamentale nell'economia e nella società del Paese ed è per questo motivo che non può più essere gestito da imprese private e soprattutto estere. Il denaro proveniente dal petrolio, i famosi petrodollari, non servono come qualcuno può pensare (Il governo USA che ha iniziato una campagna di Disinformazione a riguardo) per riarmare l’Esercito, ma soprattutto per investire nelle riforme sociali, nell’agricoltura, nella Sanità Pubblica e nell’Educazione Pubblica.
Per quanto riguarda la Sanità e l'Educazione Pubblica esiste un programma di scambio di medici, infermieri e docenti provenienti da Cuba in cambio di una fornitura di petrolio e della modernizzazione della raffineria di Cienfuegos, di costruzione sovietica, che raffinerà fino a 65 mila barili al giorno.

La politica petrolifera del Venezuele contrasta gli interessi delle compagnie nordamericane e per questo motivo la “Exxon Mobil” e la “Conoco Phillips” hanno annunciato l’interruzione delle loro attività in Venezuela mentre la “British Petroleum”, la francese “Total” e la norvegese “Statoil” hanno dimostrato di essere sempre interessate a lavorare nella Faglia dell'Orinoco anche se i diritti di sfruttamento dei giacimenti petroliferi nella Faglia dell’Orinoco saranno appannaggio del Governo venezuelano.
La sua posizione geografica del Venezuela lo pone molto vicino agli Stati Uniti ed è il produttore di petrolio a loro più vicino, questo permetterebbe di essere per molti anni tra i principali fornitori di idrocarburi della regione nord americana se si pensa che all'inizio del secolo più del 60% del petrolio estratto in Venezuela veniva fornito in quest’area.

Chavez ha in mente una politica molto più estesa, non intende fermarsi ai benefici che il petrolio può dare al proprio paese ma vuole cementare le alleanze degli Stati Latino Americani per affrancarsi dall'influenza e dalle mire di controllo Nord Americane. Sebbene alcuni leader Latino Americani non condividono i sentimenti anti-USA di Chavez ma desiderano rafforzare la loro indipendenza rispetto agli USA e l'oro nero venezuelano può essere la giusta via da percorrere. Con questa premessa è stato programmata la costruzione, all'unanimità, di gasdotto transcontinentale dal Venezuela all’Argentina, passando per Brasile, Uruguay e Paraguay per la lunghezza di circa 8 mila Km per un costo stimato di 23 milioni di dollari ed a cui si aggiungerà, in un secondo momento, anche il gas estratto in Bolivia.

Per la costruzione di questa importante infrastruttura nel continente Sud Americano Gazprom (Società Russa che estrae gas) ha da prima offerto la propria cooperazione e poi ha trovato l'intesa con i governi Sud Americani per partecipare alla costruzione ed alla posa dei tubi per trasportare il gas liquido.
Anche i cinesi e i giapponesi hanno bussato alla porta del Venezuela perche hanno il desiderio di ottenere petrolio da regioni più stabili di quelle lacerate da guerre e guerriglie dell’Oriente arabo. Così nell'ultima visita di Hugo Chavez a Pechino ha sottoscritto un'intesa che prevede entro il 2012 l’aumento delle esportazioni di petrolio alla R.P. Cinese passando da 150.000 fino a 1 milione di barili al giorno. Le compagnie giapponesi di investimenti commerciali “Marubeni” e “Mitsui Bussan” hanno firmato con PDVSA un contratto di 15 anni per la fornitura giornaliera di 200.000 barili di petrolio.

Washington, dopo tutti questi segnali che portano il Venezuela ha giocare un ruolo importante nello scacchiere del petrolio, ha espresso la propria preoccupazione per la politica petrolifera Venezuelana e per la conseguente uscita delle multinazionali statunitensi dal paese. George Bush parlando al Congresso nel messaggio annuale alla Nazione, ha dedicato molto spazio, oserei dire la metà, alle misure per garantire la sicurezza energetica del paese. Gli USA dipendono dal petrolio che in molti casi si importa dalle regioni instabili del mondo, ha ricordato il presidente ed a suo parere gli USA devono sviluppare tecnologie alternative per eliminare questa pesante dipendenza.

Per trovare nuove fonti energetiche alternative e rinnovabili dovrà passare molto tempo e così nell'immediato gli USA ,preoccupati dall'aumento del consumo interno con relativo aumento della spesa, attuano ogni forma di pressione possibile sul Venezuela per cercare di influenzare l'amministrazione dell'oro nero; ma l'elevata dipendenza USA dal petrolio estero è elevato e la congiuntura dei prezzi elevati offre ai paesi esportatori di idrocarburi come Venezuela ed Iran la possibilità di ignorare gli interessi e le pressioni USA.

sabato 19 gennaio 2008

In Ecuador si protesta contro le multinazionali

L'ultima grande manifestazione contro le multinazionali responsabili dei danni ambientali e delle fumigazioni che uccidono gli ecuadoriani si è svolta a Quito alla fine del novembre 2007. I manifestanti che ingrossavano e ingrossano le fila della protesta provengono dall'oriente dove si estrae petrolio, dal sud minerario, dalla costa e dalla dura serra sono vittime della fame di risorse delle multinazionali che, rispondendo solo al dio profitto, calpestano senza scrupoli migliaia di vite.
Le proteste sono dirette a tutte le compagnie straniere ed ecuadoriane che inquinano e distruggono la pachamama, madre terra.

Ogni manifestante ha la propria storia da raccontare e seppur ogni storia sia diversa tutte confluiscano in una forte e determinata coscienza che pretende il rispetto dei loro diritti da parte del governo che guida il paese.

Dai campesinos, che si fermano a parlare con i giornalisti, si sentono queste parole: "Sono un contadino del sud dell’Amazzonia e sono qui per ricordare al presidente Rafael Correa che mai ci arrenderemo al tragico destino a cui hanno condannato l’Ecuador: un pozzo di ricchezze da depredare, a scapito della gente, sfruttata e dimenticata". E poi anche "Questo governo sta facendo tanto per nazionalizzare le ricchezze, per ridiscutere i contratti con gli stranieri, per ridimensionarne l’influenza e per rilanciare l’economia del nostro piccolo paese – racconta un campesino di mezza eta’, timbro da leader e una gestualità che incanta -, ma sta facendo passare sotto silenzio l’intera protesta ambientale, che nasconde vere tragedie. Intere famiglie costrette a vivere in terreni avvelenati. Per non parlare dei corsi d’acqua. E come se non bastasse non rispettano nemmeno gli accordi su infrastrutture da costruire, scuole e centri di primo soccorso da garantire, o posti di lavoro da assicurare. E, dulcis in fundo, ci perseguitano se solo osiamo denunciare un tale scempio".

Un esempio di scempio che sta dilaniando il paese è OCP (Oleoducto Crudos Pesados) che dal settembre 2001 ha dato il via ai lavori per la costruzione dell'oleodotto ad opera di un consorzio formato dalle maggiori multinazionali del petrolio: Agip, Alberta, Occidental, Ypf, Perez Companc y Techint. Le zone interessate dall'estrazione petrolifera coinvolgono aree di foresta primaria amazzonica finora intatte e mettono a rischio la vita delle popolazioni locali.

Snodandosi fino alla costa pacifica, lungo aree naturali estremamente fragili e abitate anche da popolazioni indigene, ad alto rischio vulcanico, idrogeologico e sismico, l'oleodotto provocherà notevoli danni all'Ecuador, un paese già esposto in termini di debito estero a fronte di uno sviluppo locale praticamente inesistente.

Le manifestazioni contro le potenti multinazionali, che sfruttano barbaramente le risorse della paese ed i lavoratori, spesso sono interrotte e disperse dalla polizia ma la cosa ancor più grave è l'esistenza di squadre speciali della polizia o esercito che il governo ecuadoriano mette a disposizione delle multinazionali stesse per tutelare i loro interessi privati.

La commistione tra il potere economico delle lobby internazionali con la politica ecuadoriana forse è giunta alla fine dato che il nuovo governo sta approntando una nuova Costituzione. Questo governo guidato dal presidente Correa è stato votato dalle persone che manifestano e che sperano in lui per avere riconosciuti il diritto alla vita ed il rispetto dell'ambiente, ma la strada da percorrere per avere una politica giusta è ancora lunga. I campesinos puntualmente fanno sentire la loro voce anche se manganellati, dispersi dai fumogeni, colpiti da veri e propri proiettili, accusati dai media di essere terroristi e sabotatori. Loro rimangono sempre uniti a redarguire chi sbaglia ed adesso chi sta sbagliando li sta avvelenando, ma loro non smetteranno di gridare fino a che la politica non muterà direzione; che questa sia la volta buona?

mercoledì 16 gennaio 2008

NED questa strana forma di cancro

Cosa è il NED? è una malattia molto pericolosa e può portare alla morte, si alla morte hai letto bene. Perché? Il NED è l'emanazione della CIA che serve per destabilizzare l'opinione pubblica e lo ONG nei Paesi che non sono allineati con gli USA

Il Ned (National Endowment for Democracy) è nato nel 1983 da una geniale idea del grande attore Ronald Reagan ed ha il fine di aiutare gli enti stranieri che ufficialmente gli USA non potevano aiutare perché la politica ufficiale lo impediva un esempio può essere il sostegno ai partiti politici negli stati guidati da un governo di Sinistra.

Il Ned è un ente privato, senza fini di lucro e fornisce aiuti a istituzioni estere come enti per i diritti umani, sociali e culturali. Fino qua niente di strano ma la stranezza arriva ed è abbastanza grossolana, il congresso degli Stati Uniti elargisce generosamente ogni anno dalla sua nascita una cospicua somma per le attività del ente privato.

E' un ente talmente privato che le persone più importanti che hanno preso parte o ne fanno parte del consiglio di amministrazione sono ex agenti o funzionari della CIA. I nomi sono Otto Reich, John Negroponte (è stato funzionario dell'ambasciata americana in Vietnam dal 1964 al 1968 nel momento in cui si verificarono esecuzioni extragiudiziali e gravissime violazioni dei diritti umani, tra cui i massacri perpetrati dalla tristemente famosa Tiger Force della 101° Divisione Aviotrasportata dell'Esercito.

Negroponte è stato ambasciatore in Honduras dal 1981 al 1985, periodo in cui decuplicò il personale, ospitando uno dei più massicci dispiegamenti di forza della CIA in America Latina. All'epoca, mentì al Congresso sulle informazioni in suo possesso riguardo alla famigerata squadra della morte del 316° Battaglione e gestì aiuti illegali ai Contras che combattevano il governo del Nicaragua, in aperta violazione delle direttive del Congresso), Henry Cisneros o Elliot Abrams. Attualmente il presidente è Vin Weber, ex-rappresentante repubblicano al congresso per lo stato del Minnesota e fondatore dell'ultra conservatrice associazione Empower América che ha rastrellato denaro per la campagna elettorale di G.W. Bush nel 2000. Carl Geshman è il direttore, è un ex-trotskista convertito e responsabile del partito Social Democrats in USA oltre che membro di spicco della corrente dei neo-conservatori.

Vediamo un po' dove il denaro elargito dal Congresso è stato investito, un esempio possono essere le elezioni a Panama 1984, quando l'indipendente Ned decise di sostenere economicamente il dei militari, Nicolás Ardito Barletta, in conflitto con la politica ufficiale USA.

Il Latino America è sempre stato l'obbiettivo principale dei generosi aiuti del NED. Il CANF (Fondazione Nazionale dei Cubano-americani) fondata e guidata dal signor Jorge Mas Canosa , uomo di ultra destra votato all'eliminazione del governo di Castro a Cuba, è stato uno dei beneficiari maggiori. Il signor Mas Canosa ha sempre sbandierato l'amicizia con il funzionario della CIA Félix Rodríguez (Felix è stato anche il capo dei rifornimenti illegali di armi Salvador a favore dei contras di Oliver North); secondo un intervista di Luis Posada Carriles (vedi Por la justicia) rilasciata nel 1998 al New York Times disse che tutte le sue attività terroristiche venivano finanziate dal CANF.

Quindi possiamo concludere che il NED ha finanziato anche operazioni terroristiche.

Il CANF dopo la scomparsa , tardiva, di Jorge Mas Canosa non riceve più aiuti dal NED ma l'impegno di quest'ultimo per rovesciare il governo cubano non è scemato. Alla fine degli anni '90 è stata fondata un'altra associazione direttamente dal NED con il nome di Movimento mondiale per la democrazia in cui si stilano rapporti sui diritti umani nei vari paesi del mondo, nei loro rapporti compare sempre Cuba tra i 10 paesi con i regimi più repressivi; fortunatamente ci sono stati altri rapporti più obbiettivi per esempio quella della rivista Parade del 2005 che non menziona Cuba tra i paesi più repressivi ma aggiunge ci Arabia saudita e il Pakistan che se non sbaglio sono stretti alleati degli USA. Aggiungo solo che per essere coerenti con il proprio statuto il NED dovrebbe sostenere azioni per il rovesciamento dei governi di quest'ultimi paesi.

Un comportamento simile si è avuto in Venezuela dove il NED ha foraggiato i partiti di opposizione del Governo Chavez (versando nel 2003 circa 1046323 dollari nel 2004 circa 875000 dollari ), queste formazioni politiche il 12 e 13 aprile 2003 hanno organizzato e sostenuto il colpo di stato che mirava ad estromettere il presidente Chavez. Sempre in Venezuela il NED ha elargito denaro alle organizzazioni che promuovevano il referendum per revocare il mandato presidenziale a Hugo Chavez; dopo un dura campagna elettorale a favore della revoca del mandato sempre sostenuta con i fondi del NED si è arrivati al voto ma Chavez è stato riconfermato con una larghissima maggioranza (circa il 71%).

Il Ned è un grande passo a ritroso nella storia verso la Guerra fredda dato che le sue illuminate attività osteggiano i governi che si sono democraticamente insidiati con il terrorismo, la contro-informazione, destabilizzazione il tutto per preparare il terreno per la ricolonizzazione dei paesi che si sono allontanati dall'ala protettrice degli USA.

sabato 12 gennaio 2008

La mortalità infantile a Cuba

Nel 2007 Cuba ha ottenuto, per il secondo anno, il tasso di mortalità infantile di 5.3 per ogni mille nati vivi.
Per comprendere meglio il dato cubano è necessario attingere dalle statistiche che il rapporto UNICEF riporta. Il tasso medio mondiale è di 52 per mille, in America Latina del 26, in Canada il 5.3, in Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Giappone il 3 e negli USA il 6 ma se si considera il tasso di mortalità infantile per gruppo etnico ci si accorge che nella popolazione nera ed ispanica la percentuale raggiunge il 15 per mille, il quale indica una grande diseguaglianza tra etnie ma anche tra classi sociali.
Questa disuguaglianza a Cuba non è presente.

Altro dato importante è il numero di madri che durante e dopo il parto muoiono a causa di emorragie, embolismo del liquido amniotico (quando passa al flusso sanguigno) e disturbi della coagulazione. Oggi le statistiche contano 18 decessi per centomila parti. Ma fortunatamente a Cuba il numero dei decessi nelle madri è in costante diminuzione.

Il successo nella politica sanitaria Cubana è tangibile e migliora di anno in anno i propri dati basti pensare che negli anni '50 (prima della rivoluzione) morivano 60 bambini su mille e 190 madri su centomila.
Questi numeri sono i principali parametri del progresso di una nazione che però devono essere pubblicati e non censurate come sempre accade se di successi Cubani si tratta.

mercoledì 9 gennaio 2008

Il FMI non ricatterà più l'Ecuador

Il Presidente Correa aveva dichiarato, nell'aprile del 2007, che era stato saldato il debito dello Stato ecuadoriano verso il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ed adesso, con la chiusura dei conti del 2007, arriva la conferma del FMI.
Il presidente Correa, molto soddisfatto per il risultato ottenuto, ha rilasciato questa dichiarazione: "Giovedì abbiamo saldato l’ultima rata di debito pendente nei confronti del FMI, circa 9 milioni di dollari. Finalmente siamo indipendenti da questa burocrazia internazionale. Non saremo costretti a sottostare più ai ricatti del FMI".

L’Ecuador segue la strada tracciata da paesi come Venezuela, Brasile, Argentina ed Uruguay che negli anni passati erano riusciti a saldare i loro debiti con il FMI. I prestiti fatti molti anni prima dal FMI come forma di soccorso alle varie economie dei paesi interessati, si sono trasformati in un cappio sempre più soffocante a causa delle misure neo liberiste messe in atto dal Governo per assecondare il Fondo Monetario Internazionale, che ha potuto continuare a versare "aiuti economici" e veder allungare le scadenze dei pagamenti degli interessi.
Le aperture neo liberiste in Ecuador aumentarono la povertà della popolazione indigena ed il loro malcontento sfociò in numerose e partecipate manifestazioni. Nel febbraio 2002, militari dell'Esercito, appartenenti alla Brigata Pastaza, aggredirono la popolazione che manifestava nella regione di Napo; in questo attacco sconsiderato e indiscriminato furono uccisi 4 manifestanti, tra cui un ragazzo di 12 anni, e ci furono centinaia di feriti. Sempre a Napo, per la precisione nella città di Tena, si ebbero notizie di altre aggressioni da parte dell'esercito su manifestanti. I reparti militari chiamati ad aiutare i collegi ebbero l'ordine, da parte dell'allora governo Noboa, di sparare sui dimostranti se non si fossero dispersi dopo il lancio dei lacrimogeni.

Gli stati Latino Americani che sono attualmente indipendenti dal FMI sono riusciti a rendere le proprie economie libere da ricatti e ingerenze esterne e si sono potute concentrare sullo sviluppo della Banco del Sur che ha visto la luce all'inizio del dicembre 2007.

Come sempre le notizie che vanno contro il sistema neoliberista sui nostri media vengono censurate e così pochi organi di informazione in occidente ne hanno dato notizia con il minimo risalto. Fortunatamente di notizie positive ce ne sono ed arrivano anche a noi, seppur con un po' di ritardo, in barba al FMI ed ai censori che controllano i nostri liberi media.

sabato 5 gennaio 2008

La verità su RCTV

Ancora oggi si leggono molti articoli di quello che è accaduto in Venezuela con la vicenda RCTV ma nessuno di essi corrisponde a verità. Non raccontano la verità solo e soltanto perché l'informazione che ci viene propinata è in mano ad una oligarchia che crea i "mostri" a proprio piacimento e non racconta quello che realmente accade così che ogni lettore/telespettatore possa essere libero di crearsi un proprio pensiero.
Il 28 dicembre del 2006 il presidente Hugo Chavez annunciava che il 27 maggio alle ore 23:59.59, cioè alla scadenza della concessione statale delle radio frequenze, il canale televisivo RCTV non avrebbe ricevuto il rinnovo per le trasmissioni in chiaro; quindi la televisione poteva continuare a trasmettere su satellite, via cavo o in streaming.

In ogni luogo del mondo le frequenze radio-televisive sono di proprietà dello stato e sono date in concessione per un periodo più o meno breve di tempo, in Venezuela la concessione ha la durata di 20 anni, ed alla scadenza di questa concessione il governo di ogni Stato può non rinnovarla.
Al momento della fine delle trasmissioni in chiaro i media sia venezuelani che esteri hanno attaccato il presidente Chavez accusandolo di aver iniziato ad assassinare la libertà di informazione, di chiudere la televisione dell’opposizione, di punire chi non la pensa come il lui, fino ad arrivare a Reporters sans frontières, famosa associazione internazionale dei giornalisti che vede fra i suoi principali finanziatori la Ned (National Endowment for Democracy). Il NED è un Ong statunitense al servizio del Dipartimento di Stato che fino dall'annuncio di fine dicembre ha continuato a ripetere che "la chiusura di RCTV è un esecrabile attacco alla libertà d’espressione in Venezuela" ed ha continuato affermando che RCTV è un mezzo di comunicazione "indipendente e tollerante".

In Italia il quotidiano Libero ha titolato "Chiusa la TV anti-Chávez, scontri di piazza a Caracas" ed Corriere della Sera ha avuto parole di elogio per il titolo ed il pezzo pubblicato da Libero ma non si sono ricordati che in Italia Rete4 non dovrebbe più trasmettere in chiaro come la legge stabiliva a causa della scadenza della concessione del segnale. Ma nella progredita Repubblica italiana il presidente del consiglio, cav. Silvio Berlusconi, era anche proprietario della stessa televisione e si inventò una legge ad hoc per permettere a Rete4 di continuare a trasmettere salvando la "pluralità e la libertà d’informazione italiana".


Il problema della mala informazione nasce nel momento in cui si usano parole come "chiusura", "indipendente", "tollerante" e "libera" perché non si ricorda che nel 2002 durante il golpe in Venezuela contro Chavez la televisione in questione ha appoggiato il colpo di stato diffondendo informazioni false e oscurando la verità attorno a quello che realmente accadeva parlando di "dimissioni" di Chavez mentre questi era sequestrato dai golpisti. Una delle prime azioni promosse dall’autoproclamato presidente golpista Carmona, fu la chiusura del canale di Stato, Canal 8 che stava raccontando cosa realmente accadeva insieme ad una troupe irlandese (Radio Telefís Éireann che poi pubblicò il documentario "La Revolución no será trasmitida"). Quando il popolo scese in piazza per ribellarsi al nuovo governo sovversivo e reinsediare il presidente RCTV per due giorni trasmise solo cartoni animati! Pochi mesi più tardi, nel dicembre 2002-gennaio 2003, RCTV ha fortemente sostenuto la serrata degli industriali che ha messo in ginocchio il Venezuela, ed anche quella volta la popolazione "insorse" riaprendo le fabbriche chiuse. Sempre la mala informazione non ricorda che nel periodo tra giugno e dicembre 2006, le autorità di controllo venezuelane hanno accertato almeno 652 infrazioni da parte di RCTV.

I media "liberi" non tengono conto minimamente della Costituzione venezuelana del 1999, che è considerata tra le più liberali nel continente latinoamericano dai maggiori costituzionalisti mondiali, che in materia di protezione e difesa dei diritti umani, consacra il diritto all’informazione vera e senza censura, innalza a rango costituzionale il diritto alla replica e il dovere alla rettifica.

Continuando con le lievi omissioni dei media venezuelani ed internazionali viene alla luce che su 81 emittenti televisive, 79 (il 97%) sono di proprietà privata; su 709 emittenti radiofoniche, 706 sono private (il 99%), e 118 testate giornalistiche su 118 sono pure private. Il signor Marcel Granier, proprietario di RCTV, possiede inoltre una quarantina di altre emittenti televisive locali in tutto il Venezuela. Le restanti emittenti televisive private TV che danno voce ed formano l'opposizione, tra le quali ricordo Globovision, Televen e Venevision hanno ottenuto il rinnovo delle loro licenze per trasmettere via etere.


L’Osservatorio per i Diritti Umani dell'ONU affermò nel 2002 che "lungi dal fornire un’informazione onesta e veritiera, i media in gran parte cercano di provocare il malcontento popolare a supporto dell’ala estremista dell’opposizione"; in America Latina, tanto per non allontanarsi dal Venezuela, ci sono quattro grandi gruppi che controllino quasi il 70% dei media di tutto il continente e sono OGlobo (Brasile), Clarín (Argentina), Televisa (Messico) e Cisneros (Venezuela) che solo casualmente sono di proprietà o legati strettamente con la destra reazionaria dei rispettivi paesi che osteggia e mette in cattiva luce ogni scelta dei governi non di loro gradimento.


Non credo che il governo di Chavez possa essere accusato di censura o ingerenza nelle informazioni dato che ha riformato la costituzione e che ha subito e subisce attacchi mediatici ogni giorno e non ha chiuso nessuna televisione.
Cosa si dovrebbe dire dell’Honduras il cui presidente, Manuel Zelaya, ha firmato un decreto in cui obbligava le radio e le televisioni del Paese a trasmettere un resoconto dettagliato, due volte al giorno per dieci giorni, dell'operato del suo governo? Ma in questo caso la notizia non è stata neanche battuta dalle agenzie perché il governo è conservatore e di destra ed è appoggiato dai paesi occidentali USA in primis e dalle oligarchie dell'informazione.
La scelta del governo di Chavez di revocare le licenze per la trasmissione in chiaro di RCTV non mi ha entusiasmato ma spero che queste frequenze, destinate ad un nuovo canale pubblico (TVES), siano usate per aumentare la comunicazione non sottomessa agli interessi di una oligarchia reazionaria e faziosa, un’informazione fedele alla realtà e non schiava del potere.