giovedì 25 febbraio 2010

In Paraguay un altro popolo indigeno è in pericolo

Nelle foreste amazzonica del Chaco, in Paraguay, vive una popolazione che oggi conta poco più di cinquemila persone divise in varie tribù, sono gli Ayoreo.
Il popolo degli Ayoreo ha avuto i primi contatti con "l'uomo bianco" negli anni quaranta; da quel momento gli agricoltori e le società agricole hanno tentato varie volte di occupare il loro territorio ancestrale. Varie volte gli Ayoreo furono attaccati, uccisi e nel migliore dei casi obbligati ad abbandonare la propria terra. Addirittura nel 1979 e nel 1986 furono organizzate vere e proprie battute di caccia, dal New Tribe Mission, per appropriarsi delle loro terre.
Il contatto con l'uomo occidentale ha portato anche molte malattie a loro conosciute che gli hanno decimati.

L'invasione della foresta dei Ayoreo sta continuando anche oggi ed è sempre più minacciosa; la multinazionale agricola brasiliana, Yaguarete Pora, sta disboscando selvaggiamente l'area del Chaco.
L'Ong Survival International, che si occupa di tutelare i popoli indigeni, si è attivata ed ha chiesto ed ottenuto dal ministero dell'Ambiente paraguyano la revoca della licenza di sfruttamento dell'area alla multinazionale brasiliana.
Subita questa inattesa battuta di arresto la Yaguarete ha presentato un nuovo progetto per lo sfruttamento della foresta del Chaco in cui si impegnerebbe a creare una riserva di circa 16.000 ettari dove potrebbero continuare a "vivere" le popolazioni ancestrali mentre gli altri 62.000 ettari sarebbero disboscati per creare pascoli per il bestiame.
Questo progetto di falsa "tutela del territorio" deve essere fatto conoscere e bloccato. Le popolazioni Ayoreo devono avere la possibilità di continuare a vivere con le loro usanze, i loro costumi e la loro cultura senza che siano costretti a fuggire davanti ai bulldozer, dei famelici uomini "civili", che loro chiamano il "mostro con la pelle di metallo".

domenica 21 febbraio 2010

L'oro del Messico

La riserva naturale di Sierra La Laguna, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, nella Baja California Sur in Messico è minacciata dalla multinazionale statunitense Vista Gold che vuole creare una miniera a cielo aperto per estrarre l'oro presente dell'area.
La vicenda inizia nel 1997 quando la società canadese, Echo Bay, riuscì ad ottenere la concessione per effettuare uno studio sull'impatto ambientale che una miniera avrebbe causato e le relative prime esplorazioni dell'area.
Dal 1997 la situazione è variata, la Echo Bay ha venduto i diritti alla Vista Gold che attraverso la sua controllata messicana, Paredones Amarillos, sta cercando di abbreviare i tempi per l'apertura della miniera.

La compagnia Paredones Amarillos ha terminato la fase dell'esplorazione dell'area a metà gennaio; i dati reperiti confermano quelli dei primi carotaggi, effettuati a fine anni novanta, che stimavano le riserve di oro in circa quaranta/cinquanta tonnellate.
Le esplorazioni sono state rese possibili da un errore delle autorità ambientali, forse se indotto dalla corruzione di alcuni dirigenti, che hanno classificato le foreste come "aree destinate a speciale utilizzo".

Contro questo scempio ambientale si stanno battendo le popolazione e le associazioni della regione; il gruppo ecologista Agua vale mas que oro e Agua de Niparajá stanno cercando di bloccare la firma del governatore dello stato della Baja California Sud con una serie di iniziative legali, politiche ed attraverso i media locali e nazionali.
Pedro Zapata Morales, responsabile dell'organizzazione Agua de Niparajá, in merito alle azioni intraprese contro lo sfruttamento minerario ha dichiarato: "Utilizzeremo tutti gli strumenti giuridici in nostro possesso affinché il progetto venga cancellato, compresa la dichiarazione Onu del 1994, che considera la riserva di biosfera patrimonio dell'umanità"
Questo patrimonio dell'umanità, sarà cancellato, da migliaia di litri di cianuro, arsenico e acido solforico che serviranno ad estrarre l'oro dal materiale estratto dalla futura miniera.
Alcuni studiosi hanno calcolato che per estrarre quarantacinque tonnellate d'oro si produrranno, l'impresa produrrà undicimila tonnellate di scarti che inquineranno le foreste di conifere e querce. Inquinando questo habitat si inquineranno anche le falde sottostanti (Todos Santos, El Carrizal e La Paz) che riforniscono l'intera regione.

"Lottiamo per proteggere la nostra Sierra La Laguna. È una riserva di biosfera riconosciuta dall'Unesco patrimonio dell'umanità e la vogliono distruggere. Una miniera d'oro a cielo aperto, ecco cosa vogliono ricavare dal cuore del nostro paradiso, non curandosi del fatto che si tratti di un'attività altamente inquinante che metterà in pericolo l'intero ecosistema della regione. L'acqua sarà contaminata e la salute dell'uomo messa a rischio. Abbiamo bisogno di tutti, affinché l'attenzione della comunità internazionale costringa questa gente a rispettare le regole."

martedì 16 febbraio 2010

Il Paraguay ed il suo precario equilibrio

La situazione politica in Paraguay è complessa, instabile ed in continua evoluzione.
Da una parte vi è il Presidente Lugo che è riuscito ad interrompere il dominio elettorale del Partido Colorado che è rimasto alla guida del paese per 60 anni, compresa la dittatura di Alfredo Stroessner dall'agosto 1954 al febbraio 1989, mentre dall'altra parte vi sono: lo sconfitto Partido Colorado, l'ex generale Lino Oviedo esponente del partito di destra UNACE ed il vicepresidente Federico Franco che guida il Partido Liberal Radical Auténtico.

Lo scontro tra i due schieramenti e le relative voci di golpe in Paraguay nascono dalle scelte del Presidente Lugo che sta cercando di riformare lo Stato a favore della popolazione più povera.
Lugo vuole modernizzare e migliorare lo stato sociale attraverso una riforma costituzionale, sta cercando di rendere gratuite l'assistenza sanitaria e l'educazione, sta portando avanti la Riforma Agraria ed infine sta cercando di sottrarsi all'influenza politico-economica degli USA grazie anche adesione all'Alba (Alternativa Bolivariana per le Americhe).
A causa dell'avanzamento di queste riforme la società più conservatrice (grandi proprietari terrieri ed imprenditori, politici corrotti, trafficanti di droga) sta cercando di riprendere il controllo della vita politica del paese con alcuni manovre che cercano di destabilizzare il governo.
Queste forze economico-politiche che osteggiano il programma del governo paraguaiano sono guidate dal vicepresidente Federico Franco che già alcune volte ha attaccato il presidente Lugo apostrofandolo come "traditore della Patria" e si è detto disponibile "ad assumere la presidenza del paese" quando Lugo sarà sottoposto a impeachment.

Esiste un altro fattore che contribuisce all'instabilità interna del Paraguay ed è l'allontanamento del paese latino americano dalla sfera di influenza statunitense. Oltre alla già citata adesione del Paraguay al ALBA vi si deve aggiungere anche il secco rifiuto del ministro degli Esteri, Héctor Lacognata, all'offerta USA di inviare circa 600 militari e 2,5 milioni di dollari per la costruzione di infrastrutture ed l'assistenza sanitaria delle comunità più isolate nell'ambito del progetto Nuevos Horizontes 2010.
I ministro Lacognata in una dichiarazione ha affermato:"Non possono venire medici civili a realizzare gli interventi? Non possono venire civili a costruire le scuole? Quello che vogliono fare gli Stati Uniti nel nostro paese non è una politica sociale, nel migliore dei casi è carità".

Forse le voci di un golpe in Paraguay non sono del tutto fondate ma devono far riflettere le analogie con l'Honduras che ha subito un colpo di stato il 28 giugno 2009. I presidenti che avviano riforme strutturali a favore della popolazione più povera, l'allontanamento dall'influenza USA, l'adesione al ALBA e le frizioni all'interno della coalizione di governo hanno posto le basi per il golpe in Honduras; speriamo non accada anche in Paraguay.

venerdì 12 febbraio 2010

La situazione dei Falsos positivos in Colombia

Le indagini della Fiscalia colombiana riguardo ai casi dei falsos positivos vengono minate dalle manovre dilatorie degli avvocati difensori.
Gli avvocati dei militari accusati stanno cercando di prolungare i tempi delle indagini con manovre ostruzionistiche come la richiesta di perizie, autopsie ed ulteriori interrogatori di testimoni e di periti.
L'ultimo caso in ordine di tempo riguarda diciassette militari scarcerati per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva; la legge colombiana fissa in 90 la carcerazione preventiva giorni mentre gli imputati ne hanno trascorsi 210.
Il giudice di Soacha ha rilasciato a metà gennaio 2010 i militari anche se le prove contro di loro sono schiaccianti; si parla addirittura di alcuni militari che avrebbero testimoniato contro i propri commilitoni. Questi militari devono rispondere di omicidio aggravato, sparizione forzata e associazione a delinquere aggravata nei riguardi di Jader Andres Palacio, Diego Tamayo e Victor Fernando Gomez. I Tre giovani furono contattati da un intermediario, al soldo dei militari, che gli proponeva un posto di lavoro in un'azienda agricola lontano dal loro villaggio. Una volta accettato il lavoro sono stati sequestrati, uccisi a sangue freddo, vestiti come guerriglieri, trasportati nel Norte de Santander ed infine spacciati come guerriglieri morti durante uno scontro a fuoco.
Anche il maggiore Henry Mauricio Blanco, che era al comando dei diciassette militari scarcerati, è stato liberato, a fine dicembre 2009, grazie alla scadenza dei termini di carcerazione preventiva.

La situazione della Fiscalia colombiana che indaga sui casi di falsos positivos, per adesso ne sono stati accertati circa mille e trecento, non è rosea a causa dell'esiguo numero di personale impegnato su questo fronte. Oltre a tutte le difficoltà che gli investigatori incontrano quotidianamente sembra che qualcosa si stia muovendo dato che l'ex ambasciatore colombiano a Roma, Camillo Osorio, è stato rimosso dalla guida della Fiscalia.
Osorio è l'artefice di una serie di operazioni e riorganizzazioni interne che hanno avuto il "merito" di allungare ed alcune volte di bloccare le indagini sui falsos positivos facendo il gioco degli avvocati difensori.

domenica 7 febbraio 2010

Le manovre dei golpisti in Honduras

In Honduras la Corte Suprema di Giustizia ha aperto un'inchiesta giudiziaria con l'accusa di Abuso di potere contro i capi di stato maggiore (Romeo Vasquez, Venancio Cervantes e Luis Javier Prince) delle forze armate che il 28 giugno 2009 deposero il presidente Zalaya e dettero così inizio al golpe.
L'accusa di Abuso di potere è solo una tecnica giudiziaria, la Corte Suprema di Giustizia è guidata da giudici nominati dal presidente golpista Micheletti, per assicurare ai golpisti se non l'immunità una pena irrisoria dato che il reato di cui sono accusati i generali non è reato grave. Il passo successivo del parlamento eletto a fine novembre con elezioni farsa potrebbe essere quello di eliminare con un'amnistia le pene inflitte ai militari per reati commessi durante il periodo che va dal giugno al dicembre 2009.
La legge dovrebbe essere discussa i primi mesi del 2010 insieme alla proposta avanzata del presidente golpista Micheletti di abbandonare gli accordi politico-economici sottoscritto con l'Alba (Alleanza Bolivariana).
Zelaya, presidente legittimo, venuto a sapere dell'apertura dell'inchiesta ha dichiarato:"Oggi usando un trucco, un nuovo stratagemma, il procuratore generale di stato, che ha tanta responsabilità quanto i militari stessi, lancia delle accuse di connivenza per assicurare loro l'impunità, accusandoli di delitti minori".
In Honduras, anche se secondo gli USA ed i media occidentali adesso regna la democrazia, è sempre presente un regime che golpista che sta cercando di legittimare la presa del potere con il silenzio dei media e manipolando la giustizia a proprio piacimento.

martedì 2 febbraio 2010

Panama: 20 dicembre 2009

Il 20 dicembre del 1989 l'esercito Statunitense, dopo l'ordine di George Bush padre, invase lo stato di Panama.
Nella capitale panamense il 20 dicembre 2009 si è svolta una manifestazione che oltre a commemorare l'invasione statunitense chiedeva, a gran voce, l'istituzione di una commissione su gli omicidi (circa quattromila) e sui numerosissimi crimini di guerra causati dai militari che invasero il piccolo paese centro americano.

Il motivo, di facciata, dell'invasione fu quella di arrestare il Generale Manuel Noriega che era accusato di essere un potente narcotrafficante; ma la vera causa è da ricercare nel fatto che Noriega stava diventando un ostacolo per la politica estera nell'area centro americane degli USA.
Noriega divenne presidente nel 1983 grazie ad un colpo di stato, che fu appoggiato dalla CIA, ed alcuni anni dopo la sua salita al potere cambiò rotta. Noriega si allontanò dalle posizioni filo americane chiudendo la Escuela de las Americas, tristemente famosa perché era il luogo dove si addestravano gli aguzzini degli oppositori latino americani e la mancata concessione del suolo panamense per supportare i Contras in Nicaragua.

A venti anni di distanza da quella sanguinosa invasione il neo presidente conservatore, Martinelli, ne sta preparando un'altra grazie alla ratifica del Plan Mérida che prevede il finanziamento di programmi militari come l'addestramento delle forze di polizia che dovrebbero combattere il narcotraffico. Il Plan Mérida comprende anche un accordo per la costruzione di undici basi aeree che serviranno per pattugliare i cieli panamensi alla ricerca di aerei carichi di droga. La prima base militare è stata completata agli inizi del dicembre 2009 nella Isla Chapera e le altre dieci dovrebbero essere pronte entro fine 2013.
Martinelli ha dichiarato che le basi aeree saranno gestite "dalle forze di sicurezza nazionali, senza nessuna presenza o intervento esterno", ma risulta arduo pensare che gli USA si lascino sfuggire un'occasione così ghiotta per potersi riappropriare del controllo del ricco canale di Panama, perso nel 1977 con i trattati Torrijos-Carter, e dell'area centro americana.