venerdì 27 febbraio 2015

I genitori dei 43 scomparsi di Ayotzinapa al ONU

I genitori dei 43 studenti della scuola di Ayotzinapa scomparsi e le organizzazioni dei diritti umani si sono recati al ONU per ottenere un aiuto concreto nel ritrovarli e fare giustizia.

La relazione ufficiale del governo messicano sottolinea tutti gli sforzi per scoprire la verità e far così giustizia; inoltre il governo sottolinea come la scomparsa degli studenti si figlia della povertà, dell’esclusione e della corruzione che rafforza le organizzazioni criminali che portano solamente violenza e d è per questo che il governo messicano afferma di impegnarsi nella lotta alla povertà.

I genitori degli studenti e le organizzazioni dei diritti umani contestano il Governo messicano che dopo oltre quattro mesi dai fatti le autorità messicane non sono arrivate a niente e non hanno mai smesso di scaricare e coprire le responsabilità dell'accaduto; per la delegazione messicana l'unica soluzione è l'appoggio internazionale per fare giustizia contro i responsabili.
Inoltre affermano: "ci hanno detto che erano stati sepolti in fosse, poi che erano stati bruciati, poi che erano stati buttati nel fiume, sempre con lo stesso inganno. Cercano di chiudere il caso e che non si parli più dei nostri figli. Non accetteremo una risposta qualsiasi dal Governo. Abbiamo molto appoggio sociale in Messico e sostegno internazionale. Questo ci da forza e continueremo la lotta per ritrovarli vivi [...] chiediamo a tutti i popoli e ai governi che facciano pressione sul governo messicano in modo da trovare una soluzione degna. Chiediamo semplicemente che continuino ad appoggiarci per aiutarci a ritrovare i nostri figli".

lunedì 16 febbraio 2015

Guatemala: Condannato ex capo del Comando Sei

La Corte Suprema del Guatemala ha condannato a 90 anni di carcere Pedro García Arredondo, ex capo del Comando Sei della oramai disciolta Polizia Nazionale, per l'incendio dell'ambasciata Spagnola in cui morirono 37 persone il 31 gennaio 1980.
Nel rogo rimasero uccisi otto cittadini spagnoli (tra cui alcuni diplomatici ed impiegati dell'ambasciata), 22 contadini del Quiché, cinque studenti universitari e due ex funzionari guatemaltechi in visita all'ambasciata.
La struttura diplomatica fu occupata pacificamente dai contadini Quiché per denunciare le violenze che l'esercito e della polizia stavano perpetrando nella regione del Quiché.

Il giudice ha affermato che l'accusa è riuscita a fornire prove inconfutabili che dimostrano come il 31 gennaio 1980 l'ambasciata fosse stata occupata pacificamente e che ai circa 150 ufficiali, alle dirette dipendenze di García Arredondo, erano impartiti ordini per effettuare lo sgombero dell'ambasciata e far uscire tutti i manifestanti. "L'ambasciata fu presa con violenza dalle forze di sicurezza, che entrarono senza il permesso dell'ambasciatore. La polizia non aveva alcun interesse a negoziare, ma solamente a scacciare gli occupanti fuori dell'ambasciata. L'imputato sapeva che cosa stava per accadere e non ha impedito che gli agenti di polizia sotto il suo comando agissero violentemente contro gli occupanti dell'ambasciata" ha affermato il giudice durante la lettura della sentenza.
Inoltre ha aggiunto che è stato dimostrato come l'incendio non abbia avuto origine da un piano suicida dei manifestanti Quiché che erano all'interno dell'ambasciata ma sia la conseguenza dell'assalto delle forze dell'ordine.

L'assalto all'ambasciata è avvenuta durante il regime del generale Fernando Romeo Lucas García (1978-1982) il quale è stato menzionato nella lettura della sentenza insieme all'ex ministro degli Interni Donaldo Alvarez Ruiz, che è latitante, ed Chupina Barahona, ex direttore della polizia nazionale ma scomparso, perché fra loro e Pedro García Arredondo ci furono numerose comunicazioni al fine di decidere come e quando avviare le operazioni all'interno dell'ambasciata.

lunedì 9 febbraio 2015

Iniziati i lavori per il Canale Interoceanico in Nicaragua

A fine 2014 alla foce del fiume Brito in Nicaragua sono iniziati i lavori per il canale interoceanico tra l’Atlantico e il Pacifico.
Per adesso si sono partiti i lavori che serviranno a costruire strade, alloggi per i migliaia di lavoratori che saranno impegnati nell'opera; sono tutte opere preliminari in attesa dello studio di impatto ambientale che ancora non pronto. Lo studio è ancora in fase di elaborazione e sarà presentato entro maggio 2015 anche se molti esperti indipendenti ritengono che ritengono l’opera disastrosa per l’ambiente. 
Uno dei nodi cruciali dal punto di vista ambientale sarà il lago Cocibolca, il secondo bacino lacustre per dimensioni più grande dell’America Latina, che verrà attraversato da tutte le navi per circa 105 km su un totale 280 km. 
Il "Mar Dulce", così lo chiamavano i conquistadores spagnoli, è un patrimonio ambientale unico ed il passaggio delle imbarcazioni porterà violenti stravolgimenti alla flora e fauna. 
Oltre alla distruzione di flora e fauna il canale stravolgerà la vita delle comunità indigene Miskito che saranno costrette a migrare perché le loro terre saranno invase da macchinari, operai e scarti delle lavorazioni.

A fronte delle proteste delle associazioni ambientaliste e delle popolazioni indigene ill governo nicaraguense e l’impresa cinese HKND, concessionaria del progetto, hanno presentato ai rappresentanti della Convenzione di Ramsar (la Convenzione di Ramsar è un accordo firmato nel 1971 da molti paesi, tra cui il Nicaragua, con le istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali per la conservazione e gestione delle zone umide e degli ecosistemi naturali) lo studio di impatto ambientale che l’opera potrebbe avere.
In questo studio sembra che la costruzione del canale impatterà solo marginalmente sulla riserva di San Miguelito, in quanto gli studi di fattibilità realizzati negli scorsi mesi avevano previsto di evitare qualsiasi tipo di danno all'ecosistema della zona. 
Sul possibile impatto che la costruzione del canale potrebbe avere sulle zone umide che si trovano lungo il percorso previsto dal progetto il governo nicaraguense ha deciso, per di ridurre al minimo i probabili impatti sociali e ambientali, una modifica al percorso del canale. Questa modifica permetterà di evitare il passaggio delle navi vicino alla comunità di El Tule (una delle comunità più attive nel protestare contro la costruzione del canale interoceanico) e dell'area protetta di San Miguelito; questa variazione riduce da 175mila a 85mila gli ettari di territorio interessati dal progetto.