domenica 28 settembre 2008

La Corte Penale Internazionale in Colombia

La Corte Penale Internazionale (CPI) ha inviato in Colombia, alla fine di agosto 2008, due suoi magistrati per capire se esistono gli estremi per dare il via alle indagini sui paracos ed i loro legami con politica.
I magistrati della CPI, Luis Moreno Ocampo e Baltasar Garzón, presenteranno i primi di ottobre la loro relazione ai loro colleghi e solo in quel momento decideranno se aprire o no le indagini; se venisse iniziato il procedimento questo sarebbe il primo caso in cui il CPI indaga fuori dal continente africano.
La visita di Ocampo e Garzón ha lo scopo di chiarire tre punti: l'estradizione dei capi paracos e le conseguenti difficoltà sui processi in corso (Indagato Alvaro Uribe per rapporti con i paramilitari e Paramilitari nella politica colombiana), le interferenze del potere esecutivo verso quello giudiziario e la ricerca dei mandanti politici dietro i crimini dei paracos. I primi due punti sono fondamentali perché se venissero confermate sarebbe provato che la politica colombiana cerca di ostacolare il regolare svolgimento dei processi.
Ocampo, nella lettera che ha inviato al governo di Bogotà per annunciare la sua visita scriveva: "Come si assicurerà il giudizio ai massimi responsabili dei crimini che sono sotto la competenza della CCP? La parapolitica è un tema centrale per noi, perché i massimi responsabili debbono essere giudicati e condannati".
Dalle prime indiscrezioni sembra che Ocampo e Garzón non concordino con la giustizia colombiana che ha indagato i paracos ed i politici a loro vicini solo per organizzazione a delinquere e non per crimini di lesa umanità. La poca soddisfazione traspare nell'ultima dichiarazione che i due magistrati hanno reso alla stampa in cui affermano che "La Cpi rappresenta un nuovo diritto nel quale non c’è posto per l’impunità. O i tribunali nazionali fanno il loro lavoro o lo faremo noi".
Dopo questa esternazione sembra che Corte Penale Internazionale sia pronta per aprire le indagini sui paracos e politici a loro vicini.

giovedì 25 settembre 2008

Si allarga lo scandalo Paracos e politica

Lo scontro tra Uribe con il suo seguito da una parte e la Corte Suprema di Giustizia colombiana si fa sempre più dura. La Corte Suprema di Giustizia indaga sulla scandalo dei legami tra paracos e politici.
A fine agosto 2008 due uomini di Don Berna, uno dei capi paracos più importanti ancora liberi, si sono incontrati con due politici vicini ad Uribe per cercare di inventare delle prove per screditare il lavoro dei giudici della Corte Suprema di Giustizia. La scoperta di questo incontro ha portato il presidente della Corte Suprema, Francisco Ricaurte, a rendere pubblico l'incontro affermando che "si sta organizzando un complotto contro la Corte Suprema di Giustizia per screditare i magistrati e delegittimare le sue indagini oltre a minacciare di morte i propri magistrati che lavorano al processo di Justicia y Paz".

A complicare la situazione per Uribe ci si è messo pure Fabio Valencia Cossio, il fratello del nuovo Ministro degli Interni, che ha sostituito il suo predecessore perché arrestato per i legami con i paracos; Cossio si è dimesso dalla procura di Medellín perché intercettato svariate volte in conversazioni con i luogotenenti di Don Mario, che è a capo del principale gruppo paramilitare della città.
Ora la speranza è che il potere giudiziario sia ancora abbastanza indipendente dal potere politico per poter effettuare liberamente le proprie indagini ed istruire i processi per stabilire la verità e le responsabilità.

sabato 20 settembre 2008

I cambiamenti di Fernando Lugo

Il Presidente del Paraguay Fernando Lugo a pochi giorni dal suo insediamento avvenuto il 15 di agosto del 2008 ha iniziato la sua opera di rinnovamento. Lugo ha nominato come ministro Maragarita Mbywangi, 46 anni appartenente alla tribù Ache, che quando aveva 4 anni fu rapita e venduta come schiava ad una famiglia di latifondisti; guiderà la Oficina de Asunos Indigena. Per la prima volta nella storia del Paraguay una persona di origne indigena guiderà un dicastero.
Maragarita Mbywangi è da molto tempo impegnata nelle battaglie per i diritti dei popoli indigeni. Mbywangi ha dichiarato "Per prima cosa aiuteremo tutte quelle comunità che si trovano in difficoltà a causa della mancanza di acqua potabile e cibo".
Continuando nella sua opera di riformista Lugo ha deciso di cambiare tutti i vertici militari paraguayani.
I cittadini paraguayani hanno accolto positivamente la notizia perché hanno sempre criticato le forze armate per la corruzione che impera e per il loro appoggio ai vari tentativi di colpo di stato avvenuti nel '900.
I generali di esercito, de la Armada, dell'aviazione, il capo della polizia ed altri 15 ufficiali sono stati congedati e sono stati sostituiti con militari di provata fedeltà alla Costituzione paraguayana.

mercoledì 17 settembre 2008

Il nuovo Presidente Paraguayano

Fernando Lugo si è insediato nel Palacio de los López (sede del governo paraguayano) il 15 agosto 2008 dopo che il 20 aprile aveva vinto le elezioni con il 40% dei voti.
La vittoria di Lugo, ex-vescovo che si è formato con la Teologia della Liberazione, arriva dopo 60 anni di dominio del partito conservatore Partido Colorado ed è il sesto Presidente dopo la destituzione del dittatore Alfredo Stroessner (1954 - 1989).
Nel periodo in cui era al governo il precedente Presidente paraguayano, Duarte Frutos, migliaia di persone sono emigrate alla ricerca di un lavoro e la popolazione che vive sotto la soglia della povertà (ovvero con meno di 2 dollari al giorno) è aumentata del 20% il che si traduce in circa 2,2 milioni di indigenti.

La situazione del Paese non è semplice ed il nuovo Presidente è chiamato a migliorare l'economia, schiava del liberismo imposto dai governi precedenti, a limitare la dipendenza dalla soia, a lottare contro la povertà ed infine contro la corruzione. La lotta alla povertà passa dalla creazione di nuovi posti di lavoro; essi saranno creati grazie alle nuove imposte sulle esportazioni della carne e della soia. La politica sociale non si fermerà con la creazione di nuovi posti di lavoro ma sarà accompagnata da un programma sociale per che cercherà di garantire a tutti alcuni dei diritti fondamentali, come il diritto alla tutela della salute ed allo studio.
Altro punto fondamentale per il mandato di Lugo è la riforma agraria che dovrà redistribuire circa 12 milioni di ettari di terre ai contadini che adesso non ne hanno. Basti pensare che circa 500 famiglie possiedono il 90% delle terre coltivabili e contemporaneamente ci sono 350 mila agricoltori che si spartiscono il restante 10% o che addirittura non posseggono nulla. Queste cifre fanno del Paraguay lo Stato Latino Americano con la maggior disparità nella divisione delle terre coltivabili.
Durante la campagna elettorale Lugo ha anticipato che avrebbe convocato una serie di incontri per la rinegoziazione dei trattati sulla produzione e la vendita di energia elettrica con il Brasile e l'Argentina nelle centrali idroelettriche di Itaipú e Yacyretá.
La rinegoziazione con il Brasile riguarda l'energia prodotta dalla centrale di Itaipú; il trattato stipulato nel 1975 divide l'energia prodotta al 50% tra i due paesi ed obbliga uno dei due paesi che non consuma tutta la sua quota a vendere l'eventuale eccedenza al prezzo di costo, in questo caso il Paraguay assorbe solo il 34% dell'energia che le spetta e così l'eccedenza viene venduta ad un prezzo irrisorio al Brasile, ed è proprio questo prezzo che Lugo vorrebbe alzare.
La situazione si presenta analoga per quanto riguarda i termini dell'accordo per la diga di Yacyretá dove, però, il Paraguay consuma solo il 10% della sua parte ed il resto lo cede sempre a prezzo di costo all'Argentina.

La presidenza di Lugo dovrebbe far iniziare in Paraguay una nuova stagione di riforme incentrate sulla giustizia sociale; ma ci si aspetta anche che possa aiutare il processo di integrazione Latino Americano che è già iniziato ed ha compiuto notevoli passi avanti ma che ha sempre bisogno di nuovi sostenitori e di nuove idee.

domenica 14 settembre 2008

Sindacalista ucciso in Colombia

L'8 agosto 2008 è stato ucciso in un agguato a Saravena nella regione di Arauca un altro sindacalista colombiano che apparteneva al sindacato Central Unitaria de los Trabajadores (CUT) e dirigente del Partito Comunista Colombiano.
Il sindacalista Luis Mayusa aveva 46 anni ed è stato ucciso secondo la prime ricostruzione dell'associazione per la difesa dei Diritti Umani Reiniciar da un gruppo di paramilitari supportati dalla polizia colombiana.

Mayusa fu uno dei dirigenti del partito Unión Patriótica (UP); la UP era l'espressione politica delle FARC negli anni '80 in cui negoziati tra le FARC ed il governo colombiano del presidente Belisario Betancur stavano compiendo numerosi passi avanti. Il partito fu decimato dai gruppi paramilitari sempre protetti dalla polizia e dall'esercito, a causa di questa mattanza molti politici della UP decisero di entrare a far parte delle FARC per cercare di sfuggire alle esecuzioni dei paramilitari. La Unión Patriótica nelle elezioni politiche crebbe elezione dopo elezione e la sua ascesa fu bloccata con l'uccisione di 2 candidati presidenziali, 21 parlamentari, 11 sindaci, 70 consiglieri e circa 4000 militanti.

Oggi la Colombia è un paese fortemente militarizzato: si pensi che nella regione dove è stato ucciso Luis Mayusa vi è un poliziotto/militare ogni otto abitanti, ma gli omicidi delle persone che si oppongono a coloro che detengono il potere o ai paramilitari (che continuano ad aumentare il loro raggio di azione oltre alla loro influenza sulla politica del paese), continuano nell'impunità e nell'indifferenza dei media e della politica nazionale ed internazionale.

lunedì 8 settembre 2008

Morales riconfermato

Con il referendum revocatorio in Bolivia del 10 agosto 2008, il governo di Evo Morales è stato riconfermato con il 64% delle preferenze. Dalla sua elezione del 2005, le preferenze sono aumentate di circa il 10%, corrispondente a mezzo milione di persone, crescendo in tutto il paese incluse le regioni governate dall’opposizione (a Beni dal 16% al 43%, a Santa Cruz dal 33% al 39%, a Tarija dal 31% al 47% e a Pando dal 20% al 49%).
Due governatori delle province ostili a Morales (La Paz e Cochabamba) non sono stati confermati, come il governatore, schierato dalla parte di Morales, di Oruro mentre le province Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija (ostili al governo boliviano) hanno confermato i loro governanti.
La conferma del Governo di Evo Morales è una grande vittoria per l'uomo che è stato eletto per trasformare la Bolivia.
La riconferma del governo apre le porte di una seconda fase di governo: dopo l'elezione di Morales l'opposizione di fatto non gli ha permesso di governare, sfruttando le contraddizioni interne del paese, fomentando la conflittualità permanente, sfruttando un sindacato conservatore e sviluppando l'idea dell'indipendenza delle provincie bianche e ricche. Seguendo questa politica l'opposizione ha perso due dei sei governatori ed ha continuato a pronunciare il solito slogan che è "tumbar el indio" (Uccidere l'indio).
Il governatore di Cochabamba che non è stato riconfermato non riconosce la legittimità del voto. A Santa Cruz il governatore riconfermato sta formando un corpo, illegittimo, di polizia reclutando gli "agenti" dalla fascista Unión de la Juventud Cruceña (UJC).

Probabilmente la seconda fase di governo porterà all'approvazione della nuova Costituzione (approvata nel dicembre 2007 dall'assemblea Costituente ed in attesa di essere sottoposta all'approvazione popolare) con la quale Evo Morales potrà scardinare i poteri forti dello stato boliviano che si fondano sull’apartheid e l’esclusione sociale trasformandolo, finalmente, in uno Stato dove i diritti ed i doveri sono uguali per ogni cittadino boliviano.
I primi interventi strutturali che il Governo boliviano dovrà affrontare saranno la riforma agraria in uno stato dove regna il latifondo oltre alla semi-schiavitù soprattutto nelle province di Santa Cruz, Beni, Pando e Tarija.
Altro punto importante per lo sviluppo del paese sarà il consolidamento dell'industria energetica e petrolifera dopo la recente nazionalizzazione.

Evo Morales con il 64% dei voti è sempre più il Presidente dei movimenti sociali, degli indios, delle persone comuni, insomma di tutti i Boliviani che adesso con il referendum revocatorio chiedono l'attuazione dei cambiamenti da lui promossi.

giovedì 4 settembre 2008

Il VI Vertice dell’ALBA

Nel VI Vertice dell’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) è stato creato un istituto di credito finalizzato a aiutare i paesi soci affinché non debbano sempre dipendere dagli organismi finanziari internazionali.
La Banca dell'ALBA disporrà di 1000 milioni di dollari e le decisioni, secondo il suo statuto, verranno prese democraticamente dal Consiglio Ministeriale e da una Direzione Esecutiva presieduta a turno dai paesi sottoscrittori dell'ALBA.
In questo ultimo vertice Hugo Chávez ha ufficializzato che per ogni barile di petrolio venduto a più di 100 dollari lo Stato venezuelano si impegna a versare 0,50 dollari che saranno utilizzati per lo sviluppo e la sicurezza alimentare della regione.

L'ALBA ha ratificato anche lo stanziamento per il Nicaragua di 30 milioni di dollari per asfaltare le strade dei quartieri più poveri delle grandi città, di 8 milioni di dollari per il progetto che incentiva il microcredito, soprattutto femminile (Microcredito giusto per le donne) ed il progetto "Usura Zero" per combattere questa piaga che sta inginocchiano migliaia di famiglie nicaraguensi. In più verrà finanziato con 6 milioni di dollari, l’acquisto di fagioli da parte della Empresa Nicaraguense de Alimentos Básicos (ENABAS), per poter controllare il prezzo ed evitare speculazioni.
Sempre in questo vertice è stato ratificato l'ingresso come membro dell'Honduras. Il presidente nicaraguense Daniel Ortega ha affermato che "il progetto dell’ALBA cerca l’unità latinoamericana in tutti i campi, esattamente come hanno già fatto da tempo paesi come gli Stati Uniti o la stessa Unione Europea. È un processo lungo, ma stiamo crescendo, come dimostra l’esperienza di PETROCARIBE. Attualmente ci sono già 17 paesi che ne fanno parte e l’Honduras ha da poco aderito a questo progetto. Anche altri paesi del continente sono interessati, ma devono fare i conti con le oligarchie nazionali che osteggiano questo passo. Nel caso dell’ALBA siamo già cinque paesi, ma ve ne sono altri 12 che stanno partecipando in qualità di osservatori, tra cui Uruguay, Haiti ed Ecuador".
Il presidente del Honduras ,Manuel Zelaya un moderato di centro-sinistra, ha dichiarato, dopo l'ingresso ufficiale nell'ALBA, che "è la miglior maniera di trovare soluzioni ai problemi storici del paese, in cerca di un modello di sviluppo che favorisca i poveri".

L'Alba costituisce un'alternativa al Trattato di Libero Commercio (TLC) che gli USA promuovono in Latino America e che rappresenta il cappio per ogni Nazione che non ha un'economia forte e sviluppata.

lunedì 1 settembre 2008

Referendum contro la privatizzazione della Pemex

Il referendum convocato in Messico per l'ultima domenica di luglio del 2008 contro la privatizzazione della Pemex, l'impresa statale del petrolio, ha dato il suo risultato con l’87% dei votanti schierati per il "NO".
Il referendum è stato voluto dai principali partiti della sinistra messicana come il PRD (Partido Revolucionario democratico, che fa capo all’ex-candidato presidenziale Andrés Manuel López Obrador ed al sindaco di Città del Messico Marcelo Ebrard) ed il Partido del Trabajo, e ha solo un valore consultivo ma adesso il governo non può più sottovalutare il fronte anti-privatizzazione che ha raccolto circa l'84% dei voti. Questa consultazione referendaria è riuscita a creare un fronte che va oltre i partiti ed è sottolineato anche nelle dichiarazioni di Lopez Obrador che afferma: "La cosa davvero importante è che si stia creando un movimento organizzato in difesa del petrolio che va oltre ai partiti politici di governo e opposizione. Il tema energetico non è un problema che riguarda solo il governo ma tutti i cittadini del Messico".
Dopo 70 anni in cui il petrolio messicano è appartenuto al popolo messicano, il referendum seppur svolto in solo 10 stati (quelli più popolosi) della federazione messicana, ha confermato che un ampia parte della popolazione messicana riconosce ancora attuale la frase pronunciata nel 1938 dal presidente Lázaro Cárdenas che disse: "dal possesso del petrolio dipende di chi è il Messico. Se il petrolio è dei messicani allora il Messico sarà dei messicani".
Dopo questo referendum speriamo che il governo di Felipe Calderón ascolti gli elettori e non decida di svendere il Messico alle multinazionali del petrolio statunitensi e spagnole che da sempre cercano di accaparrarsi questo enorme tesoro.