venerdì 26 novembre 2010

Le cavie Guatemalteche

In Guatemala e negli Stati uniti da alcuni anni circolavano indiscrezioni su esperimenti scientifici condotti su circa 700 guatemaltechi da parte di un gruppo di medici statunitensi tra il 1946 e il 1948 . Queste indiscrezioni sono sempre state dichiarate dal governo USA come infondate fino all'inizio dell'ottobre 2010 quando il governo degli Stati Uniti hanno ammesso il proprio coinvolgimento.
I guatemaltechi prescelti per i test( erano soldati, prostitute, contadini e malati psichici) erano ignari di essere diventati cavie per testare la validità della penicillina nelle malattie a trasmissione sessuale. Il dottor John Cutler, ricercatore del dipartimento di Salute Usa, decise di infettare circa settecento persone con sifilide e gonorrea per poi monitorarne il decorso clinico. 

La scoperta degli esperimenti del dipartimento di Salute Usa è stata fatta da Susan Reverby, una ricercatrice del Wellesley College del Massachusetts. Dalle ricerche effettuate recentemente si conosce il destino di solo 71 persone, infettate dall'equipe del dottor John Cutler, che sarebbero morte durante la sperimentazione, mentre per le altre seicentotrenta persone non se ne conosce la sorte. 

Il governo Colom ha proposto la creazione di una Commissione di esperti per valutare la possibilità di richiedere un risarcimento per le vittime ed i familiari, ignari, di questi test. La Procuraduría de los Derechos Humanos ha chiesto ai sopravvissuti o ai discendenti delle vittime dei test statunitensi di presentarsi nei propri uffici per iniziare ad istruire le cause per le quali forniranno assistenza legale.
L'avvocato guatemalteco Amílcar Pop ha dichiarato in una intervista che "questi comportamenti devono essere condannati e indagati in un regolare processo. E' necessario ripudiare l'accaduto e condannare questo tipo di attività. L'umanità si è evoluta e questa azioni non devono essere più tollerati da nessun punto di vista. Quanto fatto dagli Stati Uniti rientra nei delitti di lesa umanità". 

L'ex ministro degli esteri, Gabriel Orellana, ha sollevato un forte interrogativo in una sua dichiarazione nella quale sottolinea che ciò che è accaduto è un abuso ingiustificabile ma "se il governo (tra il 1945 ed il 1951 il presidente era il filo-statunitense Juan José Arévalo Bermejo) vistò l'esperimento, con quale legittimità chiediamo un risarcimento?". 

Adesso il popolo guatemalteco attende di conoscere i responsabili e se il proprio governo avallò gli sperimenti.

domenica 21 novembre 2010

Il Bolimar

Il 19 ottobre il presidente boliviano Evo Morales ed il presidente peruviano Alan Garcia hanno firmato uno storico accordo, il "Bolimar", che permette alla Bolivia di utilizzare il porto di Ilo che si trova nel sud del Perù.
La Bolivia perse il suo sbocco sul mare alla fine della "Guerra del Pacifico" (1879-1884) dove si dettero battaglia la Bolivia, il Cile ed il Perù.

Le prime trattative (vedi anche link Un porto per La Paz) per recuperare uno sbocco sull'oceano pacifico risalgono al 1992 quando la Bolivia ed il Perù sottoscrissero alcuni accordi per permettere alla prima avere uno sbocco sul mare; questi accordi non furono mai messi in atto a causa delle instabili relazioni diplomatiche.
L'accordo firmato consente l'uso del porto a La Paz per i prossimi 99 anni per scopi commerciali, inoltre prevede facilitazioni di carattere economico e doganale per raggiungere il porto e la Bolivia potrà utilizzare anche una parte della costa nell'area di Ilo per scopi turistici e sportivi. 
Le esportazioni e le importazioni boliviane che transiteranno da Ilo avranno costi molto inferiori rispetto al passato; l'uso dell'area portuale attrarrà nuovi investimenti sia da parte del Perù che da parte della Bolivia per migliorare le infrastrutture e le attività commerciali dell'area.

Oltre all'accordo "Bolimar" è stato siglato anche il Protocolo Complementario y Ampliaorio de Cooperacion che pone fine a tutti gli attriti che si sono venuti a creare negli ultimi decenni ed apre le porte ad una serie di accordi bilaterali che potranno dare un forte impulso all'economia dei due Paesi, alla cooperazione nella politica internazionale, alle politiche sociali e nella difesa delle popolazioni indigene che vivono in Bolivia e Perù.
Il Protocollo prevede che i due paesi possano utilizzare, in modo sostenibile, le acque dei fiumi (comprese quelle del Lago Titicaca) che si trovano in Perù e Bolivia per aiutare lo sviluppo delle popolazioni rurali.
Con l'intesa firmata da Morales e Garcia entro il primo trimestre del 2011 i due governi dovranno studiare come poter sviluppare un mercato comune che permetta una più forte integrazione economica e sociale.

Il presidente Morales dopo la firma degli accordi è apparso molto soddisfatto ed ha dichiarato: "L'accordo con la Bolivia sullo sbocco verso il mare è giunto grazie alla volontà ferrea del governo di Lima e del popolo peruviano", ed il presidente peruviano Garcia ha aggiunto: "Questo accordo pone fine e anni di discussioni. Con la firma mettiamo in evidenza la feconda amicizia fra i nostri popoli. Adesso per i nostri Paesi".

martedì 16 novembre 2010

Le elezioni in Venezuela

Il 26 settembre 2010 in Venezuela si sono svolte le elezioni per il rinnovo del parlamento.
L'affluenza è stata del 67% dei venezuelani ed il clima della giornata elettorale è stato tranquillo come lo scrutinio dei voti; il tutto è stato confermato dalle delegazioni internazionali e quelle dei vari partiti politici venezuelani che hanno vigilato sul voto.
Il Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV del presidente Chavez) ha ottenuto 96 seggi, l'opposizione di Mesa de Unidiad (un'alleanza di partiti del centro destra) ha ottenuto 61 seggi ed i restanti 8 seggi sono andati a formazioni minori sia di destra che sinistra.

Anche in queste ultime elezioni, quelle precedenti si tennero nel 2005 e furono boicottate dai partiti di centro e destra, si assiste ad una nuova vittoria del PSUV, il partito di Chavez esce vincitore nella maggioranza degli stati mentre nelle roccaforti della destra (gli stati ricchi alla frontiera con la Colombia come lo Zulia, il Táchira e nell’Anzoátegui) ne esce sconfitto ma non duramente.
Il PSVU pur riuscendo ad ottenere una larga maggioranza parlamentare non raggiunge la maggioranza qualificata che gli ha permesso, fino ad oggi, di varare le riforme senza doversi misurare con l'opposizione. 
La presenza di un discreto numero di parlamentari che formano l'opposizione è sicuramente un fatto positivo per la democrazia venezuelana, ciò aumenterà sicuramente il dibattito parlamentare, il controllo sul governo e la rappresentanza popolare in parlamento.

I commenti degli esponenti politici sono tutti positivi sia per chi ha vinto sia per chi non è riuscito a conquistare la maggioranza dei seggi. Il portavoce della Mesa de Unidad Ramon Guillermo Aveledo ha affermato: "Ha vinto il Venezuela che vuole un Parlamento pluralista e che lo ha scelto nonostante la perversione del sistema elettorale. La popolazione vuole pace, tranquillità e prosperità. Questo si consegue con l'arma pacifica del voto. Vale sempre la pena di andare a votare". 

Chavez nella sua prima dichiarazione post-scrutinio ha detto: "Dobbiamo andare avanti a rafforzare la Rivoluzione. Questa è una nuova vittoria del popolo. Vi ringrazio a tutti. Cari compatrioti è stata una grande giornata e abbiamo ottenuto una vittoria solida, sufficiente per portare avanti il Socialismo Bolivariano e democratico". 

Mentre nelle parole di Aristobulo Isturiz, responsabile della campagna elettorale, vi è una poco di rammarico per non essere riusciti a conquistare i due terzi dei seggi; queste sono le su parole: "Abbiamo raggiunto un risultato elettorale importante anche se speravamo di raggiungere i due terzi dell'Assemblea. E anche se non abbiamo raggiunto la meta prefissata possiamo essere contenti: il nostro partito è ancora il primo del Paese. E sono certo che i nostri parlamentari faranno il possibile per continuare la lotta per la costruzione del Socialismo".

giovedì 11 novembre 2010

Lotta al Nartcotraffico in Costa Rica e Perù

La Costa Rica è l'unica nazione che ha abolito l'esercito, dal 1948 l'esercito non esiste più e le operazioni di controllo territoriale di ordine pubblico vengono svolte dalla polizia.
Ma dalla metà di settembre 2009 nel paese centro americano un esercito è ricomparso; si tratta di quello statunitense. 
Non è un'aggressione ma il frutto di un accordo stipulato nel 1998 tra i due paesi per fronteggiare il narcotraffico.
In Costa Rica sono sbarcati circa settemila soldati USA, cinquanta navi da guerra della Marina Usa e circa duecento tra elicotteri ed aerei. L'impegno statunitense dovrebbe terminare alla fine del dicembre 2010 ma secondo alcune fonti vicine al governo si sta iniziando a trattare un prolungamento della missione.

Questa 'invasione' ha scatenato aspre polemiche tra coloro che non desiderano la presenza dell'esercito USA, i pacifisti e l'opposizione parlamentare, che contestano la validità dell'accordo, da una parte ed il governo, che ne ha ratificato l'accordo, dall'altra.
Anche un funzionario di polizia, il commissario Antidroga Mauricio Boraschi, ha dichiarato ad un quotidiano nazionale che "non si deve e non si può interpretare male il permesso concesso alle pattuglie militari Usa come l'intenzione di militarizzare la lotta alla droga. La presenza dei soldati Usa non rappresenta un pericolo per la sovranità nazionale costaricense. E' impossibile per i militari Usa effettuare operazioni a terra: il loro compito si svolgerà totalmente nelle acque che bagnano il Paese."

Le associazioni pacifiste come Amigos para la Paz si stanno mobilitando per manifestare il loro dissenso verso l'accordo che ha portato l'esercito statunitense in Costa Rica
Il portavoce di Amigos para la Paz parlando ad una trasmissione radiofonica ha affermato: "La Costa Rica è un paese nato per la pace non mi piace vedere le navi da guerra statunitensi nel nostro mare. Per combattere davvero il narcotraffico il nostro Paese deve iniziare a cambiare la cultura nei giovani. Riportarli sulla via della disciplina. In ogni caso la presenza di così tanti mezzi militari risulta essere spropositata".

Rimanendo nell'ambito della lotta al narcotraffico il presidente del Perù, Alan Garcia, durante un'intervista televisiva sull'emittente CNN si è lamentato platealmente della scarsità dei fondi che il governo degli Stati Uniti destina al paese per la lotta al narcotraffico. Il governo USA per l'anno 2010 ha stanziato circa 37 milioni di dollari.
Nell'intervista Garcia ha affermato: "In quelle che sono le tematiche umane e universali, io non faccio questione di sovranità o patriottismo, se gli statunitensi vogliono mandare truppe di addestramento, così come già hanno elicotteri e punti di osservazione e di comunicazione satellitare, sono i benvenuti. [...] Già ho detto una volta al presidente Obama che la colpa era sua, perché ha messo tutti i soldi in Colombia, nel Plan Colombia, mentre al Perù nulla."

Anche in Perù si è aperto un nutrito fronte contro le richieste che Garcia ha fatto agli Usa; un ex generale, ora in pensione Edwin Donayre, è intervenuto nel dibattito dicendo di essere di parere opposto rispetto al presidente perché l'esercito e la polizia sono addestrati alla lotta al narcotraffico. Donare ha aggiunto che così facendo Garcia dimostra di non avere una politica di contro il traffico di droga. 

Il pensiero di Samuel Tamayo Flores, attivista antinucleare e pacifista, ha come soggetto La Costa Rica ma lo possiamo estendere anche al Perù. Queste sono le parole pronunciate in una intervista radiofonica: "La Costa Rica ha la particolarità di non avere un esercito. Una cosa davvero grande, unica nel suo genere. Se il nostro governo vuole combattere il traffico di stupefacenti che dal sud del continente arrivano a nord grazie al passaggio nelle acque di stati come il nostro, non deve militarizzare il mare ma mettere a disposizione denaro per la creazione di progetti per i giovani. Solo cambiando la mentalità delle nuove generazioni si potranno cambiare le carte in tavola. Forse, però. C'è un interesse latente nel continuare a vivere in questa situazione. Per ultimo vorrei dire che al posto di chiamare gli statunitensi, io avrei addestrato i nostri uomini: la sovranità nazionale non sarebbe stata messa in dubbio e si sarebbero evitate polemiche inutili."

lunedì 8 novembre 2010

La Scomparsa di Néstor Kirchner

L'ex-presidente argentino e marito dell’attuale presidente Cristina Fernández, Néstor Kirchner, è morto il 27 ottobre 2010 a Calafate (cittadina nel sud del paese).
La morte è sopraggiunta per un arresto cardiaco mentre era ricoverato, questo era il terzo ricovero in pochi mesi, per le sue non confortanti condizioni di salute sempre dovute a problemi cardiaci

Kirchner nacque a Rio Gallegos, 25 febbraio 1950, e da giovane aderì al movimento peronista (Juventud Peronista) in un gruppo che si opponeva al governo militare. Kirchner studiò legge all'Università Nazionale di La Plata laureandosi nel 1976 ed in questo anno incontrò la futura moglie Cristina de Fernandez. Fù eletto sindaco di Río Gallegos nel 1987 e alla fine del suo mandato si insediò come governatore nello stato di Santa Cruz, nel 1991, dovette far fronte ad un enorme deficit commerciale di circa 1,3 miliardi di dollari che riuscì a ripianare nei suoi dieci anni di governo. Durante il suo mandato non risanò solo il debito ma riuscì a riportare i conti dello stato in attivo. 
Kirchner divenne presidente il 25 maggio del 2003, dopo la disastrosa esperienza neo liberista guidata dai vari Carlos Menem e Eduardo Duhalde, ponendo l'accento sulla valorizzazione del lavoro, della giustizia, della produzione, dell'equità sociale, della salute e dell'educazione. Durante il suo mandato presidenziale. Tra i suoi contributi fondamentali vi fu l’abrogazione delle leggi di impunità verso la dittatura militare e l’apertura di migliaia di processi contro le violazioni di diritti umani durante l’ultima dittatura (1976-1983) che causò 30.000 desaparecidos.
Quando, nel 2007, terminò il suo mandato presidenziale si dedicò allo sviluppo del suo partito dell'integrazione dei paesi sud americani che lo ha portato a diventare dal maggio 2010 il segretario generale di UNASUR, l’Unione delle Nazioni Sudamericane.

Durante la sua presidenza, Kirchner, riuscì a liberarsi dai ricatti del FMI (Fondo Monetario Internazionale) ed a riguadagnare la sovranità nazionale in ambito economico anche grazie all'apporto economico/politico del presidente brasiliano Lula da Silva e del venezuelano Hugo Chávez. Con l'indipendenza dal FMI arrivarono anche alcune nazionalizzazioni di industrie ed alcuni servizi che negli anni prima erano stati svenduti.

La morte di Néstor Kirchner crea grandi dubbi ed incertezze nel quadro politico del sud america. Il primo è sicuramente legato a chi sarà il candidato alle elezioni presidenziali di fine 2011 che dovrà consegnare all'Argentina il successore di Cristina Fernández. Altro scenario importante è quello che vede protagonista l'America Latina che dovrà superare, per la prima volta, la scomparsa di un importante figura che quotidianamente si è impegnato per lo sviluppo delle relazioni economiche e soprattutto politiche e sociali.

lunedì 1 novembre 2010

Ecuador: Golpe sventato/2

Il presidente Rafael Correa nel suo discorso alla nazione la sera del fallito golpe ha affermato: "Il tentativo di cospirazione è fallito, ma lascerà cicatrici che ci impiegheranno molto tempo per guarire. E' stato un tentativo di golpe dietro al quale c'è Lucio Gutierrez (ex presidente e ora capo dell'opposizione). C'erano degli infiltrati nella polizia e per questo procederemo a rinnovare completamente questa fondamentale forza dello Stato".

Molte testimonianze di poliziotti rimasti fedeli al presidente affermano che le infiltrazioni nella polizia ci sono state e provengono da persone vicine all'ex presidente Lucio Gutiérrez. In una delle operazioni orchestrate dagli infiltrati è stata assaltata l'emittente televisiva Ecuador TV poco dopo che il canale pubblico era riuscito a mettersi in contatto con il presidente sequestrato ed a farlo parlare in diretta al paese. Grazie alle telecamere di sorveglianza ed alle testimonianze dei giornalisti e tecnici di Ecuador TV si è riuscito a dare un volto ed un nome a coloro che hanno assaltato l'emittente tv e sono riusciti a bloccare il segnale per oltre un'ora. Il gruppo di asssaltatori non era composto da poliziotti ma civili che venivano guidati dall'avvocato personale di Lucio Gutiérrez,Pablo Guerrero.
Inoltre vi sono state numerose spedizioni punitive, riconducibili a persone vicine a Lucio Gutiérrez, verso i giornalisti che cercavano di documentare le varie fasi del golpe.

A seguito di queste rivelazioni lo fonti vicine all'ex presidente affermano la totale estraneità ai fatti e affermano che si è trattato di uno sciopero delle forze di polizia e non di un golpe. Per questo motivo l'ex presidente della Costituente, Alfredo Acosta molto critico con il presidente Correa, ha dichiarato: "Non accetto la tesi che inizia a circolare da destra, che si sia trattato di una montatura del governo e non ci sia mai stato un golpe. Ma credo che il governo si stia comunque approfittando della situazione. E questo non sarebbe di per sé un male, se solo ne approfittasse per correggere il tiro e ritornare alle origini del processo rivoluzionario (la rivoluzione cittadina ndr.), continuando, invece, su questa strada"

Durante il fallito golpe il governo Correa ha ricevuto un'importante sostegno dal consiglio permanente dell'Osa (Organizzazione degli Stati Americani) che ha espresso in una nota ufficiale "il ripudio a qualsiasi tentativo di alterare l'istituzione democratica. Facciamo appello ad un energico richiamo alla forza pubblica e hai settori politici e sociali per evitare che si produca violenza che condurrebbe a instabilità politica e attenterebbe contro la pace sociale e la sicurezza nazionale."