lunedì 31 dicembre 2007

Arrestato Gregorio Conrado Alvarez Armelino

Il 17 dicembre del 2007 è stato arrestato Gregorio Conrado Alvarez Armelino ex dittatore dell'Uruguay (dal settembre 1981 al febbraio 1985) con l'accusa di violazione dei diritti umani.
Gregorio Álvarez è stato arrestato assieme Juan Carlos Larcebau ufficiale della marina, mentre Jorge Troccoli ufficiale dell'esercito è tuttora latitante; l'ordine di arresto è avvenuto dopo l'inizio del processo a loro carico, iniziato il 5 dicembre, per il reato di "sparizione forzata di persone" commesso nel periodo tra il 1973 ed il 1985.

Il reato di sparizione forzata di persone è stato inserito nel codice penale uruguayano nell'ottobre del 2006 dopo molte battaglie politiche per far si che la giustizia scoperchi l'enorme pentola di atrocità commessi all'epoca della dittatura. E' la prima volta che tale legge viene applicata.

Il giudice che presiede la corte, Luis Charles, ha confermato il capo di imputazione e ne ha aggiunti altri tra i quali sequestro, trasferimento clandestino, tortura e assassinio di 30 cittadini uruguayani esiliati in Argentina nel 1978.
In Uruguay nel novembre 2006 furono arrestati Juan Maria Bordaberry e Juan Carlos Blanco, ex presidente della repubblica ed ex ministro degli esteri golpisti, per il sequestro e l'assassinio nel 1976 di Zelmar Michelini e Hector Gutierrez, entrambe deputati del Congresso uruguayano fuggiti a Buenos Aires dopo il golpe, e di due militanti Tupamaros, Rosario Barredo e William Whitlaw, assassinati anche loro a Buenos Aires. I nuovi fermi giudiziari proseguono la nuova via che la giustizia uruguayana ha intrapreso, fino a qualche anno fa impensabile.

Il giudice uruguayano ha condiviso le parole pronunciate dal suo omologo argentino, Sergio Torres, riguardo il Plan Condor che è stato definito "una vasta associazione a delinquere attiva nel Cono Sud, diretta al sequestro, alla sparizione, tormento e morte, senza considerare limiti territoriali o la nazionalità delle vittime".
Anche in Uruguay i frutti del Plan Condor sono ben visibili ed ora iniziano ad essere giudicati negli incartamenti del processo contro Alvarez. Viene evidenziato come il dittatore quando era ancora generale dell'esercito abbia avvallato e partecipato al Plan Condor e grazie a questo suo impegno ed ai risultati raggiunti fu lui a diventare il dittatore nel settembre 1981.

L'avvocato delle famiglie dei desaparecidos Óscar López Goldaracena ha rilasciato una dichiarazione di enorme valore: "è un giorno fondamentale per la giustizia e per la memoria, ma il lavoro continua perché adesso è il momento di sapere veramente che cosa è successo e dove sono i desaparecidos".
Oggi, finalmente, in Uruguay nessuno è immune davanti alla giustizia anche dopo molto, troppo, dolore e molti, troppi, anni di attesa.

mercoledì 26 dicembre 2007

La nuova costituzione Boliviana

A Oruro, città dell'altipiano andino (4.200 metri di altitudine) a 230 km da La Paz, il 9 dicembre 2007 sono stati approvati gli articoli che modificano la Costituzione della Bolivia da 164 delegati su un totale di 255.
La stesura della nuova costituzione ha causato polemiche feroci, tanto che per protesta i delegati di Podemos e Potere Democratico, i partiti che sono all'opposizione del governo Morales, non erano presenti alla votazione decisiva.

La nuova costituzione rivede il concetto di proprietà privata che viene limitata solo e soltanto nel caso in cui vada contro "gli interessi collettivi"; introduce un articolo che definisce la Bolivia uno "stato pacifista"; rende eleggibile il presidente per due mandati di 5 anni ciascuno; si vieta nel territorio boliviano la presenza di basi militari straniere, si pone un salario minimo garantito per studenti e anziani, si indice un referendum sull’utilizzo dei latifondi e si sancisce il "diritto irrinunciabile e imprescrittibile" all'accesso al mare.
Un articolo, molto controverso che l'opposizione di Evo Morales ha proposto ma non è stato approvato, è quello di portare tutte le funzioni di capitale a Sucre togliendo a La Paz il ruolo di capitale amministrativa, per il motivo che a Sucre e nelle regioni confinanti della Medialuna si concentrano molte importanti attività economiche legate all'oligarchia economica e politica che osteggia il governo di Morales.

L'opposizione conservatrice si è mobilitata nel momento in cui il governo ha annunciato che avrebbe rivisto la costituzione del paese. Branko Marinkovic, presidente del comitato civico (organizzazione che riunisce l'elite politica e imprenditoriale) ha promosso durante tutto il periodo di stesura della nuova costituzione atti che lui ha definito di resistenza civile, ma che tanto civile non sono stati, dato che a fine novembre una minoranza di manifestanti guidati dalla Union Juvenil, ala dura del movimento, ha provocato scontri con la polizia in cui sono morte 4 persone tra cui un poliziotto. La Union Juvenil nelle altre manifestazioni si è resa protagonista di atti vergognosi come abusi e pestaggi per costringere la popolazione ad aderire allo sciopero.
Il leader dell'opposizione Marinkovic, noto imprenditore boliviano, è accusato tra l'altro dell'appropriazione indebita di migliaia di ettari di terra del popolo indigeno guarayo.
L'obiettivo delle proteste dell'opposizione conservatrici sono focalizzate su due articoli della nuova costituzione approvati dalla maggioranza in un'aula disertata dalla minoranza: il primo prevede l'istituzione di un vitalizio, la Renta Dignidad, per gli anziani più poveri finanziata col taglio delle rendite, del 60%, derivate dalle imposte sugli idrocarburi (Idh) destinate ai dipartimenti. Il secondo consentirà, in futuro, all'Assemblea Costituente di riunirsi in qualsiasi città del paese e non solo a Sucre, sua sede attuale. L'opposizione oltre a questi due articoli contesta anche la legge approvata all'inizio di dicembre con cui si da il via all'espropriazione di 180.000 ettari di terre nella regione di Chuquisaca per redistribuirle agli indigeni guaranì che di fatto abolirà la schiavitù a cui questo popolo è stato sottomesso nei loro territori ancestrali che gli erano stati sottratti.

Con la conclusione della stesura della costituzione Evo Morales ha ricevuto formalmente la proposta di riforma costituzionale ed ora si dovranno decidere le date dei due referendum in cui il popolo Boliviano dovrà approvare o rigettare la nuova carta magna.
La Bolivia in questa sua importante fase appare sempre più divisa in due parti che comprende le regioni dell'altipiano andino, popolate da indigeni aymara e quechua, e le regioni del est abitate dalla popolazione meticcia e bianca ed è per questo che mi auguro che non avvengano ingerenze da parte di stati stranieri che destabilizzano il paese. Per questo motivo mi associo all'articolo che è stato pubblicato da Gennaro Carotenuto .

sabato 22 dicembre 2007

Plan Condor a processo

Il giudice federale argentino Sergio Torres ha istruito il processo contro diciannove tra politici e ufficiali per crimini contro l'umanità commessi durante il periodo in cui era in vigore il Plan Condor. Tra questi spiccano il dittatore Jorge Rafael Videla, che ha governato ferocemente l'Argentina dal 1976 al 1983, l'ex capo dell'esercito argentino Cristino Nicolaides, l'ex generale Luciano Menendez, l'ex ministro degli Interni Albano Harguindeguy e l'ex ministro della Pianificazione Ramon Diaz Bessone, ed altri ufficiali.

Il Plan Condor fu una immane operazione di politica estera statunitense attuata negli anni '70; l'operazione fu avviata in Latino America per bloccare e destabilizzare i governi di sinistra che si stavano per instaurare nell'area e che avrebbero nuociuto alle multinazionali statunitensi a causa delle loro politiche sociali.

Il Plan Condor fu messo in atto dalla CIA in collaborazione con organizzazioni para militari di estrema destra, partiti politici e movimenti armati anticomunista; il frutto del loro lavoro fu il rovesciamento dei governi democraticamente eletti e l'instaurazione delle dittature in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay. Le procedure per la messa in atto di questo folle progetto furono diverse ma tutte ebbero un minimo comune denominatore il ricorso sistematico alla tortura e all'omicidio degli oppositori politici. Spesso gli oppositori tra cui ambasciatori, politici,dissidenti o semplici persone rifugiati all'estero furono assassinati anche oltre i confini dell'America Latina.

Durante l'era del Plan Condor studenti, giornalisti, intellettuali, professori universitari, sindacalisti, operai, e anche familiari che cercavano i propri cari scomparsi, furono rapiti, torturati ed uccisi; le violenze, quasi sempre, non si limitavano alla singola persona ritenuta "sovversiva", ma si estendevano anche ai familiari ed amici del sospettato.

Il giudice paraguaiano José Augustín Fernández nel 1992 ad Asunción, mentre stava indagando in una stazione di polizia, scoprì, negli archivi, molti documenti dettagliati che descrivevano minuziosamente la sorte di migliaia di sudamericani rapiti segretamente, torturati ed infine assassinati tra gli anni '70 e '80 dalle polizie, eserciti e servizi segreti di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay. Nei documenti scoperti si hanno notizie di 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate. Gli archivi, sono ritenuti assolutamente attendibili, e fanno riferimento anche alla partecipazione dei servizi segreti di altri paesi Sud Americani quali Colombia, Perù e Venezuela.

I documenti scoperti dal giudice paraguaiano furono denominati Archivi del terrore ed è anche grazie a questi documenti che il giudice federale argentino Sergio Torres ha potuto ricostruire i contatti ed i coordinamenti tra le polizie politiche delle dittature presenti in Bolivia, Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Perù. Il giudice afferma che le polizie implicate avrebbero "coordinato azioni criminali tra le quali la sparizione forzata di oppositori politici e l'obiettivo principale del Plan Condor sarebbe stato quello di sequestrare e assassinare gli oppositori politici che si trovavano in esilio fuori dal proprio paese". Continua il giudice affermando che "il Piano Condor è stato una vasta associazione a delinquere attiva nel Cono Sud, diretta al sequestro, alla sparizione, tormento e morte, senza considerare limiti territoriali o la nazionalità delle vittime". "E' esistita un'associazione a delinquere concretizzata nel cosiddetto 'Operativo Condor', messo in atto da chi occupava i governi del Cile, Paraguay, Uruguay, Brasile, Bolivia e Argentina avente come obbiettivo tra gli altri reati la sistematica sparizione di persone. Non è possibile individuare la data di inizio di tale associazione criminale, ma questa fu senza alcun dubbio attiva a partire dal colpo di stato in Cile, l'11 settembre 1973, e durò fin quando durarono le dittature in America".

I documenti che aiutano a comprendere la portata del Plan Condor e le implicazioni degli Stati Uniti sono riportate dall'Agente del FBI Robert Scherrer il 28 settembre 1976, che inviò un documento dalla sua ambasciata a Buenos Aires. Nel documento redatto da Scherrer si legge: "Operazione Condor è il nome in codice per l'individuazione e l'interscambio dei cosiddetti 'sinistrorsi' comunisti o marxisti, instaurata tra i servizi segreti dell'America del Sud. Il passaggio più concreto implica la formazione di squadre speciali dei paesi membri con la facoltà di viaggiare ovunque nel mondo con il compito di castigare e assassinare i terroristi e chi li appoggiano". Le 'squadre speciali' di cui parla l'Agente del FBI Robert Scherrer non si fermarono al Sud America ma ricercarono i loro obbiettivi in tutto il mondo, per esempio in Spagna, in Italia dove a Roma nel 1975 cercarono di assassinare il fondatore della democrazia cristiana cilena Bernardo Leighton, a Washington dove 1976 l'ex ministro degli esteri di Allende Orlando Letelier con la sua segretaria Ronni Moffit furono dilaniati da 200 kg di esplosivo.

I documenti segreti USA, oggi declassificati, pongono sotto i riflettori l'ex-segretario di stato statunitense Henry Kissinger che è sempre stato al corrente di quello che accadeva, anche se ha sempre negato, ed inoltre aveva una linea segreta con Manuel Contreras capo della polizia segreta cilena (DINA). Nel Plan Condor sono importanti anche gli anticastristi che operavano a fianco della CIA e che avevano gettato le basi per la creazione del Plan Condor organizzando centinaia di atti terroristici negli anni '60 e inoltre parteciparono a numerose operazioni fondamentali per la creazione ed il funzionamento Plan Condor. Nei documenti in questione, oltre a queste informazioni, si ritrova anche il rapporto di Luis Posada Carriles che dimostra la sua implicazione nell'operazione che ha portato al sequestro, tortura e assassinio di due impiegati dell'ambasciata cubana a Buenos Aires.

Il processo che inizierà a Buenos Aires pone sotto accusa la cospirazione internazionale che parte dalla collaborazione dei regimi Latino Americani ed arriva agli Usa ed agli esuli cubani di Miami che ebbero un ruolo fondamentale. Gli imputati, per adesso, sono tutti di nazionalità Argentina ma si attende l'estradizione di sette ufficiali uruguayani e di altri responsabili.

Il processo è una grande ed importante occasione per ricostruire cosa è accaduto negli anni bui delle dittature Sud Americane, per dare giustizia alle innumerevoli vittime e alle loro famiglie, e per ribadire con forza che la giustizia, seppur dopo molti anni, compie il suo dovere anche se avversata e ostacolata; dobbiamo continuare, come Sergio Torres sta facendo, a ricercare la verità scavando nei meandri delle "menzogne vere" che ci vengono propinate che hanno solo il compito di confonderci, scoraggiarci e far rimanere impuniti i colpevoli ed i sistemi da loro creati.

lunedì 17 dicembre 2007

La memoria corta della diplomazia spagnola

L'incidente diplomatico occorso alla chiusura della 17 Cumbre Iberoamericana tra Hugo Chavez da un lato e il presidente Spagnolo Zapatero e il re Spagnolo Juan Carlos I dall'altro, nasce nel momento in cui Chavez definisce "fascista" l'ex presidente spagnolo José María Aznar. Zapatero mentre stava difendendo la persona di Aznar affermando che era stato democraticamente eletto è stato interrotto da Chavez che non accettava le parole in difesa dell'ex presidente; in quel momento Juan Carlos I ha affermato, prima in aula e poi tramite un comunicato stampa, che la corona non accetterà mai che i suoi antichi sudditi mettano in discussione un governante o ex governante dello stato spagnolo.

E' sicuramente da condannare il comportamento del presidente Venezuelano che non ha lasciato terminare l'intervento dell'omologo Spagnolo ma sono da condannare le parole del Re di Spagna che crede di avere ancora del potere politico e/o morale nel continente Latino Americano.
Tanto per rinfrescarsi la memoria ci dovremmo ricordare di come la Spagna appena uscita dalla dittatura di Franco negli anni '80, cercava il dialogo con gli stati del sud America e promuoveva il passaggio a governi democratici dove vi erano dittature, instaurate o aiutate dagli USA, ma solo per avere vantaggi economici con accordi commerciali bilaterali.
Negli anni '90 la crescente intesa tra il governo spagnolo e quello statunitense ha provocato un forte raffreddamento diplomatico tra gli stati Latino-americani e la Spagna; da questo momento in poi la Spagna ha considerato le ex colonie come un potenziale mercato su cui applicare il caratteristico modello imparato dagli USA e cioè rapina e depreda. Esempi di questa politica neocolonialista sono le imprese iberiche del settore idrico ed energetico che hanno generato grandi conflitti sociali e povertà nei paesi dove hanno operato o operano Argentina, Bolivia, Venezuela e Colombia.

Ritornando alla definizione che il presidente Chavez ha dato di Aznar cioè "Fascista", direi che non si è allontanato molto dalla verità.
Come si può definire un capo di Governo che nel 2002 quando la confindustria, la ricca oligarchia venezuelana e la CIA organizzarono il colpo di stato ai danni di Chavez, presidente democraticamente eletto dal suo popolo, non fece passare che poche ore prima di dare il suo appoggio al nuovo e "legittimo" governo che il golpe aveva formato?
Si può definire in altro modo Aznar che ha ospitato un vertice con USA e Gran Bretagna nelle Azzorre per definire le strategie per la guerra in Iraq scatenata con il pretesto dell'uso delle armi di distruzione di massa da parte si Saddam Hussein? Le armi chimiche che i tre capi di stato giuravano si trovassero in Iraq prima non furono rinvenute nel momento dell'invasione e dopo alcuni anni fu confessato dal dipartimento di stato USA che era solo un pretesto per creare consenso popolare.

Nel marzo del 2004 Madrid è sconvolta da un attacco terroristico in cui muoiono se non erro 184 persone; Aznar poco dopo l'attentato addita subito l'ETA come la responsabile di tutte quelle morti ma l'ETA si dissocia immediatamente e poco dopo arriva la rivendicazione da parte di una cellula di Al Qaeda, ma Aznar continua ad incolpare ETA anche quando tutte le prove raccolte dalla polizia scagionano i separatisti Baschi. Come lo si può definire oltre che bugiardo?
E cosa faceva il Re Juan Carlos I mentre Aznar combinava tutto ciò? Il Re avvallava la politica del suo Presidente perché generava potere al governo spagnolo ed alla Monarchia.
La Cumbre Iberoamericana non è una conferenza dove si incontrano i sudditi ed il re, ma una conferenza dove capi di stato si incontrano e dialogano da pari a pari; per cui i dibattiti sono accesi, appassionati e ricchi di spunti per tentare di risolvere i problemi delle varie società latino americane; tra questi anche il forte desiderio di giustizia che chiedono a gran voce, a volte in maniera ferma e gentile, altre volte in modo più provocatorio.

Gli stati ed i popoli latino americani non sono più colonia di nessuno e non sottostanno più agli ordini del re. Vogliono rispetto e pari dignità; il compito di noi europei è quello di collaborare nello sviluppare le loro idee, come essi possono aiutare noi a rielaborare le nostre. Dobbiamo ricordare il passato recente e non, che molti in Europa hanno volutamente rimosso, per non generare altre atroci disparità, ma guardare a un futuro senza subordinazioni.

giovedì 13 dicembre 2007

Fujimori condannato a 6 anni

Martedì 11 dicembre 2007 l'ex presidente del Perù Alberto Fujimori è stato condannato in prima istanza a sei anni di reclusione e 130.000 dollari di multa per aver ordinato, nel 2000, la perquisizione illegale, il sequestro di documenti e di video per lui compromettenti dalla casa della moglie del capo dei servizi segreti Vladimiro Montesinos.

Con questo ordine Fujimori cercò di far distruggere molti documenti compromettenti ed in particolare un video che Montesinos aveva nascosto, nella casa della moglie, in cui si vedrebbe Fujimori commettere il reato di corruzione.
L'ex Presidente ha dichiarato che ricorrerà in appello perchè reputa ingiusta la condanna a sei anni anche se ha reso confessione dell'episodio.

martedì 11 dicembre 2007

A Buenos Aires è nato il Banco del Sur

La notte del 9 dicembre 2007 è nato ufficialmente il Banco de Sur con la firma del documento costituente da parte di Néstor Kirchner (Argentina), Luiz Inacio Lula da Silva (Brasile), Nicanor Duarte (Paraguay), Rafael Correa (Ecuador), Evo Morales (Bolivia) e Hugo Chávez (Venezuela).

Il Banco del Sur sarà operativo nei primi mesi del 2008 ed avrà un capitale di 7 miliardi di dollari e non di 5 come era stato precedentemente deciso ed in aggiunta saranno ritirati i circa 250 miliardi di dollari che sono depositati fuori dalla regione.

Le dichiarazioni dei presidenti che hanno costituito il Banco sono tutte incentrate sul inizio dell'integrazione politica del Sudamerica, la promozione per lo sviluppo economico e sociale, la convergenza dei piani di sviluppo per l'eliminazione delle grandi disuguaglianze nella regione e l'aumento dell'autonomia finanziaria.

Il Banco sarà secondo tutti i paesi fondatori il primo passo per avere una moneta unica, limiterà la destabilizzante politica economica che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha imposto nel passato a Argentina, Venezuela, Bolivia, Brasile e Paraguay ed aiuterà energicamente ad uscire dal buio in cui il neo liberismo ha gettato la regione.

martedì 4 dicembre 2007

Il referendum costituzionale in Venezuela

Domenica 2 dicembre si è svolto in Venezuela il referendum per la modifica della costituzione appoggiata dal presidente Chavez e dal suo governo.
Le modifiche costituzionali proposte al referendum riguardavano molti articoli; si vorrebbe distribuire terreni che i latifondisti non usano a contadini senza terra ed alle cooperative, controllare i prezzi di alcuni generi di largo consumo per bloccare le speculazioni, ridurre l'orario di lavoro a 6 ore il giorno con la garanzia di un minimo salariale ed infine non limitare il numero massimo di incarichi presidenziali.

La giornata elettorale si è svolta nella massima tranquillità smentendo le preoccupazioni del governo di Bush che sperava negli scontri tra il fonte del Si e del No ma anche nei brogli per avere il pretesto di continuare o di inasprire l'attacco mediatico, già ad oggi molto violento, verso il governo Chavez.

I media venezuelani ed internazionali, che da sempre si oppongono a Chavez, ultimamente hanno aumentato la campagna di disinformazione, per paura della vittoria del fronte del SI; lo hanno accusato di manipolare il risultato referendario, di uccidere la libertà in Venezuela, di minacciare la proprietà privata, di chiudere le TV non allineate al governo, di essere solo un populista feroce, di essere una minaccia per il mondo, di essere maleducato col re di Spagna, e infine di essere un dittatore.

I media si scagliano contro la sua politica descrivendo un paese in rivolta con morti e feriti nelle strade, miseria, violenza; chi ha la possibilità fugge mentre la Chiesa prega per un miracolo che salvi la democrazia. Chavez alcuni giorni prima del referendum, per paura di ingerenze nel voto e dei brogli che potevano essere pilotati dall'estero e soprattutto dagli USA, ha minacciato il taglio dei rifornimenti petroliferi agli Stati Uniti se la volontà del popolo è l'integrità nazionale fosse stata messa in discussione o osteggiata.

Domenica, a tarda sera, il Consiglio Nazionale Elettorale ha reso pubblici i risultati delle votazioni. Il NO ha vinto con un 50,7% delle preferenze quindi con uno scarto di 125.000 voti; l'affluenza è stata del 56%, l'astensionismo è arrivato al 45% ed è dato molto importatane da tenere in considerazione.
Il presidente Chavez ha accettato la sconfitta nel referendum ma può rallegrarsi della maturità politica del popolo Venezuelano e del clima tranquillo e disteso in cui si è votato.
Chavez ha perso la battaglia sulla costituzione ma grazie a questo referendum, che ha portato in Venezuela gli osservatori super partes del Onu, ha dimostrato che il paese non è allo sbando o infiammato dalle rivolte che la lobby della disinformazione descriveva.
Non è un paese diviso come già hanno iniziato a descriverlo, dato l'esito del voto che ha portato il fronte del NO alla vittoria con poco scarto, si è trattato di un referendum in cui il popolo ha espresso il proprio parere su alcune riforme e non come si vuol far credere che la sconfitta referendaria significhi l'automatica richiesta di dimissioni del presidente.

Con il No alla modifica della costituzione del 2 dicembre si apre un interrogativo interessante; la politica bolivariana, sia sociale che regionale, ha due terzi di elettori ma la modifica a stato socialista perde una buona fetta di elettori in gran parte nell'area socialdemocratica del movimento che sta alle spalle di Chavez; questo significa che la "rivoluzione" bolivariana con la confitta nel referendum ha trovato il limite massimo oltre il quale non si può spingere?

Nel discorso che Chavez ha tenuto dopo la pubblicazione dei dati il presidente afferma che "in una situazione di sostanziale pareggio è preferibile aver perso piuttosto che aver dovuto sostenere e gestire una vittoria così importante con un margine così stretto".
In Venezuela non si votava per le elezioni presidenziali con la relativa scadenza del mandato del vincitore ma di un radicale cambiamento di uno stato. Con il 51% dei voti un ipotetico presidente ed il relativo governo si devono insediare mentre la trasformazione di uno stato così profonda non può avvenire con una manciata di voti di differenza.

Le accuse a Chavez di essere un dittatore si sbriciolano come enormi castelli di sabbia al vento dato che la Commissione Elettorale venezuelana ratifica la vittoria del NO seppur con un piccolo margine senza nessuna pressione. Quindi la censura e la relativa mancanza di libertà nei mezzi di informazione, tanto sbandierate dai media occidentali, non esistono, così come non esiste la dittatura ed il relativo regime.
Adesso vorrei che mi si mostrassero i fatti, dato che il vero giornalismo è basato su fatti concreti e riscontrabili e non su illazioni come la propaganda ci insegna, per cui lo Stato venezuelano è governato da un dittatore!
Il Venezuela di oggi è una democrazia che in occidente ci sogniamo e forse, almeno in Italia, non avremo mai dato che la spinta dal "basso" si è fermata alle primarie con candidati predefiniti oppure alla trasformazione di uno slogan calcistico con uno più altisonante slogan che porta la libertà solo a chi comanda ed non al popolo.