mercoledì 31 dicembre 2014

Uruguay: Vasquez eletto Presidente

Il 30 novembre 2014 il candidato del Frente Amplio, Tabaré Vázquez, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali con il 52,8% dei voti contro il 40,5% del candidato conservatore Luis Alberto Lacalle Poub del Partido Nacional.
Il ballottaggio si era reso necessario perché al primo turno Tabaré Vázquez aveva avuto il 47,8% mentre Lacalle Poub si era fermato al 30,8% e Pedro Bordaberry del Partito Colorato, figlio del dittatore Juan María Bordaberry che guidò il colpo di stato del 1973, sotto il 15%.

La campagna elettorale di Vasquez si è basata sulla continuità del progetto politico iniziato dal suo predecessore Josè "Pepe" Mujica ed ha sottolineato la volontà di lavorare per aumentare l'inclusione democratica, migliorare i servizi pubblici, la formazione professionale dalla quale si avrà una maggior valore alla produzione manifatturiera ed infine proverà a consolidare l'apparato economico dal quale il governo reperirà le risorse economiche per migliorare ancora la giustizia sociale e la redistribuzione delle ricchezze.
Sempre durante la campagna elettorale Vasquez ha ventilato la possibilità, sembra sempre molto più concreta, di farsi affiancare, da un nome nuovo del panorama politico nazionale, nel suo mandato da Raul Fernando Sendic (figlio di uno dei grandi leader del Movimento di Liberazione Nazionale-Tuparamos) che potrebbe essere il nuovo vice-presidente e/o presidente del parlamento. 
Oltre a questi punti di continuità con l'attuale presidente Josè "Pepe" Mujica (il cui mandato termina il 1 marzo 2015) vi sono alcuni aspetti che non lo fanno apprezzare completamente dall'elettorato più progressista, che ha sostenuto con forza Mujica durante il suo mandato, e riguardano le posizioni più conservatrici rispetto alla depenalizzazione dell’aborto, ai matrimoni tra persone dello stesso sesso ed alla legalizzazione della marijuana. Questi punti molto probabilmente saranno oggetto di modifiche legislative e/o dei loro protocolli attuativi.

Lo sconfitto Luis Lacalle Pou (figlio dell’ex presidente Luis Alberto Lacalle dal 1990 al 1995) che governò il paese con un programma neoliberista) ha basato la sua campagna elettorale sul rinnovamento e sul dialogo politico. 
I sui slogan sono che ha ripetuto come mantra durante gli incontri con la popolazione sono stati: "Uscire dall’Uruguay dell’assistenzialismo per entrare nel paese delle opportunità", "La povertà non solo genera vulnerabilità ma anche dipendenza e questa si combatte con l’educazione non con piani sociali" ed anche "deideologizzare le relazioni internazionali e aprire il paese agli investimenti stranieri". Andando oltre gli slogan politici il suo programma affonda le radici nella politica neoliberista la stessa politica che attuò suo padre e che portò l'Uruguay in una grave crisi economica e sociale. 

Le conquiste degli ultimi anni hanno posto l'Uruguay sotto i riflettori perché di fatto è un vero e proprio "laboratorio politico" che ha saputo dimezzare l'inflazione e la povertà (oggi rispettivamente al 9% e 11%), migliorare l’istruzione, migliorare le politiche sociali e raddoppiare i salari ed il loro potere d'acquisto. Inoltre con gli intensi contatti che Mujica ha saputo tessere con le Presidentesse dell'Argentina e del Brasile, ed anche con Obama, sono stati importanti ed hanno fatto guadagnare molta credibilità ed importanza nello scenario politico internazionale. Per queste ragioni la vittoria di Tabaré Vázquez nelle presidenziali in Uruguay ha una rilevanza internazionale e pone grandi aspettative e pressioni sul neo presidente.

lunedì 22 dicembre 2014

Guatemala: la tenacia del popolo maya Achi

La costruzione della diga di Chixoy in Guatemala ha portato con se anche una violenta repressione verso le popolazioni maya che si opponevano al progetto.
L'opera risale ai primi anni Ottanta e obbligò circa 4.000 persone, della popolazione maya Achi, ad abbandonare le proprie terre e portò alla morte di 444 maya Achi che si opposero ai piani di sviluppo dettati dalla dittatura militare o al reinsediamento forzato.

I maya Achi una volta costretti ad abbandonare le proprie terre sono stati costretti a vivere nell'estrema povertà oltre che nell'oblio dello Stato che ha violato numerosissime volte i loro diritti e la ricerca di verità e giustizia. 
La verità è stata accertata con grande chiarezza grazie allo studio indipendente effettuato dal Chixoy Dam Legacy Issues Study nel 2005 in cui rese pubbliche le prove, raccolte negli anni, con le quali furono collegate le violenze subite dal popolo Achi alla costruzione della diga, finanziata dalla Banca mondiale e dalla Banca interamericana per lo sviluppo, in maniera inequivocabile.

Nel 2006 il governo avviò i negoziati con l’associazione delle vittime di Chixoy (Cocahich) per risarcire le vittime ed i familiari delle persone torturate e poi uccise o desaparecide.
I negoziati sono continuati fino al 2010 anno in cui fu raggiunto l'accordo che però fu sottoscritto solo dal Cocahich ma non dal governo guatemalteco che si rifiutò di firmare e di conseguenza si sottrasse alle proprie responsabilità.
Dopo altri 4 anni di pressioni e manifestazioni il governo ha accettato di sottoscrivere l’accordo legale per il risarcimento delle vittime di Chixoy; in questo accordo il governo, che dovrà essere ratificato dal parlamento entro la fine del 2014, si impegna a stanziare 154 milioni di dollari alle famiglie maya, a restituire le terre sottratte illegittimamente e ricostruire case e ospedali distrutti per fare spazio alla diga. 

Dopo più di 30 anni, grazie alla tenacia del Cocahich lo stato guatemalteco, con la firma dell'accordo, si riconosce formalmente responsabile delle violenze subite dalle popolazioni maya Achi.

martedì 9 dicembre 2014

Honduras: Ucciso esponente Cinph

A fine agosto 2014 è stata assassinata vicino al villaggio El Planón, Villanueva (Honduras) Margarita Murillo, ex-esponente della Centrale nazionale dei lavoratori agricoli e del movimento contadino honduregno, membro della Direzione nazionale della Resistenza honduregna e fondatrice del partito Libertà e Rifondazione (Libre).
L'omicidio secondo alcuni testimoni sarebbe stato commesso da alcuni uomini a volto coperto ed armati (si parla di 4 persone) che l'avrebbero avvicinata alle spalle e uccisa a sangue freddo.

Margarita Murillo era già stata aggredita varie volte e l'ultima volta è accaduto il 26 luglio quando un gruppo di militari fece irruzione nella casa, a sud di San Pedro Sula, ed sequestrò suo figlio Samuel del quale ancora oggi non si hanno più notizie.
Il Coordinamento indigeno del potere popolare dell'Honduras, Cinph, in un suo comunicato ha condannato fermamente l'omicidio di Margarita Murillo e chiede con forza che tutte le istituzioni si impegnino in "una indagine veloce ed esaustiva al termine dei quali i responsabili materiali e intellettuali di questo orribile crimine scontino una giusta punizione".
Nel comunicato si ricorda come anche il marito di Murillo, Oscar, fu ferito con alcuni colpi di pistola alle gambe durante la violenta repressione attuata dai militari contro le comunità contadine che protestavano nella località di Choloma.

Questi atti criminali sono il frutto dell'ondata di violenza che vede protagonisti le organizzazioni criminali e dalle autorità (polizia ed esercito) che vedono minati i loro interessi (economici e politici) dalle lotte/proposte/denunce che il Cinph sta alimentando come per esempio la proposta di una Riforma Agraria Integrale, le denunce impunità rispetto ad aggressioni e violenze ed infine la violazione dei diritti delle comunità indigene e contadine.

Oltre alle violenze subite dalla famiglia di Margarita Murillo è doveroso ricordare come oltre 200 contadini sono stati uccisi dalle repressioni di polizia ed esercito ma anche da gruppi paramilitari ed anche come circa 800 contadine sono imputate, per reati pretestuosi, solo perché chiedono e manifestano per una equa redistribuzione della terra.

Fatto indiscutibile è la militarizzazione del Paese, la criminalizzazione del dissenso popolare e la violazione dei diritti umani attuato dal golpe del luglio 2009 (orchestrato dal Partido Nacional de Honduras) che ha come fine l'eliminazione di ogni forma di opposizione.