venerdì 24 aprile 2015

Guatemala: Il governo promuove lo sfruttamento incondizionato

Il Comité de Unidad Campesina del Guatemala (Cuc) denuncia come nel paese gli accordi economici stretti tra lo Stato e le multinazionali estere provochi enormi danni alla popolazione ed all'ecosistema del paese.

Il Guatemala vive dalla sua scoperta varie fasi di colonizzazione; dai massacri e dalle ruberie spagnole alle repressioni e guerre di Stato nella seconda metà del '900 fino ad arrivare ad oggi dove le multinazionali mirano ad impossessarsi delle terre per depredarle delle loro ricchezze.
Con il trattato commerciale tra Guatemala e USA firmato nel 2005 si è approvata una grande quantità di concessioni per sfruttamento del sottosuolo, dei corsi d'acqua e della terra; queste attività portano alla creazione di infrastrutture che cementificano imponenti ed importanti aree verdi del paese e portando allo sfruttamento del lavoro ed all'allontanamento delle popolazione che vivevano in quelle aree. 

Le multinazionali che hanno ottenuto le concessioni sono forti dell'appoggio del governo centrale il cui Presidente può, secondo un articolo della costituzione, dichiarare lo stato di emergenza e mobilitare l'esercito e la polizia ogni qual volta lo desideri; fatto puntualmente verificato quando le popolazioni locali hanno manifestato contro lo scellerato sfruttamento dell'ecosistema.
Oltre alle forze di polizia le aziende possono contare anche su imprese di sicurezza private che molto spesso si scagliano brutalmente contro gli oppositori ed alcuni di loro sono stati uccisi durante gli scontri scaturiti dalle violente aggressioni.

Il Governo sostiene lo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali del paese al punto tale da proporre leggi, che il parlamento approva sempre, nelle quali si erodono i diritti dei lavoratori ed aumentano quelli delle imprese; una di queste leggi equipara gli oppositori che manifestano e bloccano il traffico o le attività produttive ai terroristi.

lunedì 13 aprile 2015

Messico: ucciso un dirigente del FPR

Il 6 febbraio è stato ucciso Gustavo Delgado Salgado, uno dei dirigenti del Frente Popular Revolucionario (FPR), a Ciudad Ayala nello Stato di Morelos (Messico).
Salgado è stato barbaramente torturato, gli sono state tagliate le mani ed infine decapitato.

Il FPR (è un’organizzazione democratica e rivoluzionaria che ha l'obbiettivo di creare un nuovo ordine sociale senza oppressi ed oppressori) ha da sempre sostenuto le lotte condotte dai braccianti contro i grandi proprietari terrieri che controllavano ogni singola fase della vita politica, economica e sociale nelle campagne del Morelos, Guerrero e Oaxaca; Salgado si occupava proprio dell'organizzazione dei contadini e movimenti sociali.
Il Frente Popular Revolucionario grazie anche al lavoro di Gustavo Delgado Salgado e di altri dirigenti aveva sostenuto immediatamente i familiari dei normalistas desaparecidos di Ayotzinapa, partecipando ed aiutando ad organizzare le manifestazioni in tutto il paese per la riconsegna in vita degli studenti e la formazione di una commissione indipendente che facesse luce sui crimini del 26 settembre 2014 ed indagasse sui legami tra il crimine organizzato e la politica.

L'omicidio di Salgado sarà l'ennesimo su cui la giustizia messicana probabilmente sarà combattuta tra il non spendere le proprie risorse ed il cercare alcuni capri espiatori come è accaduto per la vicenda di Ayotzinapa dove circa 90 tra poliziotti e narcotrafficanti sono stati arrestati arrestati dal procuratore Murillo Karam che considera il caso ormai risolto. 
Il caso di Ayotzinapa secondo l'opinione pubblica ed anche del Frente Popular Revolucionario è ancora ben lontano dall'essere chiuso perché mancano ancora molti tasselli per chiarire tutta la vicenda ed infine mancano tutti i mandanti. 

Oggi in Messico si assiste ad un aumento esponenziale di aggressioni, minacce e omicidi nei confronti di organizzazioni sociali che si battono per il rispetto dei diritti umani e contemporaneamente alla connivenza del Governo messicano che non si è mai adoperato per contrastare i narcos e le istituzioni corrotte.

giovedì 2 aprile 2015

Il rapporto Ciap

Nel 2014 nei paesi del Latino America sono stati uccisi trentuno giornalisti secondo il rapporto della Commissione investigatrice sugli attentati a giornalisti (Ciap) e dalla Federazione latinoamericana dei giornalisti (Felap).

Nel rapporto si legge che gli omicidi o gli attentati ai giornalisti sono commissionati nella maggioranza dei casi da sicari ingaggiati dalla esponenti della politica, dall'economia e dal crimine organizzato, perché implicati nel narcotraffico, contrabbando, nell'accumulo delle terre e nella costruzione di infrastrutture. 

Le nazioni più colpite sono il Messico (dove ci sono state anche 21 sparizioni forzate di giornalisti), l’Honduras (che dal colpo di Stato sono stati uccisi 30 giornalisti), il Brasile ed il Paraguay.
In Colombia oltre ai tre giornalisti uccisi nel 2014 (con questi ultimi tre omicidi sale a 172 il numero di giornalisti uccisi dal 1977 a oggi) vi sono stati anche 20 casi di aggressione e 57 minacce contro giornalisti e blogger.
Vi è un altro aspetto allarmante che è la bassissima percentuale di indagini su omicidi ed aggressioni che sono stati risolti; e quando i casi vengono risolti la giustizia è capace di inviare solamente gli assassini mentre i mandanti ne escono sempre indenni.