domenica 21 giugno 2009

La mancata estradizione di Troccoli

La mancata estradizione in Uruguay di Jorge Nestor Fernández Troccoli, nato a Montevideo da genitori italiani il 20 marzo del 1947, non ha sollevato scalpore o echi mediatici anche se la Giustizia è stata nuovamente calpestata.

La motivazione per la mancata estradizione è stata: "Nestor Jorge Troccoli è un cittadino italiano per 'diritto di sangue' e non è possibile che possa essere consegnato al governo uruguayano per il trattato in vigore tra i due paesi quindi non è estradabile".
Troccoli fece richiesta del passaporto italiano, rilasciatogli nel 2002, e cinque anni più tardi, nel settembre del 2007, riceve la cittadinanza italiana e si stabilisce definitivamente a Marina di Camerota nel salernitano perché la situazione in Uruguay, nel suo perfetto "italiano", è "indecente e non sicura per la sua famiglia".
Lo stato italiano che ha concesso la cittadinanza era a conoscenza dei suo passato trascorso nelle unità segrete del SII, l'intelligence del Fusna (Fusileros Navales), della marina militare uruguayana dove con il grado di tenente, alla fine del 1977, è il responsabile degli interrogatori (torture) condotti da questa unità.

Dopo l'arresto avvenuto a Marina di Camerota nel dicembre 2007 la Corte di Appello di Salerno lo aveva rimesso in libertà perché il 23 marzo 2008 non erano ancora pervenuti i documenti dall'Uruguay per la richiesta di estradizione. Questo intoppo burocratico scatenò nel paese sudamericano una forte indignazione e le polemiche travolsero a Roma l'ambasciatore uruguayano Carlos Abin e il suo fido collaboratore Tabarè Bocalandro, che secondo la stampa locale avrebbero ritardato volontariamente il transito dei documenti consegnandoli solo dopo il termine previsto dalla legge di 90 giorni.
Per questo motivo ed anche per cercare di riprendere l'iter burocratico per l'estradizione di Troccoli, i due funzionari furono rimossi dai loro incarichi dal governo uruguaiano.

Sfortunatamente la sentenza del 23 ottobre 2008 firmata dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano rifiuta la richiesta della Giustizia uruguayana. Oltre a questo danno vi è anche la beffa perché nella sentenza si legge che "l’Uruguay potrà sempre chiedere all’Italia che venga sottoposto a processo per reato di sparizione forzata".

giovedì 18 giugno 2009

La sovranità dell'Ecuador ed il vassallaggio colombiano

Gli Usa dopo avere ricevuto lo "sfratto" dalla base militare di Manta (Ecuador) da parte del governo del presidente Correa sembra abbiano individuato la loro nuova base in Colombia e precisamente a Palanquero.
La base aerea di Manta dovrà essere abbandonata il prossimo novembre dall'esercito USA.
Al Dipartimento della Difesa USA ha sempre affermato che le basi militari in sud America erano necessarie per contrastare il narcotraffico nell'area.
Le basi USA nella regione Latino Americana oltre che per combattere il traffico di stupefacenti hanno ulteriori propositi, sicuramente meno pubblicizzati, come esercitare il controllo sull’economia locale e delle risorse naturali (materie prime e risorse energetiche) così importanti per lo sviluppo dell'economia e delle multinazionali.

Le prime conferme arrivano dal governo statunitense per l'ammodernamento di un "infrastruttura operativa avanzata" da utilizzare nelle operazioni dell’INCLE (International Narcotics Control and Law Enforcement). La richiesta di questo finanziamento aggiuntivo è stato fatto per integrare il piano di "Posizionamento di Difesa Globale", per la nuova base in Colombia. Secondo alcuni documenti ufficiali "il Dipartimento della Difesa Statunitense sta riallineando la sua presenza militare globale, trasformando le sue forze all’estero, le basi e la relazione con le nazioni ospitanti in vista di un posizionamento flessibile e coerente con la nostra strategia. Ciò è il risultato di un grande investimento in nuove costruzione militari per il 2010. L’obiettivo del Dipartimento è realizzare una serie di accordi di accesso per operazioni di contingenza, logistica e addestramento in Centro e Sud America e per questo si stanno discutendo le modifiche necessarie a rafforzare il nostro accesso a vari paesi della regione. Il budget per il 2010 include 46 milioni di dollari per un’infrastruttura per la cooperazione alla sicurezza nella base di Palanquero, Colombia".

Le infrastrutture da potenziare nella base militare colombiana sarebbero le piste di volo lunga già 3.500 metri, gli hangar ed altri edifici per il personale USA. Palanquero è una vera e propria cittadina militare che può già ospitare circa 2000 persone, ha strutture commerciali e ricreative come ristoranti, supermercati ed anche un cinema e un ospedale.
La nuova base è posta al centro del paese e consente di raggiungere a bordo dei caccia in poco più di quindici minuti sia il nord del paese che il sud; oltre a questo si può contare anche su mezzi idrovolanti che possono atterrare sul Rio Magdalena con cui confina.
Palanquero è stato scelto anche perché alla fine degli anni '90 l'esercito statunitense installò alcuni impianti radar molto sofisticati, tanto sofisticati che sembra che siano effettuate da questa base sia le operazioni di ricerca degli accampamenti delle FARC in Colombia, che il coordinamento delle operazioni di bombardamento dell’accampamento delle FARC in Ecuador, dove fu ucciso il comandante Raúl Reyes, principale negoziatore dell’organizzazione guerrigliera.

La concessione dell'area di Manta non è stata prorogata perché le attività USA minavano ed interferivano nella sovranità dello stato ecuadoriano. Nella base operano stabilmente 300 tra militari statunitensi e funzionari della DEA, ma anche un non definibile numero di persone della della DynCorp, la società di sicurezza privata a cui sono state affidate dal Pentagono le fumigazioni delle piantagioni di coca e super segrete attività di intelligence anti-guerriglia. Nell’agosto 2005 un dirigente della DynCorp affermava che era a capo di un centro per il reclutamento di mercenari da inviare in Iraq proprio nella base di Manta e che il governo USA ne era a conoscenza.

I tentacoli per la ricerca del controllo degli Stati Uniti nel "suo cortile" sono ancora saldi e non si limitano all'installazione di Manta, che sta chiudendo, oppure a quelle in Colombia per combattere il narcotraffico e la guerriglia; ne esistono altre a Cuba (la base di Guantanamo è illegale perché la concessione è scaduta da molti anni), in Honduras, in Perù, El Salvador e nelle Antille Olandesi.
La chiusura di Manta è un segnale importante perché dimostra che è possibile resistere alla politica di militarizzazione e di controllo che il modello statunitense vorrebbe continuare ad imporre.

Il sito internet http://www.no-bases.org/ informa sulle iniziative che vengono intraprese contro la militarizzazione che continua nelle più disparate regioni nel mondo

domenica 14 giugno 2009

Sánchez de Losada a giudizio per i massacri del 2003

Si aprirà in Bolivia il procedimento penale contro l'ex presidente della Repubblica Gonzalo Sánchez de Losada che è accusato di genocidio, vessazioni, lesioni, tortura, privazione della libertà fisica e di parola durante la guerra del gas nel 2003. L'accusa sostiene che Losada avrebbe firmato il decreto presidenziale 27209 in cui si autorizzavano le forze di polizia boliviane ad usare la forza, fino a sparare con le proprie armi di ordinanza contro i manifestanti che da molti giorni erano scesi in strada paralizzando il traffico.

La cosiddetta guerra del gas scoppiò nell'autunno del 2003 perché il popolo con alla testa gli indigeni Aymara, vedeva nel progetto del governo di Losada la svendita del gas metano, una delle risorse più importanti del paese, alle multinazionali straniere Repsol, British Gas, Panamerican Energy (unite nel consorzio Pacific Lng).
Il popolo si mobilitò in massa cercando di fermare ogni settore produttivo del paese con il ricorso al blocco della rete stradale. Gli obbiettivi erano due: il primo consisteva nel costringere il governo alle dimissioni ed il secondo chiedeva l'abolizione del piano per lo sfruttamento delle riserve di gas di cui è nel sottosuolo boliviano. Secondo alcuni leader del movimento popolare il governo boliviano avrebbe iniziato già nel 1994 a vendere il gas ad alcune multinazionali ad un prezzo di circa la metà di mercato (0,7 dollari per mille piedi cubici contro 1,3 dollari cifre del 2003); dall'altro lato, il popolo boliviano era costretto ad acquistare il gas a prezzi di mercato che le stesse multinazionali sottopagavano allo stato boliviano.
Dopo settimane di manifestazioni contro il governo in cui il paese fu bloccato i manifestanti e le forze di polizia si scontrarono nella città di El Alto dove su furono uccise 66 persone; a seguito di questo massacro il presidente Sánchez de Losada fu costretto ad abbandonare il paese rifugiandosi negli USA.

Oltre a Gonzalo Sánchez de Losada la Corte Suprema di Giustizia giudicherà l'operato di 11 ex ministri e cinque alti ufficiali militari; di questi solo otto sono in Bolivia e sono stati posti in stato di arresto mentre gli altri sono all'estero (Javier Torres Goytia, Jorge Torres Obleas e Mirtha Quevedo, che si trovano in Perù dove hanno ricevuto asilo politico): saranno giudicati in contumacia e rischiano fino a 30 anni di carcere.

Come ogni buon vecchio presidente che deve, finalmente, rispondere alla giustizia, anche Losada, attualmente rifugiato negli USA, ha rilasciato dichiarazioni contro la Corte Suprema di Giustizia, rea di aver ordinato il suo arresto e di averlo trascinato alla sbarra. Gonzalo Sánchez de Losada ha affermato: "Sono vittima di una persecuzione politica". La sua legale, Ana Reyes, ha calcato la linea del sua assistito dichiarando che "il processo contro Sánchez de Losada non ha alcun fondamento giuridico poiché l'ex presidente agì in modo del tutto legale in risposta a manifestanti armati e violenti che avevano giurato di abbattere il suo governo eletto democraticamente e preso in ostaggio 800 persone bloccando le attività di un'intera città come La Paz".

Il guidice che presiederà il tribunale dovrà richiedere all'Interpol un mandato di cattura internazionale nei confronti di Losada e degli altri imputati che non sono stati rintracciati in Bolivia.

giovedì 11 giugno 2009

Pascua Lama: che lo scempio inizi

Con l'incontro tra i governi di Argentina e Cile ed i vertici della Barrick Gold dei primi di maggio del 2009 sembra che lo scempio ecologico e umano della miniera Pascua Lama sia alle porte.
La miniera si estenderà tra il Cile e l'Argentina ed è dal 1997 che la multinazionale canadese, Barrick Gold, ha avviato gli studi e le esplorazioni per controllare e capire quanto oro, argento ed altri preziosi minerali sono celati sotto le rocce e sotto i ghiacciai millenari Toro I, Toro II ed Esperanca.
La “presidenta” argentina Cristina Kirchner e la Barrick Gold hanno anche raggiunto un accordo economico che prevede l'esenzione del pagamento delle tasse oltre ad una serie di ribassi d'imposta e facilitazioni doganali, se solo la multinazionale estrarrà il metallo dal suo territorio, invece che da quello cileno.

Aaron Regent, rappresentante della multinazionale agli incontro con il governo cileno e argentino, ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Questo progetto, nell'ambito del Trattato di integrazione mineraria argentino-cileno getta le fondamenta per lo sviluppo minerario nella zona di frontiera. Si costruirà Pascua Lama, uno dei principali progetti auriferi del mondo, sostenibile dal punto di vista ambientale e che genererà sostanziali benefici per lo sviluppo della regione. Si calcolano circa tremila milioni di dollari di investimenti, 5.500 posti di lavoro per la costruzione della miniera a cielo aperto, e 1600 per la produzione."

La notizia dell'accordo tra i governi e l'azienda canadese che dà il via libera all'inizio dei lavori, si parla di settembre, ha scatenato le proteste della popolazione che vive a valle dei ghiacciai, del Comitato No Pascua Lama ma anche dei politici. Un deputato molto agguerrito è Miguel Bonasso che è stato il promotore della Legge per la salvaguardia dei ghiacciai argentini (che fu approvata all'unanimità e con un lunghissimo applauso in parlamento), che ha commentato che la sua Legge sarà carta straccia e che "L'accordo con la Barrick Gold è corruzione del più alto livello. [...] Per poter sviluppare il progetto in questa zona era necessario poter contare su una legge che concedesse facoltà speciali alle aziende, sopra ogni altra legge nazionale. Per questo, la Barrick Gold redasse un testo legale che venne approvato nel '97 sia da Carlos Menem (presidente argentino) che da Eduardo Frei (il suo omologo cileno)".

La miniera a cielo aperto si pone a più di cinquemila metri di altitudine sulla cordigliera andina, tra Cile e Argentina, su cui si estendono i ghiacciai millenari Toro I, Toro II ed Esperanza. Da venti anni a questa parte, cioè con l'inizio delle esplorazioni, la Barrik Gold ha costruito delle strade sui ghiacciai, sulle quali il peso dei macchinari ha provocato lo spostamento di masse di ghiaccio che – secondo la Direzione Generale delle Acque del Cile – hanno diminuito il volume della loro massa tra il 56% e il 70%.
Questi tre ghiacciai millenari, insieme ai molti altri della regione, sono fondamentali per la vita nelle aride valli sottostanti e permettono alle comunità che popolano queste aree di svolgere la loro attività agricola (unica risorsa di sostentamento).

La multinazionale ha comunicato che presenterà alla Commissione Medio Ambiente cilena un piano (Piano per la gestione dei Ghiacciai), che prevede lo spostamento di circa 25 ettari di ghiacciai a due chilometri di distanza dalla zona dove sorgerà la miniera, utilizzando bulldozer ed esplosivi. Oltre a questa geniale proposta si aggiunge poi la stima sul consumo di acqua, circa 370 lt/s, da parte dei futuri impianti di estrazione, in una regione per l'appunto già caratterizzata dalla scarsità d'acqua. Infine l'ecosistema e le falde acquifere dell'area sarebbero distrutte grazie alla tecnica della lisciviazione che estrae l’oro e dall’argento da materiali inerti usando getti di acqua sparati sulle rocce, in cui è stato disciolto cianuro e arsenico.

L'area violentata dalla Barrick Gold fa parte del territorio ancestrale dei Diaguita, popolo di circa 80mila persone che vivono solo di agricoltura, come gli altri cileni ed argentini che vivono nelle valli sottostanti ai tre ghiacciai. L'apertura della miniera distruggerà tutto e si profila un disastro umanitario ed ambientale incalcolabile.

http://www.noapascualama.org/

sabato 6 giugno 2009

Arrestati quattro 'represores'

I primi giorni di maggio in Argentina sono stati arrestati i 'represores' Juan Carlos Gerardi, Roberto Julio Rossin, Alejandro Puertas e Hector Maldonado che operarono nel periodo della dittatura militare a nord di Buenos Aires.
Gerardi, che era il comandante del gruppo in quanto ex Prefetto Navale, e gli altri tre arrestati sono stati condotti nel penitenziario di Marcos Paz; manca all'appello un altro 'represore', Josè Luis Porchetto, perché morto recentemente.

Luis Alen, alto dirigente del dipartimento dei Diritti umani argentino, ha deciso di far istanza al tribunale argentino per includere lo Stato come parte civile nel procedimento in atto. Nel procedimento si indaga sulla sparizione e l'omicidio di Mastinu e del suo collega sindacalista Marras, insieme ad altri 320 casi.

I cinque devono scontare una pena a 24 di reclusione che fu inflitta alla fine del 2000 dalla Corte d'Appello di Roma, confermata poi nel 2003 dalla Cassazione, per il sequestro, tortura e omicidio, avvenuta nel 1976, del sindacalista argentino di nazionalità italiana Martino Mastinu.
Il fermo da parte delle autorità Argentine è arrivato dopo 5 anni dalla richiesta italiana di arresto e di successiva estradizione

giovedì 4 giugno 2009

Le fumigazioni di glifosfato in Colombia

Nel nord della Colombia e più precisamente nella area del Norte de Santander (confine con il Venezuela) sono riprese e con forte intensità la fumigazioni con il glifosfato; questo potente pesticida viene utilizzato dal governo colombiano per sradicare le coltivazioni di coca ma anche per sgomberare aree strategiche sia dal punto di vista della guerra alle Farc ed Eln, sia dal punto di vista economico.
L'Asociación Campesina del Catatumbo (Ascamcat - Colombiana) denuncia che il 23 aprile del 2009 dopo una breve ricognizione da parte di aerei della polizia antidroga è iniziata l'ondata di fumigazioni che è durata più di sette ore in cui sono stati inondati aree nello sia stato colombiano che in quello venezuelano. Le piantagioni colpite non sono solo quelle di coca ma anche campi di patate, platano, yucca (tutti prodotti che stanno alla base dell'alimentazione della popolazione della zona). Il punto da sottolineare è quello che gli aerei utilizzati dal governo colombiano hanno fumigato piantagioni illecite ma soprattutto piantagioni lecite ed i villaggi della provincia di Versalles; le fumigazioni oltre ad inondare i campi hanno, successivamente, anche contaminato le acque dei fiumi Orú e Catatumbo, che sfociano del lago Maracaibo.
La denuncia de la Ascamcat continua affermando che i giorni successivi il trattamento con il glifosfato è continuato e si è esteso ai municipi di Bocas de Orú, di San Isidro, di Filo Gringo, di El Tarra, di El Suspiro, di San Juancito e di Teorema.

La situazione è molto preoccupante perché le fumigazioni rendono le condizioni di vita dei contadini impossibili dato che distruggono le colture, rendendo la terre sterile per più di sette anni, oltre ad intossicare la popolazione che viene a contatto con il glifosfato. Gli studi sulle persone intossicate dal glifosfato hanno rilevato lesioni alle ghiandole salivali, infiammazioni gastriche, danni genetici, disturbi all'apparato riproduttivo e possibili effetti cancerogeni.
La perdita delle colture non porta altro che all'abbandono dei campi ed a aumentare il numero degli sfollati interni, secondo l'ultima statistica dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati in Colombia ci sono 4.300.000 di sfollati interni (desplazados). Le fumigazioni non sono la sola causa che fa aumentare i desplazados oltre a questo si sommano i combattimenti tra esercito e paracos da una parte e Farc e Eln dall'altra, la miseria e le malattie.

lunedì 1 giugno 2009

Ecuador e Cuba produrranno farmaci generici

Il presidente ecuadoriano Rafael Correa nel suo viaggio a Cuba del gennaio 2009 ha sottoscritto un accordo con Raul Castro per la cooperazione e lo sviluppo dell'ambito delle biotecnologie e della farmaceutica.
A distanza di alcuni mesi questo accordo produce il primo frutto; i primi giorni di maggio è stata costituita una società che distribuirà in Ecuador, a partire da fine estate, i medicinali generici prodotti a Cuba.
Questa società al 50% ecuadoriana ed al 50% cubana dovrà soddisfare circa il 40% della popolazione del paese andino che ancora non ha un semplice accesso alle cure mediche a causa delle aree difficili da raggiungere, ma soprattutto per il costo elevato di tutti i medicinali prodotti dalle multinazionali.

La seconda tappa dell'accordo prevede la costruzione di uno stabilimento in Ecuador in cui si potrà produrre i farmaci necessari alla popolazione locale grazie anche al supporto tecnologico e scientifico che metterà a disposizione Cuba.
Il Ministero della Salute cubano ha prodotto un elenco di 866 medicinali che vengono utilizzati sull'isola della Rivoluzione e di cui 537 sono prodotti a Cuba per merito delle ricerche degli scienziati e ricercatori locali.
I dati del Ministero cubano che ha monitorato la produzione di farmaci a Cuba, dati comprovati dal OMS, ha visto aumentare la produzione nel 2007 del 25% e soprattutto ha introdotto 25 nuovi farmaci che sono andati a soppiantare quelli prodotti dalle multinazionali.