venerdì 30 novembre 2007

Banco del Sur

In sud America ed in altre aree del mondo qualcosa di interessante e importante sta avvenendo nelle alleanze economiche e politiche ma i "liberi" organi di informazione occidentali non ne parlano. In Asia nel 2000 è nato il progetto Chiang Mai per lo sviluppo e la cooperazione economica regionale che dovrebbe riuscire a rendere indipendente l'area dal controllo della Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.

In Sud America sette paesi (Venezuela, Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Paraguay e Uruguay) hanno fondato il Banco del Sur con la chiara ed esplicita intenzione di poter dare un'alternativa al Fondo Monetario Intenazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM). Da alcuni anni a questa parte il due istituti internazionale hanno perso una parte della loro influenza a livello mondiale e soprattutto nel continente Sud americano. L'influenza economica e politica è scemata perchè alcuni paesi come Argentina e Venezuela hanno pagato i loro debiti con i due istituti di credito che in passato hanno portato l'Argentina alla bancarotta ed il Venezuela molto vicino, oltre che appoggiare il golpe del 2002 sempre in Venezuela.

Il 3 novembre 2007 i sette paesi fondatori del Banco del Sur si sono ritrovati per dare vita al progetto promosso da Hugo Chavez nel 2004 per la formazione di un'Ente per lo sviluppo e l'integrazione regionale sudamericana.

La finalità è quello di smarcarsi e rendersi indipendenti dal controllo del BM e del FMI con la gestione del credito affidata a questo nuovo Ente multilaterale in cui molto probabilmente, per dare un'ulteriore forte segnale, i prestiti non saranno erogati in dollari ma in un'altra valuta che verrà definita all'atto della fondazione dell'Ente.

Alcune caratteristiche sono già state definite nei vari accordi che hanno portato alla vigilia della nascita del Banco del Sur il 3 novembre a Caracas. Caracas sarà la sede principale della Banca che avrà due distaccamenti a Buenos Aires e La Paz; la Banca inizierà le sue attività prima del marzo 2008, quindi per tale data avrà già definitp la propria organizzazione giuridica, amministrativa e finanziaria. Ogni paese membro avrà un numero di azioni uguali ed il capitale iniziale sarà di 5 mila milioni di euro

I futuri prestiti verranno erogati per le imprese statali ma si pensa di finanziare, seppur in parte, anche grandi progetti privati di interesse pubblico, come il Gasdotto del Sud.

Le reazioni alla creazione di questo nuovo organo gestito interamente da paesi Latino Americani non si sono attese per molto e la BM, sempre molto prudente e pacata nelle sue dichiarazioni, ha affermato che la nuova struttura è solo un doppione della struttura che già esiste ed opera nell'area; anche gli USA hanno sottoscritto il comunicato della BM dato che ne sono i maggiori contribuenti, che così si vedono sfuggire il controllo economico/politico sul Sud america, da sempre considerato il proprio giardino.

L'economista argentina Claudia Kantz, esperta conoscitrice del credito a società private, ha ricordato che "garantire il credito al settore pubblico, al settore cooperativo con finalità sociali è la base costitutiva dell'organo regionale che i sette Stati Sudamericani stanno per fondare: il FMI e BM non si sono mai preoccupati di sostenere questo settore, anzi hanno cercato sempre di facilitare gli investimenti delle grandi multinazionali nord americane".

Con la costituzione del Banco del Sur finalmente è nato un organo di aiuto sovranazionale gestito dalle nazioni in cui dovrà operare, con le finalità di finanziare lo sviluppo economico e sociale. Favorire l'integrazione equilibrata tra i paesi membri favorendo un'equa distribuzione degli investimenti all'interno dell'area e riducendo le disparità esistenti. Investire nei progetti pubblici e privati nell'America Latina dato che non ci saranno partecipazioni dall'estero, ed infine creare le condizioni per una forte autonomia economica del Sud America che in futuro porti alla creazione de "la Unión de Naciones Sudamericanas" (Unasur). Forse le reazioni indignate e preoccupate della Banca Mondiale e degli Stati Uniti sono dettate dalla natura di uguaglianza e sviluppo per cui è nato il Banco del Sur e contro cui hanno lottato per poter far rimanere il Latino America il loro giardino?

sabato 24 novembre 2007

Ergastolo confermato al generale Hugo Salas Wenzel

La Corte Suprema ha confermato l'ergastolo all'ex capo dei servizi segreti del regime di Augusto Pinochet ed altri 14 militari ai suoi ordini. Il generale Hugo Salas Wenzel, capo dei servizi segreti cileni (Cni), nel 1987 ordinò di uccidere i 12 membri del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez per rappresaglia contro il fallito attentato al dittatore Pinochet che avevano pianificato e messo in atto nel settembre del 1986. I servizi segreti incarcerarono i 12 Frontisti e li uccisero a sangue freddo. Trovati i corpi dei 12 militanti, i militari furono accusati del loro omicidio ma la junta militar cilena iniziò a sostenere la tesi che gli oppositori del regime fossero morti in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza; sfortunatamente per il generale ed i suoi scagnozzi un'indagine avviata successivamente e dopo molte difficoltà, omertà e depistaggi riuscì a provare che i 12 membri del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez erano stati arrestati e uccisi a sangue freddo.
Il generale Hugo Salas Wenzel è stato condannato all'inizio di quest'anno ma subito dopo è stato scarcerato nell'attesa che iniziasse il processo di appello. Nel settembre di questo anno la Corte Suprema ha scritto una pagina fondamentale per la storia del Cile e del diritto Cileno alla giustizia ratificando la condanna del generale all'unanimità, ed aumentando la pena a 20 anni per il maggiore Alvaro Corbalan Castilla, e ad 8 anni per l'ufficiale Emilio Neira. Degli altri partecipanti alla cattura ed esecuzione dei Frontisti solo 5 militari saranno reclusi mentre i restanti 7 usufruiranno di pene alternative o sconti di pena
Sempre la Corte Suprema ha imposto alle autorità cilene un risarcimento ai familiari delle vittime di 600 mila euro.
Ricordo che negli anni della dittatura di Pinochet, dal 1973 al 1990, secondo le indagini della Commissione Valech (Commissione di inchiesta del governo cileno per la difesa dei diritti umani) pubblicate nel gennaio 2005, furono almeno 30 mila le persone sottoposte a tortura fisica e psicologica. Furono uccisi 3 mila oppositori del regime o presunti tali.
La giustizia Cilena seppur lentamente, osteggiata dalla parte conservatrice del paese (che ha prosperato e si è arricchito durante la dittatura) e nelle difficoltà che incontra quotidianamente sta cercando di chiudere una delle pagine più atroci della storia recente con i processi che portino alla condanna dei responsabili dei massacri e delle torture avvenute nell'era buia di Pinochet.

mercoledì 21 novembre 2007

A 10 anni dal massacro di Acteal

Il villaggio Acteal si trova a circa un'ora e mezzo di auto da San Cristobal e prima del 1997 era una un piccolo villaggio di 471 abitanti. Durante le migrazioni del 1997 causate dall'aumento delle scorribande di gruppi paramilitari, legati ai latifondisti, contro i contadini indigeni si rifugiarono 52 famiglie di zapatisti e circa 540 persone appartenenti a Las Abejas. Le due comunità crearono due campi distinti ma confinanti e con gli aiuti umanitari della Croce Rossa e di altre organizzazioni internazionali riuscirono a sopravvivere.
Las Abejas è un'organizzazione legata alla diocesi di San Cristobal e sostiene le famiglie di diverse comunità indigene locali che si riunirono per protestare contro l'ingiusto e arbitrario arresto di 5 contadini accusati della morte di un latifondista. Con l'insurrezione del EZLN la comunità si schierò con l'esercito Zapatista ma ne condannò da subito la scelta di imbracciare le armi; la loro forma di protesta è del tutto pacifica e si attua con marce, processioni, preghiere collettive e digiuni.

Il 22 dicembre del 1997 furono assassinati 45 indigeni, 7 delle 21 donne uccise erano incinte ed i loro bimbi furono trovati a terra lontano dal grembo materno, mentre erano riuniti in una chiesa in preghiera da un gruppo di paramilitari, si pensa del gruppo Máscara Roja, che si trovavano in zona per opporsi all'esercito del EZLN. La mattanza durò 7 ore e, cosa ancora più sconvolgente, a meno di 200 metri da un presidio di polizia. Alcune persone riuscirono a fuggire e provarono a chiamare in soccorso l'esercito del EZLN e altri abitanti della zona ma l'unico effetto che sortì fu quello di vedere alcune camionette della polizia che portavano in "salvo" i paramilitari dai corpi crivellati dai loro AK-47 o M-16.

La giustizia messicana dopo 10 anni dal massacro ha condannato 82 persone con pene che sommate tra loro arrivano a mala pena a 75 anni di carcere, che nessuno degli imputati conoscerà mai perché legati a doppia corda con esercito, polizia e politici messicani. L'associazione Frayba (http://www.frayba.org.mx/index.php?hl=en) che si occupa di diritti umani ha presentato ricorso per la sentenza farsa che il tribunale messicano ha emesso.
Dopo tutti questi anni il conflitto in Chiapas è sempre vivo e si è inasprito grazie alla guerra a bassa intensità che i gruppi armati attuano giorno dopo giorno. Il massacro di Acteal è uno degli innumerevoli episodi di attacchi che le popolazioni indigene del Chiapas subiscono da parte di paramilitari che si fanno promotori della guerra a bassa intensità. I paramilitari che operano nella zona sono addestrati, dall'esercito Messicano o da agenti Statunitensi che supportano l'esercito, per compiere rapidamente massacri e fughe in modo da non poter capire quale possa essere il loro prossimo bersaglio, e a causa di questi loro caratteristica le popolazioni subiscono anche una forte pressione psicologica.

Oggi ad Acteal non vive quasi più nessuno ma vi è una bellissima ed angosciante scultura donata da un artista norvegese che raffigura i volti delle vittime del massacro in una colonna: "La colonna dell'Infamia" che deve ricordarci gli innocenti massacrati ma anche il diritto alla giustizia ed alla pace che ognuno di noi ha.

martedì 13 novembre 2007

Un forte colpo alla democrazia in Costa Rica

Domenica 8 ottobre 2007 si è svolto il referendum in Costa Rica per approvare il Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli USA, che propone di eliminare o ridurre le barriere commerciali tra tutte le nazioni delle Americhe. L'obiettivo principe di questo trattato è quello di garantire e proteggere gli investimenti esteri ; così si stabiliscono dei forti limiti a ciò che i paesi destinatari possono richiedere alle imprese straniere in caso di investimenti nel loro paese. Un esempio può essere quello di non poter obbligare una società straniera ad utilizzare mano d'opera nazionale, materie prime locali e/o reinvestire i loro profitti nel paese dove si insediano. In aggiunta, se uno Stato pregiudica o ostacola un investimento estero, dovrà pagare all'impresa un indennizzo non solamente per l'investimento da questa realizzato, ma anche per i futuri profitti persi. Una società che creda di essere stata danneggiata da una legge di un paese può citare,di fronte a un arbitrato internazionale,tale paese a giudizio; infine alle decisione dell'arbitrato internazionale non possono assistere nè la società civile nè la stampa. Il grave pericolo consiste nel fatto che il contenuto del trattato non si limita a regolare il commercio ma si estende a ben altri temi come i servizi, la proprietà intellettuale e gli acquisti dello Stato. Infine c'è un piccolo punto che rende il trattato sospetto, ed è quello di poter essere accettato o rifiutato dai paesi a cui viene proposto dagli USA e non modificato; con questa condizione si hanno due trattamenti diversi tra chi lo propone e che lo subisce. Lo stato che lo propone detta le regole e non liberalizza lo scambio di merci o elimina le dogane con lo stato che lo subisce, ma pone dei limiti di importazione da quest'ultimo, mentre il promotore è libero di esportare quanto e cosa desidera. Per cui si può concludere che lo stato che accetta il Trattato di Libero Commercio diviene una nuova colonia perché:
  • la piccola industria non potrà sopravvivere perché non potrà mai sopportare la concorrenza di grandi industrie protette da un impero -la proprietà intellettuale sarà negata perché sarà brevettato tutto il possibile per avere il monopolio di vendita di qualunque prodotto. Per esempio i contadini saranno obbligati a pagare e consumare i semi transgenici prodotti negli USA e dannosi per l'ambiente e l'uomo.
  • I laboratori farmaceutici non potranno creare medicine generiche i cui componenti si trovano disponibili sul mercato; ma la popolazione sarà costretta ad acquistare i farmaci a prezzi maggiori ma di marca e brevettati dalle corporazioni multinazionali.
Mentre lo stato che si rifiuti di accettare il TLC subisce ritorsioni economiche che iniziano con il blocco dei finanziamenti fino ad arrivare ad un vero e proprio embargo commerciale. Ritornando al voto in Costa Rica le irregolarità che hanno minato la democrazia di questo piccolo stato Centro Americano sono iniziate prima del 8 ottobre e cioè in campagna elettorale. Il governo ha intimidito la popolazione con campagne mediatiche, pagate da Washington, in cui si annunciavano conseguenze nefaste per il paese e per l'economia. Gli organi di informazione sono stati pagati profumatamente per mettere in luce solamente i vantaggi del TLC e non per dare la giusta informazione alla popolazione o allo schieramento del NO. Il governo ha poi violato la norma del silenzio che proibisce di fare propagande elettorale due giorni prima della data del voto. C'è stata anche l'inusuale ingerenza degli Stati Uniti, che con un comunicato firmato dal presidente George W.Bush, ha intimato di cancellare San José dall'Iniziativa della Conca del Caribe nel caso fosse stato rifiutato l'accordo commerciale con Washington. Il giorno delle votazioni si sono registrate intimidazioni agli elettori che si recavano alle urne fino all'acquisto del voto! Varie associazioni che si battono contro il TLC hanno fatto ricorso al Tribunale Supremo delle Elezioni ma il silenzio che hanno avuto come risposta rende intuibile la loro complicità di fronte a queste violazioni. Lo spoglio delle schede sembra aver registrato delle anomalie ma non ci sono prove concrete per dimostrarlo, solo congetture e sospetti; così il fronte del SI al Trattato di libero Commercio ha strappato dopo varie pressioni e ingerenze il 51,6%, e il popolo del Costa Rica ha ratificato il TLC. L'unica cosa che adesso possiamo sperare è che il Tribunale Supremo delle Elezioni si pronunci a favore di chi ha esposto il problema e si possa votare nuovamente seguendo le regole; inoltre speriamo che tutti i movimenti sociali del continente Latino Americano continuino a lottare ed a scontrarsi contro il TLC neoliberista che affossa gli stati invece di aiutarli a svilupparsi

venerdì 9 novembre 2007

Elezioni in Guatemala

Il 4 Novembre in Guatemala si è svolto il ballottaggio per l'elezione del presidente della repubblica centro americana; i due canditati erano Alvaro Colom Unidad Nacional de la Esperanza (UNE, Socialdemocratico) ed il generale in pensione Pérez Molina, del Partido Patriota (PP, Destra).
Pérez Molina è un ex generale che ha frequentato la famigerata Scuola della Americhe da cui provengono i massimi esponenti della repressione che hanno solcato il continente latino americano; ha partecipato nel
1996 ai negoziati per porre fine alla guerra civile che imperversava da 30 anni nel paese. Durante la guerra civile e più precisamente negli anni '80 è stato accusato di non aver rispettato i diritti umani dei guerriglieri che combatteva. Nel 2000 ha abbandonato la carriera militare e poco dopo ha fondato il partito Patriota con il motto Mano dura, cabeza y corazón (pugno di ferro, cervello e cuore) per combattere la povertà e la criminalità del paese.
Alvaro Colom è il fratello maggiore dell'ex sindaco di Città del Guatemala che nel 1979 fu ucciso dai militari dopo aver creato un partito politico; dopo la laurea in ingegneria divenne il direttore del Fondo Nacional para la Paz (Fondo nazionale per la pace) e vice ministro dell'economia. Nel 2003 si presentò alla elezioni presidenziali ma fu sconfitto da Óscar Berger al ballottaggio. Il programma del suo governo si possono riassumere in 5 punti: lotta alla disoccupazione, lotta alla corruzione, lotta alla povertà (sia dal lato economico che culturale) , stabilità del paese e crescita economica o come riassume Colom "Trasformare il Guatemala".
La campagna elettorale che ha portato i due candidati al ballottaggio è stata segnata da numerose violenze ed intimidazioni, 55 persone vicine ai partiti della sinistra sono state assassinate ed ancora la polizia non ha un'idea di chi le abbia uccise, o meglio ancora cerca di affossare le indagini.
Il Sabato prima delle elezioni sono state rubate le schede per le votazioni per cui si pensa che ci possono essere dei brogli.
Nella notte tra il 4 ed il 5 novembre il Tribunal Supremo Electoral
(TSE) ha proclamato Alvaro Colom nuovo presidente del Guatemala con il 52% dei voti; il candidato uscito sconfitto ha riconosciuto la sua sconfitta e non si è appellato a nessuna congiura o broglio elettorale, come tanto si temeva alla vigilia del voto dato che la campagna elettorale ne aveva gettate le basi.
Le prime parole del neo presidente sono state un auspicio per il futuro in cui la politica sia indipendente dal militarismo, che fino ad oggi ha influenzato, ed in alcuni casi guidato, la politica.
Il primo nodo da risolvere, adesso che il Guatemala ha il primo presidente socialdemocratico della sua storia, è l'unità di intenti dei partiti che compongono la coalizione di governo che dovranno lavorare per realizzare il programma composto da pochi punti ma di grande difficoltà ed importanza.
Il Guatemala non deve essere "trasformato" come afferma Colom ma deve essere rifondato partendo dalla sua struttura sociale, che ancora rimane basata su un modello semi-feudale di latifondo, che mantiene il sistema delle classi e che alimenta il razzismo e la discriminazione. Lo stato è debole, e la politica fiscale è in mano ad una "cupola" composta da Comité Coordinador de Asociaciones Agrícolas, Comerciales, Industriales y Financieras (CACIF) e dai militari; per cui nel momento in cui Colom cercherà, se tenterà, di modificare la politica fiscale del paese, si scontrerà con questa "cupola" come è accaduto ad alcuni suoi predecessori. La politica economica dello stato deve, e ribadisco deve, essere modificata perché se così non sarà il Guatemala rimarrà uno stato oligarchico ed escludente.
Partendo dalla lotta alla povertà che uccide ancora troppi bambini, e che continua a creare emarginati perché non hanno un'istruzione ed un'assistenza sanitaria adeguata.
Ci sono due grandi incognite che provengono dalle promesse fattein campagna elettorale. La prima è la messa in moto di un processo di pacificazione interna dopo che il Guatemala ha vissuto circa 30 anni di guerra civile, per cui si dovranno istruire i processi contro coloro che hanno abusato dei loro poteri e/o hanno calpestato i diritti civili della popolazione oltre ad analizzare le cause che hanno portato al conflitto. Anche perché dopo il conflitto la giunta militare è stata sostituita da un governo civile che non ha modificato il modo di governare il paese ma ha fatto ricorso alla forza ed alla violenza.
L'altra incognita è il Trattato di Libero Commercio (TLC) che è stato stipulato con gli USA che rischia di stritolare la piccola economia del paese che non può sostenere la concorrenza delle aziende statunitensi.
La speranza è quella che il neo presidente che si insedierà nel 2008 riesca a mantenere i propositi espressi in campagna elettorale cercando di lavorare per il paese che deve uscire da un lungo periodo buio; la società guatemalteca si aspetta un netto cambio di rotta nella politica sociale del paese che ridia speranza alle persone che fino a poco tempo fa sono state ignorate se non addirittura vessate dalla politica!

domenica 4 novembre 2007

Perché la protesta Cilena

A metà settembre una parte degli abitanti di Santiago sono scesi per le strade a protestare contro il governo non proprio socialista che sta proteggendo e sta dando impunità ai militari complici del genocidio della dittatura di Pinochet.
Il governo attuale non sta mantenendo quello che aveva promesso in campagna elettorale; il programma era chiaro giustizia contro i crimini della dittatura, equità sociale, aiuto alle fasce della popolazione più povere e la garanzia di una sanità ed una educazione di base per tutta la popolazione.
Per quanto riguarda l'educazione è da sottolineare l'interessante accordo tra lo stato cileno e Microsoft che da il monopolio del mondo informatico statale alla Corporazione di Bill Gates (per maggiori informazioni rimando al link http://www.gennarocarotenuto.it/public/post/colpo-di-stato-digitale-in-cile-michelle-bachelet-svende-il-paese-alla-microsoft-1220.asp).
La protesta si è velocemente estesa su tutto il territorio e rappresenta la voglia ed il bisogno di giustizia e piena democrazia che il popolo cileno ha aspetta da molto, attende da 35 anni 17 anni di tirannia (1973-1989) e 17 di frustrazione (1990-2007) con i vari governi di transizione che poco, anzi nulla, hanno fatto per dare giustizia ad un popolo vessato dalla dittatura e da un modello economico che li ha ridotti alla fame.
La protesta attuale lotta contro l'ingiustizia sociale e l'altissimo grado di disuguaglianza che esiste nel paese. Le manifestazioni contro l'immobilismo del governo "socialista" della signora Bachelet mettono alla luce i 35 anni di immobilismo dalla dittatura al governo socialista non sembra che sia cambiato gran che anche perché la signora Bachelet, figlia di un generale giustiziato dal dittatore Pinochet, adotta i metodi che sono stati del periodo più buio del suo paese reprimendo con i carabineros le manifestazioni che hanno richiamato sempre più folla. Alla fine di questa massiccia repressione si contano 650 arresti e circa 100 feriti negli scontri con i carabineros.
Questo è il nuovo progetto politico del governo socialista tanto sbandierato in campagna elettorale contro l'oligarchia militare della destra?
Per fortuna ancora oggi a distanza di molti, troppi anni, i cileni hanno voglia di riprendersi il rispetto e la giustizia che ancora tarda ad arrivare anche se si aspettava dal governo Bachelet il rispetto del programma presentato per le elezioni ma per adesso così non è. Forse gli scranni del parlamento di Santiago hanno contagiato il nuovo governo con i germi dei vecchi regimi?