In Guatema1a la Union Fenosa, società spagnola che fornisce l'energia elettrica a tutto il paese centro americano, continua da circa due anni a bloccare l'erogazione dell'energia ai cittadini del dipartimento di San Marcos.
La Union Fenosa, partecipata anche da Eni e dalla spagnola Acs, opera in Guatemala dal 1998 anno in cui furono privatizzati numerosi servizi pubblici dal governo del presidente Alvaro Arzù.
La società spagnola controlla l'erogazione dell'energia elettrica in 20 dei 22 municipi del Paese grazia alla creazione di due municipalizzate fantoccio (la Deocsa che copre l'area ovest del Paese e la Deorsa per quella est) interamente controllate interamente dalla Union Fenosa. La creazione di queste due municipalizzate è servita solamente per non far aprire indagini da parte del antitrust per posizione dominante del mercato.
Da quando ha iniziato ad operare nel paese centro americano la Società spagnola ha via via gonfiato ingiustificatamente le bollette energetiche a danno degli utenti. A dimostrazione di questo vi è una sentenza dalla Corte Costituzionale nazionale che nel 2004 condannò la Union Fenosa a risarcire gli utenti con circa 200 milioni di euro perché colpevole di aver gonfiato in modo illegittimo le bollette.
All'inizio del 2009 si è levata la protesta dei cittadini del dipartimento di San Marcos che hanno presentato numerose (circa 91.000 in sei mesi) denuncie alla Commissione Nazionale dell'Energia che segnalavano moltissime infrazioni commesse dall'azienda spagnola. I cittadini contestavano le altissime tariffe e l'immobilismo dei funzionari statali davanti ai reclami. Immobilismo che ha portato i cittadini di San Marcos a chiedere chiedere l'espulsione di Deocsa dal Paese, la nazionalizzazione del settore energetico e la riforma della Legge sull'elettricità.
Davanti a queste azioni la Union Fenosa ha replicato con la sospensione dell'erogazione dei propri servizi il 15 dicembre del 2009 creando gravissimi disagi tra cui la perdita di 45 mila vaccini destinati ai bambini e conservati negli ospedali e nei centri di salute del dipartimento di San Marcos.
Con il blocco dell'energia elettrica la popolazione coinvolta iniziò la sua protesta che sfociò nel blocco dei pagamenti, alcune associazioni Frena (Frente de Defensa de los Recursos Naturales y derechos de los pueblos) appoggiarono la protesta dando anche assistenza legale alle vittime della Union Fenesa.
Dall'inizio della protesta si sono verificati anche molte violenze; la presidentessa Evelinda Ramirez del Frena è stata uccisa insieme ad altri tre membri del Frente de Defensa, il 13 gennaio 2010, dopo una riunione con i comitati cittadini che si oppongono alle scelte della Union Fenosa. Il 24 ottobre del 2009 Victor Galvez, uno dei leader degli oppositori, è stato assassinato con trentacinque colpi di mitra, alcuni giorni dopo anche Octavio Roblero, vicepresidente del Frena, è stato ucciso da numerosi colpi di pistola ed infine anche il cognato di Galvez, anche lui leadere degli oppositori, è morto in un agguato il 17 febbraio 2010.
Le violenze che hanno subito le popolazioni che lottano per veder riconoscere i propri diritti contro la multinazionale spagnola non sono riconducibili ad essa a causa della mancanza di prove ma analizzando obbiettivamente i fatti sembra palese il coinvolgimento della Union Fenosa che grazie alla sua forza economica e politica continua a dettare le regole in Guatemala anche grazie al presidente Alvaro Colom che non ha mai smesso di essere succube delle grandi multinazionali straniere.
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