Il 31 maggio 2010 lo stato d'emergenza proclamato dal governo del Paraguay, per sgominare il gruppo guerrigliero Epp (Ejercito Pueblo Paraguayo) nelle province del nord, è decaduto è stato sciolto.
Lo stato di emergenza non ha prodotto i risultati sperati; l'afflusso massiccio di polizia e di militari nelle province del nord non ha portato a nessun importante arresto tra le fila del EPP e non ha indebolito il gruppo guerrigliero.
Sia il governo che molti analisti politici affermano che un effetto positivo si è avuto ed è stato la forte diminuzione delle attività del EPP e delle organizzazioni criminali dedite al traffico di droga, armi, al riciclaggio del denaro sporco.
Lo stato d'emergenza a causa della massiccia presenza dell'esercito e della polizia ha aumentato la tensione nelle comunità. I sindacati ed i movimenti sociali hanno subito affermato che si trattava di una nuova militarizzazione del paese e che l'uso dell'esercito è stata semplicemente uno spot mediatico ed inoltre i campesinos del nord del paese sono stati posti in cattiva luce perché sono stati fatti passare come fiancheggiatori dell'Epp.
Il governo sta mettendo a punto una legge che permetta ai militari di rimanere nelle provincie anche se lo stato di emergenza ormai è concluso; per Andres Ramirez , uno dei maggiori avvocati dei diritti umani del Paraguay, ha affermato: "Fare in modo che i militari restino per le strade delle città e dei villaggi del nord del Paese senza autorizzazioni da parte del Congresso sarà come tornare a uno stato d'emergenza legale. Sarà come tornare indietro. L'esercito del Paraguay tornerà ad essere un esercito di occupazione che punterà le armi contro i suoi stessi concittadini".
Sfortunatamente in Paraguay la popolazione non denuncia i guerriglieri non perché li appoggia e ne condivide gli ideali ma solo perché non esiste una piena fiducia nel governo e di conseguenza nella politica; e fino a quando i politici continueranno a militarizzare il paese questa tanto agognata fiducia non si riuscirà ad avere.
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