Il 27 giugno del 1973 in Uruguay il decreto 464 del Presidente Juan Maria Bordaberry, eletto nel 1971 nel Partido Colorado, scioglieva le Camere legislative e creava il Consiglio di Stato; contemporaneamente un gran numero di militari presidiava i punti strategici di Montevideo e prendeva possesso delle televisioni, radio e redazioni dei giornali.
Molti manifestanti scesero nelle piazze delle città guidati dalla Convención Nacional de Trabajadores (CNT) che che indisse uno sciopero generale per appoggiare le proteste contro lo scioglimento delle Camere.
La risposta allo sciopero fu la messa al bando dei sindacati; molti sindacalisti furono arrestati insieme a militanti politici che si opponevano al decreto 464 ed alla censura del media. Da quel giorno furono incarcerati moltissimi sindacalisti, studenti ed attivisti politici; questo clima politico obbligò molti uruguaiani a lasciare il paese ed ai prigionieri politici, a cui fu impedito di lasciare il paese, fu vietato ogni contatto con l'esterno dei centri di detenzione. I colloqui con avvocati ed i familiari furono vietati, nella stragrande maggioranza dei casi le famiglie non sapevano i motivi dei fermi, i prigionieri vennero anche sottoposti a crudeli torture che spesso portavano alla morte.
Questo è il quadro storico ricostruito dal giudice Mariana Mota che ha processato e condannato il dittatore Juan Maria Bordaberry a 30 anni per attentato alla Costituzione (è il primo condannato per il reato di attentato alla Costituzione previsto dall'articolo 117 del codice penale), omicidio politico (due persone) e sparizione forzata (nove persone).
Gli omicidi politici è un reato previsto dall'articolo 20 della legge 18.026: "L'omicidio si intende politico quando si uccide una persona per mano di un'agente di Stato o con la sua autorizzazione, appoggio o a acquiescenza, in virtù delle attività o opinioni politiche [...]". In base a questo articolo Juan Maria Bordaberry è stato giudicato colpevole degli omicidi di Fernando Miranda e Ubagesner Chaves Sosa in quanto "funzionario pubblico che gli avrebbe dovuti impedire". e Mentre per quanto riguarda la sparizione forzata di Arpino Vega, Luis Eduardo González González, Juan Manuel Brieba, Carlos Arévalo, Julio Correa Rodríguez, Otermin Montes de Oca, Horacio Gelós Bonilla ed Eduardo Bleier erano tutti attivisti politici desaparecidos tra il 1973 ed il 1976.
Secondo il giudice Mota, Bordaberry "era assolutamente al corrente della violazione dei diritti umani dei suoi concittadini e non fece nulla per evitarlo".
L'avvocato Hebe Martínez Burlé, che dopo la raccolta di oltre 3000 firme, ha promosso la riapertura del procedimento penale contro Bordaberry ha dichiarato che l'ex-dittatore ha il diritto di ricorrere in appello contro la sentenza del giudice Mota "perché oggi ci sono le garanzie che non esistevano quando lui era al potere".
Molti manifestanti scesero nelle piazze delle città guidati dalla Convención Nacional de Trabajadores (CNT) che che indisse uno sciopero generale per appoggiare le proteste contro lo scioglimento delle Camere.
La risposta allo sciopero fu la messa al bando dei sindacati; molti sindacalisti furono arrestati insieme a militanti politici che si opponevano al decreto 464 ed alla censura del media. Da quel giorno furono incarcerati moltissimi sindacalisti, studenti ed attivisti politici; questo clima politico obbligò molti uruguaiani a lasciare il paese ed ai prigionieri politici, a cui fu impedito di lasciare il paese, fu vietato ogni contatto con l'esterno dei centri di detenzione. I colloqui con avvocati ed i familiari furono vietati, nella stragrande maggioranza dei casi le famiglie non sapevano i motivi dei fermi, i prigionieri vennero anche sottoposti a crudeli torture che spesso portavano alla morte.
Questo è il quadro storico ricostruito dal giudice Mariana Mota che ha processato e condannato il dittatore Juan Maria Bordaberry a 30 anni per attentato alla Costituzione (è il primo condannato per il reato di attentato alla Costituzione previsto dall'articolo 117 del codice penale), omicidio politico (due persone) e sparizione forzata (nove persone).
Gli omicidi politici è un reato previsto dall'articolo 20 della legge 18.026: "L'omicidio si intende politico quando si uccide una persona per mano di un'agente di Stato o con la sua autorizzazione, appoggio o a acquiescenza, in virtù delle attività o opinioni politiche [...]". In base a questo articolo Juan Maria Bordaberry è stato giudicato colpevole degli omicidi di Fernando Miranda e Ubagesner Chaves Sosa in quanto "funzionario pubblico che gli avrebbe dovuti impedire". e Mentre per quanto riguarda la sparizione forzata di Arpino Vega, Luis Eduardo González González, Juan Manuel Brieba, Carlos Arévalo, Julio Correa Rodríguez, Otermin Montes de Oca, Horacio Gelós Bonilla ed Eduardo Bleier erano tutti attivisti politici desaparecidos tra il 1973 ed il 1976.
Secondo il giudice Mota, Bordaberry "era assolutamente al corrente della violazione dei diritti umani dei suoi concittadini e non fece nulla per evitarlo".
L'avvocato Hebe Martínez Burlé, che dopo la raccolta di oltre 3000 firme, ha promosso la riapertura del procedimento penale contro Bordaberry ha dichiarato che l'ex-dittatore ha il diritto di ricorrere in appello contro la sentenza del giudice Mota "perché oggi ci sono le garanzie che non esistevano quando lui era al potere".
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