Dopo più di 4 mesi dalla deposizione del Presidente Zelaya da parte delle forze golpiste guidate da Micheletti la trattativa per il ritorno alla democrazia sembra arrivare al suo epilogo.
L'OEA (Organizzazione degli Stati Americani) ha reso pubblico la firma dell'accordo, avvenuta il 29 ottobre 2009, tra le delegazioni del legittimo Presidente Manuel Zelaya e quella del golpista Roberto Micheletti.
(L'accordo prevede che sia il Congresso Nazionale a decidere se reinsediare o no Zelaya come presidente fino alle elezioni presidenziali di fine novembre.)
La soluzione alla stallo che durava da più di un mese, cioè da quando è arrivato a Tegucigalpa il presidente Zelaya che poi si è rifugiato nell'ambasciata brasiliana, si è avuta con l'arrivo del segretario di Stato USA per l'Emisfero occidentale, Thomas Shannon, che ha avuto un incontro con la delegazione golpista la quale ha deciso di accettare le richieste che ha sempre respinto con fermezza.
Roberto Micheletti, il capo dei golpisti, ha deciso di avvallare il piano di pace che gli USA hanno sponsorizzato solo negli ultimi giorni di ottobre. Micheletti ha dichiarato: "Il mio governo ha deciso di appoggiare la proposta di far decidere al parlamento, dopo aver ascoltato la Corte suprema di giustizia, se riportare il potere esecutivo della nostra nazione a prima del 28 giugno."
Shannon dopo aver ottenuto la firma dell'accordo ha affermato:"Gli Stati Uniti accompagneranno l'Honduras fino alle elezioni del 29 novembre"; mentre il segretario di Stato, Clinton, ha commentato: "Voglio rallegrarmi con il popolo del Honduras, così come con il presidente Zelaya e con il signor Micheletti per aver raggiunto questo storico accordo".
L'accordo sottoscritto prevede che sia il parlamento, che vede al suo interno solo deputati che hanno appoggiato il golpe perché gli altri o si sono dimessi o sono stati espulsi, decida se reinsediare o meno Zelaya. Zelaya accettando questo accordo ha riconosciuto un parlamento formato da golpisti.
Dato per scontato che Zelaya verrà reintegrato si formerà un governo di unità nazionale che sarà sciolto dopo le elezioni del 29 novembre, che fino ad alcuni giorni prima della firma dell'accordo erano illegittime per lo stesso Zelaya ma che oggi accettando la guida del governo di unità nazionale le rende "legali". Da tutto ciò si evince che la forma democratica delle elezioni è salva perché si tengono non in presenza di un governo auto proclamato ma di fatto la democrazia viene umiliata.
La speranza per un ritorno alla vera democrazia che porti ad una assemblea costituente, come il popolo desidera ed ha sottolineato resistendo per più di quattro mesi al golpe manifestando pacificamente, è quello che uno dei due candidati alla presidenza Carlos H. Reyes e Cesar Ham, che da subito si sono opposti al golpe, possa vincere il 29 novembre.
La loro vittoria è molto improbabile dato che i quattro candidati Porfirio Lobo Sosa, del Partido Nacional, Elvin Santos, del Partido Liberal, Bernard Martínez, del Partido Innovación y Unidad e Felícito Ávila, della Democracia Cristiana, sono già in campagna elettorale da alcuni mesi oltre ad aver appoggiato i golpisti.
L'OEA (Organizzazione degli Stati Americani) ha reso pubblico la firma dell'accordo, avvenuta il 29 ottobre 2009, tra le delegazioni del legittimo Presidente Manuel Zelaya e quella del golpista Roberto Micheletti.
(L'accordo prevede che sia il Congresso Nazionale a decidere se reinsediare o no Zelaya come presidente fino alle elezioni presidenziali di fine novembre.)
La soluzione alla stallo che durava da più di un mese, cioè da quando è arrivato a Tegucigalpa il presidente Zelaya che poi si è rifugiato nell'ambasciata brasiliana, si è avuta con l'arrivo del segretario di Stato USA per l'Emisfero occidentale, Thomas Shannon, che ha avuto un incontro con la delegazione golpista la quale ha deciso di accettare le richieste che ha sempre respinto con fermezza.
Roberto Micheletti, il capo dei golpisti, ha deciso di avvallare il piano di pace che gli USA hanno sponsorizzato solo negli ultimi giorni di ottobre. Micheletti ha dichiarato: "Il mio governo ha deciso di appoggiare la proposta di far decidere al parlamento, dopo aver ascoltato la Corte suprema di giustizia, se riportare il potere esecutivo della nostra nazione a prima del 28 giugno."
Shannon dopo aver ottenuto la firma dell'accordo ha affermato:"Gli Stati Uniti accompagneranno l'Honduras fino alle elezioni del 29 novembre"; mentre il segretario di Stato, Clinton, ha commentato: "Voglio rallegrarmi con il popolo del Honduras, così come con il presidente Zelaya e con il signor Micheletti per aver raggiunto questo storico accordo".
L'accordo sottoscritto prevede che sia il parlamento, che vede al suo interno solo deputati che hanno appoggiato il golpe perché gli altri o si sono dimessi o sono stati espulsi, decida se reinsediare o meno Zelaya. Zelaya accettando questo accordo ha riconosciuto un parlamento formato da golpisti.
Dato per scontato che Zelaya verrà reintegrato si formerà un governo di unità nazionale che sarà sciolto dopo le elezioni del 29 novembre, che fino ad alcuni giorni prima della firma dell'accordo erano illegittime per lo stesso Zelaya ma che oggi accettando la guida del governo di unità nazionale le rende "legali". Da tutto ciò si evince che la forma democratica delle elezioni è salva perché si tengono non in presenza di un governo auto proclamato ma di fatto la democrazia viene umiliata.
La speranza per un ritorno alla vera democrazia che porti ad una assemblea costituente, come il popolo desidera ed ha sottolineato resistendo per più di quattro mesi al golpe manifestando pacificamente, è quello che uno dei due candidati alla presidenza Carlos H. Reyes e Cesar Ham, che da subito si sono opposti al golpe, possa vincere il 29 novembre.
La loro vittoria è molto improbabile dato che i quattro candidati Porfirio Lobo Sosa, del Partido Nacional, Elvin Santos, del Partido Liberal, Bernard Martínez, del Partido Innovación y Unidad e Felícito Ávila, della Democracia Cristiana, sono già in campagna elettorale da alcuni mesi oltre ad aver appoggiato i golpisti.
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