Le elezioni presidenziali del 26 aprile in Ecuador sono state vinte dal presidente uscente Rafael Correa, che aveva rimesso il proprio mandato dopo soli due anni dalla sua precedente vittoria, dopo che la nuova Costituzione è stata approvata con circa il 54% dei voti.
I due avversari di Correa erano entrambi esponenti della destra. L'ex colonnello Gutierrez, che fu presidente dal 2002 al 2005 quando si dimise per scandali di corruzione, aprì le porte del paese al libero commercio e alle privatizzazioni.
Álvaro Noboa è l'uomo più ricco dell'Ecuador e re del settore bananiero, possiede il Grupo de Empresas Noboa e la Corporación Noboa (multinazionali con interessi in tutto il mondo); è il leader del Partido Renovador Institucional de Acción Nacional (Prian). Noboa puntava molto sulla sua roccaforte, Guayaquil, e basava il suo programma elettorale sulla giustizia sociale, lo sradicamento della povertà e la promessa che tutti gli abitanti potessero raggiungere il benessere.
Correa ha vinto le elezioni al primo turno grazie al cambiamento che è riuscito ad imprimere alla politica del paese in soli due anni di presidenza. Sono da ricordare gli enormi passi avanti nel settore ambientale, la Costituzione con cui sono stati riconosciuti diritti che non esistono in nessun altro paese al mondo, la difesa della regione di Yasuní dall’estrazione petrolifera, le leggi per la regolamentazione del lavoro (le agenzie di lavoro interinale sono state eliminate), l'equiparazione del salario dei lavoratori al costo reale della vita, il riconoscimento dei pieni diritti alle donne, il rafforzamento della sovranità nazionale, sancita anche dallo smantellamento della base nordamericana di Manta, il riconoscimento dei diritti culturali delle comunità ancestrali, l'indipendenza in politica economica dai dogmi del FMI o della Banca Mondiale incrementando la spesa sociale, l'aiuto per la creazione di un industria nazionale, la rinegoziazione dei contratti con le multinazionali estere che depredavano il paese delle sue risorse a prezzi ridicoli, l'estensione dell'obbligo scolastico fino al terzo livello, la copertura medica che lentamente diventerà gratuita ed infine la progettazione per tutte le infrastrutture (centrali idroelettriche, aeroporti, raffinerie, strade) per aiutare il paese nello sviluppo della propria industria.
Il neo presidente dopo i risultati dello scrutinio ha ringraziato tutti gli elettori ed ha aggiunto: "E' chiaro che la destra, i gruppi che sempre hanno dominato questo paese, si sono uniti dietro una candidatura che tanto deprecarono in passato (Gutierrez). È questa la moralità di certi settori di questo paese che privilegiano i loro interessi persino rispetto ai loro stessi principi e alla loro etica. Ma la storia li giudicherà. La stampa, per questa campagna elettorale, si è inventata di tutto, persino un'esplosione di disoccupazione. Contro questa parte di stampa in malafede e corrotta, abbiamo dovuto sempre scontrarci. Questo è un punto fondamentale che rende la nostra vittoria ancor più rilevante. Il popolo ecuadoriano non si è lasciato ingannare e ha portato alla vittoria più splendida degli ultimi cinquant'anni. In un paese dove dal 1996 al 2006 nessun governo democratico ha finito il suo mandato, dove si sono susseguiti sette presidenti, oggi si vince al primo turno. È qualcosa di inedito, compatrioti, abbiamo fatto la storia, insieme abbiamo fatto la storia"
Per l'Ecuador adesso si apre una nuova via, o meglio si continua, su quella che era già stata tracciata dal primo biennio Correa; la partitocrazia che ha dominato il paese negli ultimi venti anni è stata ridimensionata e relegata all'opposizione.
Uno dei prossimi obbiettivi per il futuro, forse il più arduo da raggiungere, della "Revolución Ciudadana" dovrà essere quello di consolidare le idee che Correa incarna cercando di far maturare il cambiamento sociale, solidale e culturale slegandoli dai singoli leader che in futuro si alterneranno facendo germogliare nelle coscienze di ogni singolo cittadino.
I due avversari di Correa erano entrambi esponenti della destra. L'ex colonnello Gutierrez, che fu presidente dal 2002 al 2005 quando si dimise per scandali di corruzione, aprì le porte del paese al libero commercio e alle privatizzazioni.
Álvaro Noboa è l'uomo più ricco dell'Ecuador e re del settore bananiero, possiede il Grupo de Empresas Noboa e la Corporación Noboa (multinazionali con interessi in tutto il mondo); è il leader del Partido Renovador Institucional de Acción Nacional (Prian). Noboa puntava molto sulla sua roccaforte, Guayaquil, e basava il suo programma elettorale sulla giustizia sociale, lo sradicamento della povertà e la promessa che tutti gli abitanti potessero raggiungere il benessere.
Correa ha vinto le elezioni al primo turno grazie al cambiamento che è riuscito ad imprimere alla politica del paese in soli due anni di presidenza. Sono da ricordare gli enormi passi avanti nel settore ambientale, la Costituzione con cui sono stati riconosciuti diritti che non esistono in nessun altro paese al mondo, la difesa della regione di Yasuní dall’estrazione petrolifera, le leggi per la regolamentazione del lavoro (le agenzie di lavoro interinale sono state eliminate), l'equiparazione del salario dei lavoratori al costo reale della vita, il riconoscimento dei pieni diritti alle donne, il rafforzamento della sovranità nazionale, sancita anche dallo smantellamento della base nordamericana di Manta, il riconoscimento dei diritti culturali delle comunità ancestrali, l'indipendenza in politica economica dai dogmi del FMI o della Banca Mondiale incrementando la spesa sociale, l'aiuto per la creazione di un industria nazionale, la rinegoziazione dei contratti con le multinazionali estere che depredavano il paese delle sue risorse a prezzi ridicoli, l'estensione dell'obbligo scolastico fino al terzo livello, la copertura medica che lentamente diventerà gratuita ed infine la progettazione per tutte le infrastrutture (centrali idroelettriche, aeroporti, raffinerie, strade) per aiutare il paese nello sviluppo della propria industria.
Il neo presidente dopo i risultati dello scrutinio ha ringraziato tutti gli elettori ed ha aggiunto: "E' chiaro che la destra, i gruppi che sempre hanno dominato questo paese, si sono uniti dietro una candidatura che tanto deprecarono in passato (Gutierrez). È questa la moralità di certi settori di questo paese che privilegiano i loro interessi persino rispetto ai loro stessi principi e alla loro etica. Ma la storia li giudicherà. La stampa, per questa campagna elettorale, si è inventata di tutto, persino un'esplosione di disoccupazione. Contro questa parte di stampa in malafede e corrotta, abbiamo dovuto sempre scontrarci. Questo è un punto fondamentale che rende la nostra vittoria ancor più rilevante. Il popolo ecuadoriano non si è lasciato ingannare e ha portato alla vittoria più splendida degli ultimi cinquant'anni. In un paese dove dal 1996 al 2006 nessun governo democratico ha finito il suo mandato, dove si sono susseguiti sette presidenti, oggi si vince al primo turno. È qualcosa di inedito, compatrioti, abbiamo fatto la storia, insieme abbiamo fatto la storia"
Per l'Ecuador adesso si apre una nuova via, o meglio si continua, su quella che era già stata tracciata dal primo biennio Correa; la partitocrazia che ha dominato il paese negli ultimi venti anni è stata ridimensionata e relegata all'opposizione.
Uno dei prossimi obbiettivi per il futuro, forse il più arduo da raggiungere, della "Revolución Ciudadana" dovrà essere quello di consolidare le idee che Correa incarna cercando di far maturare il cambiamento sociale, solidale e culturale slegandoli dai singoli leader che in futuro si alterneranno facendo germogliare nelle coscienze di ogni singolo cittadino.
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