Il processo che ha visto protagonista l'ex presidente peruviano Alberto Fujimori (dal 1990 al 2000) è arrivato al suo epilogo il 7 marzo 2009 con la condanna dell'imputato a 25 anni per i capi di imputazione di omicidio e di sequestro aggravato.
Alberto Fujimori detto El Chino, per le suo origini giapponesi, ha guidato il Perù per dieci anni; appena eletto riformò profondamente il paese con un programma economico neo-liberale che vide triplicare il prezzo dei prodotti di prima necessità dalla sera alla mattina; molte società entrarono in crisi ed iniziarono a licenziare i dipendenti ed il governo per "snellire" la pubblica amministrazione licenziò circa 2/3 dei dipendenti pubblici. Le riforme del governo Fujimori furono ribattezzate Fujichock.
Grazie alla sconsiderata politica di Fujimori il Perù conobbe la fame ed iniziò ad una forte emigrazione all'estero delle classi più povere.
Trascorsi due anni dalla sua elezione, il suo esecutivo attraversava un periodo di forte crisi, dettato anche dal conflitto interno con il gruppo maoista di Sendero Luminoso, a cui pose fine con un golpe del 1992, frutto dell'alleanza con lo stato maggiore formato da militari corrotti e reazionari.
Alberto Fujimori continuò a governare grazie alla repressione militare, all'assistenzialismo populista ed alla propaganda dei media, ma nel 2000 fu travolto da numerosi scandali per corruzione (esaustivamente filmata e comprovata) ma anche per la violazione dei diritti umani.
Fujimori fuggì dal paese a causa dei numerosi mandati di cattura emessi a suo carico e si rifugiò in Giappone (suo paese di origine) ma nel 2006 decise di ritornare in Perù per presentarsi ancora una volta alle elezioni presidenziali ma nel suo viaggio che lo riportava a Lima fu arrestato in Cile, che concesse l`estradizione in Perù nel settembre 2007.
I crimini che lo hanno fatto condannare a 25 anni risalgono agli inizi degli anni '90 quando il gruppo paramilitare Colina guidato da un su fido collaboratore (Montesinos) massacrò quindici persone a Barrios Altos e dieci persone all’Università La Cantuta. Sempre i paramilitari di Colina sequestrarono, torturarono e assassinarono l’imprenditore Samuel Dyer e il giornalista Gustavo Gorritti durante il golpe del 5 aprile 1992.
La pubblica accusa ha portato avanti la tesi, oltre che confutarla con migliaia di prove, che Fujimori è "l'autore intellettuale dei due massacri avvenuti nel novembre 1991 e nel luglio del 1992 dove persero la vita 25 persone. I massacri furono opera di un gruppi di militari guidati da un fidatissimo e potentissimo collaboratore di Fujimori, Vladimiro Montesinos che attualmente si trova in prigione". L'accusa ha affermato e provato che Fujimori coordinava qualsiasi operazione anti-sovversiva e di conseguenza conosceva ed era implicato in ogni violazione dei diritti umani commessa da militari e paramilitari. Alla fine la richiesta dell'accusa è stata di 35 anni di carcere.
El Chino ha sempre sostenuto la sua innocenza fino a dichiarare in tribunale che "contro di me non ci sono prove. Sono alla sbarra per aver ridato la pace al Perù e questo verrà riconosciuto dalla storia. La strategia che ho portato avanti per pacificare il Paese è stata giusta non mi pento di nulla".
La sentenza della Corte Suprema peruviana dichiara Fujimori colpevole di tutti i reati contestatigli: omicidio per le stragi di Barrios Altos e La Cantuta e sequestro di Gustavo Gorriti e Samuel Dyer. Il processo ha appurato, e nella sentenze si può leggere, che l'ex presidente conosceva e approvava una "politica anti-sovversiva parallela e illegale [...] che era attiva una catena di comando che, partendo appunto da Fujimori, passava per Monetesinos e arrivava al gruppo paramilitare Colina che compiva direttamente i delitti". Fujimori al tempo dei delitti per cui è stato riconosciuto colpevole era capo supremo delle forze armate e della polizia e non poteva non sapere cosa accadeva; per questo motivo i giudici lo hanno riconosciuto colpevole anche di aver portato avanti "guerra sucia" durante il conflitto civile con Sendero Luminoso.
Questo è il link al testo completo della sentenza
Alberto Fujimori detto El Chino, per le suo origini giapponesi, ha guidato il Perù per dieci anni; appena eletto riformò profondamente il paese con un programma economico neo-liberale che vide triplicare il prezzo dei prodotti di prima necessità dalla sera alla mattina; molte società entrarono in crisi ed iniziarono a licenziare i dipendenti ed il governo per "snellire" la pubblica amministrazione licenziò circa 2/3 dei dipendenti pubblici. Le riforme del governo Fujimori furono ribattezzate Fujichock.
Grazie alla sconsiderata politica di Fujimori il Perù conobbe la fame ed iniziò ad una forte emigrazione all'estero delle classi più povere.
Trascorsi due anni dalla sua elezione, il suo esecutivo attraversava un periodo di forte crisi, dettato anche dal conflitto interno con il gruppo maoista di Sendero Luminoso, a cui pose fine con un golpe del 1992, frutto dell'alleanza con lo stato maggiore formato da militari corrotti e reazionari.
Alberto Fujimori continuò a governare grazie alla repressione militare, all'assistenzialismo populista ed alla propaganda dei media, ma nel 2000 fu travolto da numerosi scandali per corruzione (esaustivamente filmata e comprovata) ma anche per la violazione dei diritti umani.
Fujimori fuggì dal paese a causa dei numerosi mandati di cattura emessi a suo carico e si rifugiò in Giappone (suo paese di origine) ma nel 2006 decise di ritornare in Perù per presentarsi ancora una volta alle elezioni presidenziali ma nel suo viaggio che lo riportava a Lima fu arrestato in Cile, che concesse l`estradizione in Perù nel settembre 2007.
I crimini che lo hanno fatto condannare a 25 anni risalgono agli inizi degli anni '90 quando il gruppo paramilitare Colina guidato da un su fido collaboratore (Montesinos) massacrò quindici persone a Barrios Altos e dieci persone all’Università La Cantuta. Sempre i paramilitari di Colina sequestrarono, torturarono e assassinarono l’imprenditore Samuel Dyer e il giornalista Gustavo Gorritti durante il golpe del 5 aprile 1992.
La pubblica accusa ha portato avanti la tesi, oltre che confutarla con migliaia di prove, che Fujimori è "l'autore intellettuale dei due massacri avvenuti nel novembre 1991 e nel luglio del 1992 dove persero la vita 25 persone. I massacri furono opera di un gruppi di militari guidati da un fidatissimo e potentissimo collaboratore di Fujimori, Vladimiro Montesinos che attualmente si trova in prigione". L'accusa ha affermato e provato che Fujimori coordinava qualsiasi operazione anti-sovversiva e di conseguenza conosceva ed era implicato in ogni violazione dei diritti umani commessa da militari e paramilitari. Alla fine la richiesta dell'accusa è stata di 35 anni di carcere.
El Chino ha sempre sostenuto la sua innocenza fino a dichiarare in tribunale che "contro di me non ci sono prove. Sono alla sbarra per aver ridato la pace al Perù e questo verrà riconosciuto dalla storia. La strategia che ho portato avanti per pacificare il Paese è stata giusta non mi pento di nulla".
La sentenza della Corte Suprema peruviana dichiara Fujimori colpevole di tutti i reati contestatigli: omicidio per le stragi di Barrios Altos e La Cantuta e sequestro di Gustavo Gorriti e Samuel Dyer. Il processo ha appurato, e nella sentenze si può leggere, che l'ex presidente conosceva e approvava una "politica anti-sovversiva parallela e illegale [...] che era attiva una catena di comando che, partendo appunto da Fujimori, passava per Monetesinos e arrivava al gruppo paramilitare Colina che compiva direttamente i delitti". Fujimori al tempo dei delitti per cui è stato riconosciuto colpevole era capo supremo delle forze armate e della polizia e non poteva non sapere cosa accadeva; per questo motivo i giudici lo hanno riconosciuto colpevole anche di aver portato avanti "guerra sucia" durante il conflitto civile con Sendero Luminoso.
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