La situazione del popolo Mapuche continua a non migliorare. Dopo circa un anno dall'omicidio di Matías Catrileo da parte dei carabineros, e dallo sciopero della fame di Patricia Troncoso e di altri 32 prigionieri politici condannati a pene assurde per la sola colpa di aver tentato di riappropriarsi delle loro terre ancestrali, all'inizio del 2009 si sono verificate altre violenze e vessazioni ai loro danni.
Un'attivista Mapuche è stato arrestato e condannato a 5 anni di carcere per aver tagliato del foraggio da alcuni campi di proprietà pubblica ma da alcuni mesi usurpati illegalmente da alcuni latifondisti.
A metà gennaio la comunità Yeupeko, a Vilcún, ha subito all'alba un'incursione dei carabineros che hanno fatto irruzione nelle abitazioni minacciando con le armi uomini, donne e bambini e perquisendo brutalmente la comunità alla ricerca di pericolosi terroristi. La situazione ha rischiato di precipitare quando i carabineros hanno cercato nuove traccie dei terroristi Mapuche nelle campagne attorno alla comunità di Yeupeko arrivando ad uno scontro a fuoco con alcuni guerrieri di Yeupeko. Fortunatamente le forze di polizia cilene hanno deciso di abbandonare la zona e lo scontro ha avuto termine senza feriti.
Il popolo Mapuche si vede discriminato dal governo della "progressista" Michelle Bachelet, che usa il solito comportamento che usava il dittatore Pinochet, in quanto ogni loro atto di protesta (che può essere l'occupazione di una terra o l'incendio controllato di un campo) termina con il loro arresto e con l'applicazione chirurgica della legge cilena anti-terrorismo che porta i condannati a pene quasi sempre superiori ai dieci anni di carcere.
Ad un anno dall'omicidio di Matias Catrileo ricordiamo le sue parole e manteniamole vive per non dimenticare mai le sofferenze del popolo Mapuche.
"Noi non siamo gli indigeni del Cile, noi siamo Mapuche, siamo a parte, siamo un Popolo che è sempre stato qui, che è nato in questa terra e qui morirà, morirà lottando, anche per lottare per essa, noi non siamo cileni, siamo Mapuche e questo non ce lo dimenticheremo mai".
Un'attivista Mapuche è stato arrestato e condannato a 5 anni di carcere per aver tagliato del foraggio da alcuni campi di proprietà pubblica ma da alcuni mesi usurpati illegalmente da alcuni latifondisti.
A metà gennaio la comunità Yeupeko, a Vilcún, ha subito all'alba un'incursione dei carabineros che hanno fatto irruzione nelle abitazioni minacciando con le armi uomini, donne e bambini e perquisendo brutalmente la comunità alla ricerca di pericolosi terroristi. La situazione ha rischiato di precipitare quando i carabineros hanno cercato nuove traccie dei terroristi Mapuche nelle campagne attorno alla comunità di Yeupeko arrivando ad uno scontro a fuoco con alcuni guerrieri di Yeupeko. Fortunatamente le forze di polizia cilene hanno deciso di abbandonare la zona e lo scontro ha avuto termine senza feriti.
Il popolo Mapuche si vede discriminato dal governo della "progressista" Michelle Bachelet, che usa il solito comportamento che usava il dittatore Pinochet, in quanto ogni loro atto di protesta (che può essere l'occupazione di una terra o l'incendio controllato di un campo) termina con il loro arresto e con l'applicazione chirurgica della legge cilena anti-terrorismo che porta i condannati a pene quasi sempre superiori ai dieci anni di carcere.
Ad un anno dall'omicidio di Matias Catrileo ricordiamo le sue parole e manteniamole vive per non dimenticare mai le sofferenze del popolo Mapuche.
"Noi non siamo gli indigeni del Cile, noi siamo Mapuche, siamo a parte, siamo un Popolo che è sempre stato qui, che è nato in questa terra e qui morirà, morirà lottando, anche per lottare per essa, noi non siamo cileni, siamo Mapuche e questo non ce lo dimenticheremo mai".
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