Dopo due settimane il referendum che ha confermato il presidente Evo Morales con più del 64% di voti, continuano le manifestazioni nelle provincie di Santa Cruz, Chiquisaca, Pando, Beni e Tarija.
Le proteste si sono riaccese a causa delle royalties che Morales intende utilizzare per la riforma pensionistica e sanitaria. Le province che si sono ribellate sono quelle più ricche di idrocarburi e sono quelle che hanno convocato un referendum farsa per rendersi indipendenti dal governo centrale della Bolivia.
Oltre a questo problema, il governo Morales si deve occupare anche dell'ostruzionismo sempre più violento contro il referendum indetto il 7 dicembre 2008 per la ratifica della nuova Costituzione.
La Corte Elettorale (CNE) ha accolto le richieste dei governatori, due dei quali sfiduciati nella consultazione del 10 agosto 2008, delle regioni di Santa Cruz, Pando, Beni e Tarija che vogliono impedire la ratifica definitiva della Costituzione.
La CNE sostiene che in Bolivia non ci siano le garanzie per tenere una qualsiasi tornata elettorale o referendaria fino a quando non saranno risolte tutte le questioni legali sollevate contro la nuova Costituzione. Dopo che il CNE ha bloccato la consultazione referendaria la questione torna al Parlamento boliviano che è paralizzato dagli innumerevoli emendamenti dell'opposizione.
Oggi il Governo Morales è ostaggio dell'opposizione che seppur uscendo sconfitta dal referendum del 10 agosto, riesce a bloccare il processo di rinnovamento sociale e politico che la nuova Carta Costituzionale attuerebbe; oltre a portare rinnovamento, la nuova Costituzione porrebbe fine a quelle enormi aree di potere ed influenza a cui gli uomini dell'opposizione si stanno aggrappando con tutte le proprie forze.
Le proteste si sono riaccese a causa delle royalties che Morales intende utilizzare per la riforma pensionistica e sanitaria. Le province che si sono ribellate sono quelle più ricche di idrocarburi e sono quelle che hanno convocato un referendum farsa per rendersi indipendenti dal governo centrale della Bolivia.
Oltre a questo problema, il governo Morales si deve occupare anche dell'ostruzionismo sempre più violento contro il referendum indetto il 7 dicembre 2008 per la ratifica della nuova Costituzione.
La Corte Elettorale (CNE) ha accolto le richieste dei governatori, due dei quali sfiduciati nella consultazione del 10 agosto 2008, delle regioni di Santa Cruz, Pando, Beni e Tarija che vogliono impedire la ratifica definitiva della Costituzione.
La CNE sostiene che in Bolivia non ci siano le garanzie per tenere una qualsiasi tornata elettorale o referendaria fino a quando non saranno risolte tutte le questioni legali sollevate contro la nuova Costituzione. Dopo che il CNE ha bloccato la consultazione referendaria la questione torna al Parlamento boliviano che è paralizzato dagli innumerevoli emendamenti dell'opposizione.
Oggi il Governo Morales è ostaggio dell'opposizione che seppur uscendo sconfitta dal referendum del 10 agosto, riesce a bloccare il processo di rinnovamento sociale e politico che la nuova Carta Costituzionale attuerebbe; oltre a portare rinnovamento, la nuova Costituzione porrebbe fine a quelle enormi aree di potere ed influenza a cui gli uomini dell'opposizione si stanno aggrappando con tutte le proprie forze.
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