La protesta in Messico guidata dai parlamentari del Frente Amplio Progresista (FAP) contro la riforma energetica proposta dal governo Calderón e la relativa privatizzazione dell'industria statale Pemex ha portato in piazza il 10 aprile scorso migliaia di messicani.
Alla manifestazione si è aggiunto anche lo sciopero della fame di 45 senatori del FAP. Le due azioni mirano a far dibattere al Senato messicano la proposta del governo che per adesso è sempre intenzionato ad accelerare i tempi per la riforma.
Il FAP ed il popolo messicano che si è mobilitato desiderano che vi sia un dibattito serio ed approfondito a cui possano partecipare esperti, tecnici, accademici, economisti ma anche intellettuali e organizzazioni civili perché il controllo del petrolio messicano, sesto produttore al mondo, condiziona l'economia ed anche la sovranità nazionale. L'industria petrolifera in Messico contribuisce in modo sostanzioso allo sviluppo del paese perché con il ricavato della vendita del petrolio si finanziano le infrastrutture del Messico.
Il petrolio in Messico fu nazionalizzato grazie a Lazaro Cardenas, ultimo condottiero della rivoluzione messicana, che propose la modifica costituzionale nel 1938 dichiarando che "Il Messico è di chi possiede il petrolio. Se il petrolio è del Messico, il Messico è dei messicani".
Il governo di Calderón con la proposta di privatizzare il settore degli idrocarburi pone come versione ufficiale l'inefficienza e l’inadeguatezza tecnologica nello sfruttamento del idrocarburo nelle profonde acque del golfo del Messico; ma allo stesso tempo svela le enormi pressioni che gli USA stanno facendo sul loro alleato nel TLC (Tractado de Libre Comercio che è un trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico) per poter avere nuovi profitti e conquistare altre riserve di oro nero.
Oggi in Messico si sta cercando di dare una nuova spallata alla sovranità del paese, dopo la stipula del TLC, consegnandola sempre di più nelle mani delle oligarchie e delle multinazionali; la speranza è che vi sia una fortissima opposizione sia parlamentare sia popolare. Per adesso l'opposizione sembra esistere e resistere, per la difesa dell'articolo 27 della Costituzione, perché i messicani non devono impoverirsi e perdere la rendita che il petrolio assicura a favore delle imprese straniere.
Alla manifestazione si è aggiunto anche lo sciopero della fame di 45 senatori del FAP. Le due azioni mirano a far dibattere al Senato messicano la proposta del governo che per adesso è sempre intenzionato ad accelerare i tempi per la riforma.
Il FAP ed il popolo messicano che si è mobilitato desiderano che vi sia un dibattito serio ed approfondito a cui possano partecipare esperti, tecnici, accademici, economisti ma anche intellettuali e organizzazioni civili perché il controllo del petrolio messicano, sesto produttore al mondo, condiziona l'economia ed anche la sovranità nazionale. L'industria petrolifera in Messico contribuisce in modo sostanzioso allo sviluppo del paese perché con il ricavato della vendita del petrolio si finanziano le infrastrutture del Messico.
Il petrolio in Messico fu nazionalizzato grazie a Lazaro Cardenas, ultimo condottiero della rivoluzione messicana, che propose la modifica costituzionale nel 1938 dichiarando che "Il Messico è di chi possiede il petrolio. Se il petrolio è del Messico, il Messico è dei messicani".
Il governo di Calderón con la proposta di privatizzare il settore degli idrocarburi pone come versione ufficiale l'inefficienza e l’inadeguatezza tecnologica nello sfruttamento del idrocarburo nelle profonde acque del golfo del Messico; ma allo stesso tempo svela le enormi pressioni che gli USA stanno facendo sul loro alleato nel TLC (Tractado de Libre Comercio che è un trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico) per poter avere nuovi profitti e conquistare altre riserve di oro nero.
Oggi in Messico si sta cercando di dare una nuova spallata alla sovranità del paese, dopo la stipula del TLC, consegnandola sempre di più nelle mani delle oligarchie e delle multinazionali; la speranza è che vi sia una fortissima opposizione sia parlamentare sia popolare. Per adesso l'opposizione sembra esistere e resistere, per la difesa dell'articolo 27 della Costituzione, perché i messicani non devono impoverirsi e perdere la rendita che il petrolio assicura a favore delle imprese straniere.
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