A metà febbraio il presidente venezuelano Hugo Chávez nel programma domenicale che lo vede protagonista ha riacceso i riflettori sui vari sconfinamenti che esercito e gruppi di paramilitari colombiani ed agenti della DEA statunitensi compiono in territorio venezuelano con il pretesto di inseguire i trafficanti di droga. Chávez ha affermato che "Abbiamo identificato la loro presenza negli stati di Barinas, Tachira e Zulia. Vogliono riempirci di paramilitari." Le infiltrazioni dalla Colombia nella maggioranza dei casi non accadono perché i militari inseguono i narcotrafficanti ma perché si vuole mantenere alto il livello di tensione nella zona del confine tra i due stati.
La frontiera tra Colombia e Venezuela è un territorio difficile immerso nella foresta, che da moltissimi anni subisce lo scontro tra lo stato Colombiano e le FARC, subisce le grandi infiltrazioni di paramilitari che controllano oggi il mercato della cocaina e che dalla frontiera esportano la loro droga verso gli Stati Uniti. Nelle zone di frontiera citate da Chávez si hanno notizie e prove che confermano sequestri, esecuzioni sommarie, omicidi di sindacalisti e di agricoltori insomma storie colombiane in territorio venezuelano.
La denuncia del presidente venezuelano ha delle prove inconfutabili a suo supporto Per esempio, nel maggio del 2004, 53 persone armate e in mimetica furono arrestate in una finca (azienda agricola) di proprietà di un famoso anti-castrista e anti-chavista che negli anni precedenti aveva collaborato con la CIA. Le indagini ed i documenti rinvenuti nella finca portarono all'identificazione delle 53 persone; erano riservisti dell'esercito colombiano ed il loro governo non poté far altro che riconoscerli a causa delle inconfutabili prove raccolte dalla polizia locale.
Sempre a metà febbraio il capo della CIA nella sua relazione ha puntato l'attenzione sull'indebolimento e relativa destabilizzazione del governo Chávez; i mezzi utilizzati in passato, per attuare gli intenti statunitensi, come il golpe intentato da Dulcamara e il presidente degli industriali Carmona non possono più essere riutilizzati, per cui si cerca di utilizzare nuove armi e tattiche, come appunto le infiltrazioni in territorio venezuelano, per destabilizzare il governo Chávez.
Secondo alcuni osservatori, il capo del governo venezuelano ha pronunciato queste parole non solo per denunciare i fatti in questione, ma anche anche per fare indirettamente trapelare la sua volontà di non scendere a compromessi anche su altre questioni di affari internazionali che per il momento non sono sotto la luce dei riflettori.
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