domenica 18 aprile 2010

Il massacro di Trelew

Trelew è una cittadina della Patagonia dove a seguito di una rivolta di numerosi prigionieri politici, che si opponevano alla deposizione del presidente Arturo Illia, nel carcere cittadino avvenne un feroce massacro.
La rivola nel penitenziario federale portò alla morte di un'agente, al tentativo di fuga di più di cento oppositori del regime che furono quasi tutti catturati; coloro che riuscirono a fuggire si misero in salvo in Cile.
I prigionieri politici che non riuscirono nella fuga furono rinchiusi in un carcere militare ed il 22 agosto 1972 diciotto di loro furono svegliati alle tre e mezza del mattino, obbligati a formare due file ed a fissare il pavimento; infine furono colpiti da alcune raffiche di mitra. I sopravvissuti ai colpi sparati dai mitra furono finiti uno ad uno con un colpo di pistola.
Tre prigionieri riuscirono a salvarsi.
A trentasei anni del massacro l'ex. tenente Roberto Bravo è stato arrestato negli Stati Uniti dove risiede dalla fine degli anni '70 e dirige un'azienda che collabora con l'esercito USA fornendogli servizi medici.
Bravo è accusato dai tre sopravvissuti di essere l'ufficiale che sparò i colpi di grazia ai feriti. L'arresto è avvenuto, a fine febbraio 2010, dopo che il giudice federale Hugo Sastre, di Rawson (Argentina) ha riaperto l'indagine a seguito di un'inchiesta del quotidiano Pagina12 che aveva scoperto che Bravo risiedeva negli Stati Uniti.
La testimonianza dei tre sopravvissuti risale addirittura al maggio del 1973 quando il poeta Francisco Paco Urondo gli intervistò nel carcere di Villa Devoto; nel loro racconto parlano anche di un commilitone chiamato Sosa che aiutò Bravo a finire i prigionieri. L'ex tenente e Sosa, secondo le testimonianze, prima di uccidere e feriti avrebbero chiesto loro se erano pronti a rispondere ad alcune domande ma questi rifiutandosi di sottoporsi ad un interrogatorio furono uccisi a sangue freddo.
Bravo e Sosa non sono gli unici accusati del massacro ma insieme a loro risultano accusati anche il capitano Jorge del Real ed il caporale Carlos Marandino per l'omicidio di sedici persone, con l'aggravante del tradimento, in quanto soldati, e della premeditazione.

1 commento:

Unknown ha detto...

Finalmente una relazione anche se brevemente spiegata, in italiano, ringrazio di questa oportunita di rendere "visibilmente" spegato un fatto così importante della storia relativamente reccente della memoria storica argentina!
carlos

grazie! Calle 23 https://youtu.be/RuVBjhEQkLo