Il contenzioso tra Chevron e gli agricoltori delle comunità indigene della regione di Lago Agrio iniziò nel 1993 quando questi ultimi denunciarono la Texaco (acquistata nel 2001 dalla Chevron) per aver inquinato i fiumi della regione amazzonica, causato gravi malattie alle popolazioni per non aver correttamente smaltimento i residui dell'estrazione del greggio.
Nel settembre 2009 la multinazionale USA si era rivolta ad un tribunale federale statunitense per richiedere l'autorizzazione a sottoporre il contenzioso ad un arbitrato internazionale come previsto dagli accordi bilaterali per gli investimenti tra Ecuador e USA.
La volontà di portare davanti ad arbitrato internazionale la richiesta di risarcimento di 27 miliardi di dollari è una chiara strategia difensiva che mira ad estromettere la giustizia ecuadoriana. La contromossa del Governo di Quito è stata quella di presentare un ricorso contro l'istanza della Chevron.
Precedentemente la Chevron aveva richiesto ad alcuni tribunali federali statunitensi l'autorizzazione a rivolgersi ad un organo di giustizia diverso ma non era mai stata accolta la richiesta della multinazionale per cui rimaneva legittimo e poteva continuare il processo nel tribunale di Quito.
Le varie risposte negative ricevute dalla Chevron hanno portato la multinazionale a protestare decisamente contro i giudici statunitensi, queste proteste hanno portato alla destituzione di alcuni giudici ed all'invalidazione dell'ultima sentenza che rendeva ancora valida l'istanza della multinazionale.
Grazie a questi fatti il giorno 11 marzo 2010 la Corte federale di New York ammetteva le richieste Chevron sull'arbitrato.
I legali della Chevron hanno dichiarato: "la compagnia è lieta che il giudice Sand abbia negato uno stallo e che l'arbitrato ai sensi del trattato bilaterale per gli investimenti possa procedere". I legali continuano accusando il governo del paese latino americano di aver violato il trattato bilaterale degli investimenti tra Usa e Ecuador, più precisamente, nel punto due in cui questi deve forzare il tribunale ecuadoriano a rigettare la causa ambientale, per non competenza. Mentre i legali della comunità indigena hanno dichiarato che la decisione della corte statunitense non porta ad una sconfitta ma solo ad un allungamento dei tempi per avere giustizia.
Con l'ingresso nel contenzioso di un giudice internazionale vi è un'alta percentuale che l'organo sovranazionale non ammetta come parti lese le comunità indigene della regione di Lago Agrio ma limiti il procedimento giuridico al Ecuador ed alla Chevron perché i trattati bilaterali limitano al Governo di Quito, di Washington ed alle società che stipulano accordi commerciali nei due Paesi il diritto di ricorrere alla giustizia.
Nel settembre 2009 la multinazionale USA si era rivolta ad un tribunale federale statunitense per richiedere l'autorizzazione a sottoporre il contenzioso ad un arbitrato internazionale come previsto dagli accordi bilaterali per gli investimenti tra Ecuador e USA.
La volontà di portare davanti ad arbitrato internazionale la richiesta di risarcimento di 27 miliardi di dollari è una chiara strategia difensiva che mira ad estromettere la giustizia ecuadoriana. La contromossa del Governo di Quito è stata quella di presentare un ricorso contro l'istanza della Chevron.
Precedentemente la Chevron aveva richiesto ad alcuni tribunali federali statunitensi l'autorizzazione a rivolgersi ad un organo di giustizia diverso ma non era mai stata accolta la richiesta della multinazionale per cui rimaneva legittimo e poteva continuare il processo nel tribunale di Quito.
Le varie risposte negative ricevute dalla Chevron hanno portato la multinazionale a protestare decisamente contro i giudici statunitensi, queste proteste hanno portato alla destituzione di alcuni giudici ed all'invalidazione dell'ultima sentenza che rendeva ancora valida l'istanza della multinazionale.
Grazie a questi fatti il giorno 11 marzo 2010 la Corte federale di New York ammetteva le richieste Chevron sull'arbitrato.
I legali della Chevron hanno dichiarato: "la compagnia è lieta che il giudice Sand abbia negato uno stallo e che l'arbitrato ai sensi del trattato bilaterale per gli investimenti possa procedere". I legali continuano accusando il governo del paese latino americano di aver violato il trattato bilaterale degli investimenti tra Usa e Ecuador, più precisamente, nel punto due in cui questi deve forzare il tribunale ecuadoriano a rigettare la causa ambientale, per non competenza. Mentre i legali della comunità indigena hanno dichiarato che la decisione della corte statunitense non porta ad una sconfitta ma solo ad un allungamento dei tempi per avere giustizia.
Con l'ingresso nel contenzioso di un giudice internazionale vi è un'alta percentuale che l'organo sovranazionale non ammetta come parti lese le comunità indigene della regione di Lago Agrio ma limiti il procedimento giuridico al Ecuador ed alla Chevron perché i trattati bilaterali limitano al Governo di Quito, di Washington ed alle società che stipulano accordi commerciali nei due Paesi il diritto di ricorrere alla giustizia.
Nessun commento:
Posta un commento