Evo Morales ha vinto le elezioni presidenziali del 6 dicembre 2009 con circa il 62% dei voti mentre il suo primo rivale, Manfred Reyes Villa, si attesta intorno al 25% di voti.
Il dato elettorale dai suoi detrattori è visto come un insuccesso, perché nel referendum che permette al popolo della Bolivia di revocare il mandato del presidente dopo 2 anni aveva ottenuto il 70% delle preferenze. Mentre secondo gli analisti politici l'essere passato dal 52% di quattro anni fa all'attuale 62% è sicuramente un successo politico.
Il popolo boliviano ha premiato la politica di nazionalizzazione del settore estrattivo e la conseguente redistribuzione dei profitti; la creazione di uno Stato plurinazionale e multi etnico con il riconoscimento di tutte le popolazioni indigene sancito dalla nuova Costituzione. Altro punto a favore di Morale è stata la crescita economica del paese che nel 2008 si è attestata al 6% mentre nell'anno della crisi globale dovrebbe essere del 4% secondo i dati della Commissione dell’ONU per l’economia latino americana (CEPAL), inoltre è da considerare l'ottimo stato delle riserve valutarie.
Per la prima volta in Bolivia è stato ridistribuito circa mezzo milione di ettari di terra ai contadini poveri ed è stato avviato un programma di alfabetizzazione, i lavoratori hanno un salario minimo garantito che è cresciuto costantemente, le persone anziane hanno riconosciuto dopo molti anni il diritto alla pensione e le donne in stato interessante ricevano mensilmente dei sussidi dallo Stato oltre a delle prestazioni sanitarie gratuite.
Il risultato delle urne dovrebbe portare al MAS nell'Assemblea Legislativa Plurinazionale, che sostituisce il Parlamento, circa 70 parlamentari su 130; mentre al Senato ceh conta 36 seggi dovrebbero essere 24 i Senatori del MAS.
Adesso Morales ha davanti 5 anni di governo sicuramente non semplici, probabilmente forse più difficili, dato che si deve costruire le basi per uno sviluppo industriale. Questo sviluppo non si dovrà limitare al solo sfruttamento del ricchissimo sottosuolo ma dovrà essere utilizzato per accrescere il benessere della popolazione e creare un nuovo modello virtuoso di sviluppo.
Il dato elettorale dai suoi detrattori è visto come un insuccesso, perché nel referendum che permette al popolo della Bolivia di revocare il mandato del presidente dopo 2 anni aveva ottenuto il 70% delle preferenze. Mentre secondo gli analisti politici l'essere passato dal 52% di quattro anni fa all'attuale 62% è sicuramente un successo politico.
Il popolo boliviano ha premiato la politica di nazionalizzazione del settore estrattivo e la conseguente redistribuzione dei profitti; la creazione di uno Stato plurinazionale e multi etnico con il riconoscimento di tutte le popolazioni indigene sancito dalla nuova Costituzione. Altro punto a favore di Morale è stata la crescita economica del paese che nel 2008 si è attestata al 6% mentre nell'anno della crisi globale dovrebbe essere del 4% secondo i dati della Commissione dell’ONU per l’economia latino americana (CEPAL), inoltre è da considerare l'ottimo stato delle riserve valutarie.
Per la prima volta in Bolivia è stato ridistribuito circa mezzo milione di ettari di terra ai contadini poveri ed è stato avviato un programma di alfabetizzazione, i lavoratori hanno un salario minimo garantito che è cresciuto costantemente, le persone anziane hanno riconosciuto dopo molti anni il diritto alla pensione e le donne in stato interessante ricevano mensilmente dei sussidi dallo Stato oltre a delle prestazioni sanitarie gratuite.
Il risultato delle urne dovrebbe portare al MAS nell'Assemblea Legislativa Plurinazionale, che sostituisce il Parlamento, circa 70 parlamentari su 130; mentre al Senato ceh conta 36 seggi dovrebbero essere 24 i Senatori del MAS.
Adesso Morales ha davanti 5 anni di governo sicuramente non semplici, probabilmente forse più difficili, dato che si deve costruire le basi per uno sviluppo industriale. Questo sviluppo non si dovrà limitare al solo sfruttamento del ricchissimo sottosuolo ma dovrà essere utilizzato per accrescere il benessere della popolazione e creare un nuovo modello virtuoso di sviluppo.
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