Porfirio Lobo, candidato del Partido Nacional (destra), ha vinto le elezioni farsa tenute in Honduras il 29 novembre. Lobo è un importante imprenditore agricolo di 61 anni, nel 2005 partecipò alle elezioni e fu sconfitto proprio da Zelaya con uno scarto di meno del 4%. La sua campagna elettorale si è basata sul promettere sviluppo economico con l'aumento dei posti di lavoro e la diminuzione delle tasse.
La vittoria a queste elezioni è stata giustamente contestata dal legittimo presidente, Manuel Zelaya, che fu deposto il 28 giugno dal colpo di Stato orchestrato dalle oligarchie militari e politiche.
Insieme a Zelaya si sono schierati quasi tutti gli stati del Sud America con gli USA, Colombia, Perù, Costa Rica e Panama che affermano che le elezioni sono indispensabili per riportare il paese alla normalità democratica; mentre gli altri stati, con in prima fila Brasile, Argentina e Venezuela, sostengono che se si accettano le elezioni proclamate dai golpisti si avvalla implicitamente l'atto autoritario che ha deposto Zelaya ed ha imposto Roberto Micheletti alla guida del paese.
Il giorno delle elezioni il Tribunale Supremo Elettorale (da ricordare che i vecchi membri del TSE sono stati sostituiti con nuovi uomini fedeli al regime di Micheletti) ha affermato che a causa del grande afflusso pacifico di persone alle urne è stato prolungato l’orario di apertura dei seggi ed, inoltre, è stato suggerito di non apporre sul dito dei votanti l'inchiostro che indica che l'elettore ha già votato. In questo modo qualunque elettore può votare più volte.
Dall'altro lato invece, il presidente del Comité para la Defensa de los Derechos Humanos en Honduras, Andrés Pavón, affermava che circa il 66% degli elettori non si fosse presentato alla urne. Oltre al dato sull'astensionismo il Codeh ha segnalato che durante una manifestazione a Tegucigalpa contro le elezioni illegittime un manifestante è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco esploso dalla polizia. Sempre durante la manifestazione sono state arrestate numerose persone e poi tutte rilasciate tranne uno che per adesso risulta desaparecido. Un'altra manifestazione si è svolta a San Pedro Sula nella quale si segnalano pestaggi da parte della polizia, arresti indiscriminati (tra cui due preti del Consejo Latinoamericano de Iglesias che osservavano il rispetto dei diritti umani) ed un altro desaparecido.
Il grande astensionismo e le manifestazioni contro le elezioni golpiste dimostra che il popolo del Honduras continua a cercare un via per opporsi ai vecchi e nuovi golpisti che adesso hanno addirittura un governo già riconosciuto da alcuni Stati; non è che l'Honduras è il primo paese dove si è ricominciato ad esportare la democrazia?
La vittoria a queste elezioni è stata giustamente contestata dal legittimo presidente, Manuel Zelaya, che fu deposto il 28 giugno dal colpo di Stato orchestrato dalle oligarchie militari e politiche.
Insieme a Zelaya si sono schierati quasi tutti gli stati del Sud America con gli USA, Colombia, Perù, Costa Rica e Panama che affermano che le elezioni sono indispensabili per riportare il paese alla normalità democratica; mentre gli altri stati, con in prima fila Brasile, Argentina e Venezuela, sostengono che se si accettano le elezioni proclamate dai golpisti si avvalla implicitamente l'atto autoritario che ha deposto Zelaya ed ha imposto Roberto Micheletti alla guida del paese.
Il giorno delle elezioni il Tribunale Supremo Elettorale (da ricordare che i vecchi membri del TSE sono stati sostituiti con nuovi uomini fedeli al regime di Micheletti) ha affermato che a causa del grande afflusso pacifico di persone alle urne è stato prolungato l’orario di apertura dei seggi ed, inoltre, è stato suggerito di non apporre sul dito dei votanti l'inchiostro che indica che l'elettore ha già votato. In questo modo qualunque elettore può votare più volte.
Dall'altro lato invece, il presidente del Comité para la Defensa de los Derechos Humanos en Honduras, Andrés Pavón, affermava che circa il 66% degli elettori non si fosse presentato alla urne. Oltre al dato sull'astensionismo il Codeh ha segnalato che durante una manifestazione a Tegucigalpa contro le elezioni illegittime un manifestante è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco esploso dalla polizia. Sempre durante la manifestazione sono state arrestate numerose persone e poi tutte rilasciate tranne uno che per adesso risulta desaparecido. Un'altra manifestazione si è svolta a San Pedro Sula nella quale si segnalano pestaggi da parte della polizia, arresti indiscriminati (tra cui due preti del Consejo Latinoamericano de Iglesias che osservavano il rispetto dei diritti umani) ed un altro desaparecido.
Il grande astensionismo e le manifestazioni contro le elezioni golpiste dimostra che il popolo del Honduras continua a cercare un via per opporsi ai vecchi e nuovi golpisti che adesso hanno addirittura un governo già riconosciuto da alcuni Stati; non è che l'Honduras è il primo paese dove si è ricominciato ad esportare la democrazia?
Nessun commento:
Posta un commento