Circa il 60% dell'Amazzonia peruviana potrebbe sparire grazie a nove decreti legge ed in particolare al Decreto Legislativo 1090, Ley Forestal e la Ley de Recursos Hidricos che mettono in pratica alcuni punti del Trattato di Libero Commercio che il Perù ha stipulato con gli USA.
A causa di questo decreti da aprile del 2009 le oltre 1000 comunità indigene del Perù hanno iniziato la loro mobilitazione per difendere i loro diritti ancestrali ma soprattutto per preservare l'ecosistema amazzonico; secondo gli indigeni, dando seguito ai decreti legge, l'area amazzonica interessata sarebbe alla mercé delle multinazionali statunitensi.
Gli indigeni peruviani stanno protestando con vigore; attuano anche il blocco delle vie di comunicazione, a metà maggio per esempio un gruppo di nativi ha bloccato il ponte Corral Quemado, che è l'accesso principale per la selva del nord. La "presa" del ponte ha causato una violenta reazione delle forze dell'ordine che ha lanciato numerosi lacrimogeni intossicando molti indigeni, e negli scontri avvenuti successivamente sono rimasti feriti in modo grave due manifestanti.
Un'altra protesta è stata attuata dagli indigeni sul fiume Napo che hanno bloccato il corso d'acqua per non far giungere le imbarcazioni della multinazionale anglo-francese Perenco nelle aree dove stanne esplorando il sottosuolo.
Il blocco è durato per molte ore fino a quando due imbarcazioni della Perenco, sono riuscite a forzare il blocco con la forza sparando numerosi colpi di arma da fuoco contro le canoe dei nativi che presidiavano il fiume.
La Perenco sta esplorando una parte dell'Amazzonia dove si trovano due delle ultime tribù di Indiani isolati del mondo.
Le proteste sono continuate per tutto aprile e l'inizio di maggio. Il governo del Perù ha deciso di applicare lo stato d’emergenza nei dipartimenti di Cusco, Ucayali, Loreto y Amazonas ma dopo due settimane dall'inizio del provvedimento le manifestazioni non sono terminate, mentre sono iniziati i colloqui tra governo e rappresentanze indigene. Secondo il capo negoziatore del governo, Yehude Simon, il governo è (finalmente) disposto a correggere alcune parti dei decreti, ma non ha la possibilità di annullarli del tutto. Anche per il delegato della “Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana” (Aidesep), Alberto Pisango, oggi comincia una nuova tappa di dialogo anche se è troppo presto per sospendere la protesta.
La protesta indigena ha come fulcro la dichiarazione del tribunale Nazionale che ha dichiarato il Decreto Legislativo 1090 incostituzionale perché la legge che attua il TLC prevaricherebbe la Costituzione del Perù. Questi decreti legge trasformerebbero il 60% del territorio coperto da foresta in Perù in aree agricole, eludendo così le leggi che definivano i diritti ancestrali dei popoli nativi garantiti dal Trattato Internazionale sui Popoli Indigeni dei quali il Perù è firmatario.
A causa di questo decreti da aprile del 2009 le oltre 1000 comunità indigene del Perù hanno iniziato la loro mobilitazione per difendere i loro diritti ancestrali ma soprattutto per preservare l'ecosistema amazzonico; secondo gli indigeni, dando seguito ai decreti legge, l'area amazzonica interessata sarebbe alla mercé delle multinazionali statunitensi.
Gli indigeni peruviani stanno protestando con vigore; attuano anche il blocco delle vie di comunicazione, a metà maggio per esempio un gruppo di nativi ha bloccato il ponte Corral Quemado, che è l'accesso principale per la selva del nord. La "presa" del ponte ha causato una violenta reazione delle forze dell'ordine che ha lanciato numerosi lacrimogeni intossicando molti indigeni, e negli scontri avvenuti successivamente sono rimasti feriti in modo grave due manifestanti.
Un'altra protesta è stata attuata dagli indigeni sul fiume Napo che hanno bloccato il corso d'acqua per non far giungere le imbarcazioni della multinazionale anglo-francese Perenco nelle aree dove stanne esplorando il sottosuolo.
Il blocco è durato per molte ore fino a quando due imbarcazioni della Perenco, sono riuscite a forzare il blocco con la forza sparando numerosi colpi di arma da fuoco contro le canoe dei nativi che presidiavano il fiume.
La Perenco sta esplorando una parte dell'Amazzonia dove si trovano due delle ultime tribù di Indiani isolati del mondo.
Le proteste sono continuate per tutto aprile e l'inizio di maggio. Il governo del Perù ha deciso di applicare lo stato d’emergenza nei dipartimenti di Cusco, Ucayali, Loreto y Amazonas ma dopo due settimane dall'inizio del provvedimento le manifestazioni non sono terminate, mentre sono iniziati i colloqui tra governo e rappresentanze indigene. Secondo il capo negoziatore del governo, Yehude Simon, il governo è (finalmente) disposto a correggere alcune parti dei decreti, ma non ha la possibilità di annullarli del tutto. Anche per il delegato della “Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana” (Aidesep), Alberto Pisango, oggi comincia una nuova tappa di dialogo anche se è troppo presto per sospendere la protesta.
La protesta indigena ha come fulcro la dichiarazione del tribunale Nazionale che ha dichiarato il Decreto Legislativo 1090 incostituzionale perché la legge che attua il TLC prevaricherebbe la Costituzione del Perù. Questi decreti legge trasformerebbero il 60% del territorio coperto da foresta in Perù in aree agricole, eludendo così le leggi che definivano i diritti ancestrali dei popoli nativi garantiti dal Trattato Internazionale sui Popoli Indigeni dei quali il Perù è firmatario.
3 commenti:
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
imparato molto
Grazie a te che leggi il mio blog
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