Venerdì 5 di giugno 2009 ci sono stati scontri tra gruppi di indios peruviani, che scioperavano contro il Trattato di Libero Commercio (TLC) che sta svendendo le risorse naturali alle multinazionali USA e sta distruggendo una vasta parte della foresta amazzonica, e la polizia inviata dal governo di Alan Garcia.
Gli scontri hanno lasciato sull'asfalto circa cinquanta persone tra agenti di polizia e manifestanti ed oltre cento feriti; alcune fonti parlano anche di un sequestro di dodici poliziotti che poi sarebbero stati uccisi a colpi di machete.
I nativi si sono mobilitati già da aprile per cercare di impedire che le risorse del sottosuolo peruviano (petrolio, gas naturale, acqua, legname ed altri importanti minerali) siano cannibalizzate dalle multinazionali, che sfruttano il TLC sottoscritto dal Perù e dagli USA, e di conseguenza la foresta amazzonica subisce un grave danno ecologico.
Gli indios dopo molti anni di dure lotte negli anni settanta riuscirono a farsi consegnare dal governo le terre che i loro avi abitavano ma che ora il TLC di fatto “privatizza”.
Le multinazionali che operano ed opereranno non saranno più tenute a confrontarsi con i popoli che abitano la regione, in pratica avranno dei regni liberi nello stato peruviano.
Le ragioni degli indios sono sintetizzate in alcune frasi scandite dai loro portavoce: "Questa è la nostra terra, la nostra cultura, la nostra identità. Per noi questi territori hanno un valore spirituale. Per il 'mercato' queste terre, invece, hanno un'importanza commerciale negoziabile".
Dopo gli scontri in cui si sono contati oltre quaranta morti il governo di destra di Alan Garcia ha iniziato una vera e propria caccia ai leader della resistenza indigena ed uno di questi dirigenti indigeni, Alberto Pizango , è stato costretto a chiedere asilo politico in Nicaragua perché considerato il responsabile degli incidenti. Rifugiatosi l'otto maggio nell'ambasciata del Nicaragua a Lima perché ricercato per sedizione, omicidio e attacco alle forze armate, rischiava la condanna a 35 anni di carcere, ha ricevuto secondo il ministro degli esteri peruviano lo status di rifugiato politico.
Da aprile gli indios manifestano ogni giorno pacificamente e si espongono costantemente per vedere riconosciuti i propri diritti fondamentali ed il Governo di Garcia sembra non voler ascoltare; ha inviato le forze dell'ordine per disperdere e reprimere i nativi che hanno usato candidamente le loro armi da fuoco, i loro gas lacrimogeni ed anche gli elicotteri.
Alan Garcia incarna la via liberista e continua il percorso del colonizzatore che da oltre 500 anni disbosca, depreda e distrugge una terra ricchissima di materie prime e di popoli che la abitano.
Dopo alcuni giorni di scontri il governo ha deciso di dichiarare il coprifuoco e lo stato d'emergenza nelle aree interessate degli scontri ed è per questo che la situazione sembra tornata sotto controllo ma, fortunatamente, gli indios non si sono fatti intimorire e stanno organizzando nuove iniziative.
Il Perù dovrebbe capire che solo percorrendo la strada intrapresa da Ecuador e Bolivia, fortemente impegnate nello sviluppo sostenibile e nel rispetto delle popolazioni indio, il progresso continua.
Gli scontri hanno lasciato sull'asfalto circa cinquanta persone tra agenti di polizia e manifestanti ed oltre cento feriti; alcune fonti parlano anche di un sequestro di dodici poliziotti che poi sarebbero stati uccisi a colpi di machete.
I nativi si sono mobilitati già da aprile per cercare di impedire che le risorse del sottosuolo peruviano (petrolio, gas naturale, acqua, legname ed altri importanti minerali) siano cannibalizzate dalle multinazionali, che sfruttano il TLC sottoscritto dal Perù e dagli USA, e di conseguenza la foresta amazzonica subisce un grave danno ecologico.
Gli indios dopo molti anni di dure lotte negli anni settanta riuscirono a farsi consegnare dal governo le terre che i loro avi abitavano ma che ora il TLC di fatto “privatizza”.
Le multinazionali che operano ed opereranno non saranno più tenute a confrontarsi con i popoli che abitano la regione, in pratica avranno dei regni liberi nello stato peruviano.
Le ragioni degli indios sono sintetizzate in alcune frasi scandite dai loro portavoce: "Questa è la nostra terra, la nostra cultura, la nostra identità. Per noi questi territori hanno un valore spirituale. Per il 'mercato' queste terre, invece, hanno un'importanza commerciale negoziabile".
Dopo gli scontri in cui si sono contati oltre quaranta morti il governo di destra di Alan Garcia ha iniziato una vera e propria caccia ai leader della resistenza indigena ed uno di questi dirigenti indigeni, Alberto Pizango , è stato costretto a chiedere asilo politico in Nicaragua perché considerato il responsabile degli incidenti. Rifugiatosi l'otto maggio nell'ambasciata del Nicaragua a Lima perché ricercato per sedizione, omicidio e attacco alle forze armate, rischiava la condanna a 35 anni di carcere, ha ricevuto secondo il ministro degli esteri peruviano lo status di rifugiato politico.
Da aprile gli indios manifestano ogni giorno pacificamente e si espongono costantemente per vedere riconosciuti i propri diritti fondamentali ed il Governo di Garcia sembra non voler ascoltare; ha inviato le forze dell'ordine per disperdere e reprimere i nativi che hanno usato candidamente le loro armi da fuoco, i loro gas lacrimogeni ed anche gli elicotteri.
Alan Garcia incarna la via liberista e continua il percorso del colonizzatore che da oltre 500 anni disbosca, depreda e distrugge una terra ricchissima di materie prime e di popoli che la abitano.
Dopo alcuni giorni di scontri il governo ha deciso di dichiarare il coprifuoco e lo stato d'emergenza nelle aree interessate degli scontri ed è per questo che la situazione sembra tornata sotto controllo ma, fortunatamente, gli indios non si sono fatti intimorire e stanno organizzando nuove iniziative.
Il Perù dovrebbe capire che solo percorrendo la strada intrapresa da Ecuador e Bolivia, fortemente impegnate nello sviluppo sostenibile e nel rispetto delle popolazioni indio, il progresso continua.
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