In Brasile il Supremo Tribunale Federale ha emesso a metà marzo 2009 una storica sentenza a favore degli indigeni dello stato di Roraima che riconosce il loro diritto alla terra affermando che "le terre indigene sono inalienabili e i diritti su di esse sono imprescrittibili".
L'area che prima il decreto di Lula e poi il Supremo Tribunale Federale ha riconsegnato alle popolazioni indigene è nel nord del paese al confine tra Venezuela e Guyana e si estende per circa 1,7 milioni di ettari.
La battaglia che le popolazioni native hanno intrapreso per poter far ritorno nello loro terre ancestrali è iniziata negli anni sessanta ed è sempre stata osteggiata dai latifondisti e dalla politica che con i latifondisti ha stretto forti legami. La Coalizione tra latifondisti e politica è basata sul controllo ed il relativo sfruttamento delle terre che accresce il potere economico dei pochi uomini che ne beneficiano a sfavore delle numerose comunità. I parlamentari dello stato di Roraima, legati ai grandi proprietari, si sono da sempre opposti alle popolazioni indigene che chiedevano la restituzione delle terre, il riconoscimento dei propri diritti e la riforma agraria.
Lo scontro si acuì nel 2005 quando il decreto Lula imponeva la restituzione delle terre agli Indios; i latifondisti decisero di impugnare il decreto davanti al tribunale federale che finalmente ha messo fine al contenzioso.
La sentenza, ha avuto dieci voti a favore ed un solo contrario a uno, ha ufficializzato la restituzione del territorio "Raposa Serra do Sol" alle circa 195 comunità indigene che già dal 2005 dovevano rientrare in possesso come indicava un decreto del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Il decreto ordinava ai grandi latifondisti e produttori di riso di lasciare le terre che avevano illegalmente occupato e che non volevano abbandonare arrivando anche ad uccidere dieci Indios a colpi di pistola nei pressi di in una fattoria.
Il giudice Celso de Mello ha motivato ai cronisti presenti fuori dal tribunale la sua posizione con le seguenti parole: "Senza quelle terre i nativi sarebbero esposti al rischio gravissimo della disintegrazione culturale, della perdita della propria identità, della dissoluzione dei loro vincoli storici, sociali e antropologici, e infine dell'erosione della propria coscienza".
Grazie alla sentenza emessa dal Supremo Tribunale Federale i popoli che dovrebbero risiedere nei circa 600 territori ancestrali, che la Fondazione nazionale indigena (Funai) sta identificando, avranno una speranza più forte per aver riconosciuti i propri diritti.
L'area che prima il decreto di Lula e poi il Supremo Tribunale Federale ha riconsegnato alle popolazioni indigene è nel nord del paese al confine tra Venezuela e Guyana e si estende per circa 1,7 milioni di ettari.
La battaglia che le popolazioni native hanno intrapreso per poter far ritorno nello loro terre ancestrali è iniziata negli anni sessanta ed è sempre stata osteggiata dai latifondisti e dalla politica che con i latifondisti ha stretto forti legami. La Coalizione tra latifondisti e politica è basata sul controllo ed il relativo sfruttamento delle terre che accresce il potere economico dei pochi uomini che ne beneficiano a sfavore delle numerose comunità. I parlamentari dello stato di Roraima, legati ai grandi proprietari, si sono da sempre opposti alle popolazioni indigene che chiedevano la restituzione delle terre, il riconoscimento dei propri diritti e la riforma agraria.
Lo scontro si acuì nel 2005 quando il decreto Lula imponeva la restituzione delle terre agli Indios; i latifondisti decisero di impugnare il decreto davanti al tribunale federale che finalmente ha messo fine al contenzioso.
La sentenza, ha avuto dieci voti a favore ed un solo contrario a uno, ha ufficializzato la restituzione del territorio "Raposa Serra do Sol" alle circa 195 comunità indigene che già dal 2005 dovevano rientrare in possesso come indicava un decreto del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Il decreto ordinava ai grandi latifondisti e produttori di riso di lasciare le terre che avevano illegalmente occupato e che non volevano abbandonare arrivando anche ad uccidere dieci Indios a colpi di pistola nei pressi di in una fattoria.
Il giudice Celso de Mello ha motivato ai cronisti presenti fuori dal tribunale la sua posizione con le seguenti parole: "Senza quelle terre i nativi sarebbero esposti al rischio gravissimo della disintegrazione culturale, della perdita della propria identità, della dissoluzione dei loro vincoli storici, sociali e antropologici, e infine dell'erosione della propria coscienza".
Grazie alla sentenza emessa dal Supremo Tribunale Federale i popoli che dovrebbero risiedere nei circa 600 territori ancestrali, che la Fondazione nazionale indigena (Funai) sta identificando, avranno una speranza più forte per aver riconosciuti i propri diritti.
Nessun commento:
Posta un commento