Domenica 15 marzo 2009 in El Salvador si sono 1svolte le elezioni presidenziali con un'affluenza del 72% dei votanti, che hanno eletto Presidente Mauricio Funes, del Fmln, con il 51,3% dei voti, mentre Rodrigo Ávila, candidato di Arena, ha ottenuto il 48,7%.
La vittoria di Funes segna la fine dopo vent'anni del "dominio" del partito di destra nazionalista Arena e l'ascesa al potere del partito nato dalle ceneri dell'ex esercito guerrigliero marxista, Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional, che ha combattuto dal 1980 al 1992 una guerra civile per liberare il paese da una dittatura iniziata nel 1960.
Per la prima volta il Fmln ha presentato come candidato una persona che non ha combattuto nella guerra di liberazione e questo ha portato delle frizioni all'interno del partito, ma alla fine le polemiche interne sono state superate grazie a lunghe trattative ed anche al riscontro dei sondaggi pre-elettorali che davano Funes, ex volto televisivo e corrispondente della Cnn, in vantaggio rispetto al candidato di Arena.
Rodrigo Ávila, candidato alla presidenza di Arena, una volta resi noti i risultati elettorali dal Tribunale Supremo Elettorale (Tse) ha riconosciuto la sconfitta ed ha dichiarato: "Oggi abbiamo dato l'esempio su come si accetta giustamente la volontà popolare. Abbiamo affrontato al meglio una giornata elettorale che ci vede sconfitti, ma la sconfitta non ci annullerà. Siamo e saremo una opposizione forte e costruttiva. Una opposizione che controllerà che il nostro paese non si trasformi e non perda il suo sistema liberale e democratico".
Funes nel primo breve discorso dopo aver ringraziato i suoi elettori, il suo partito, la sua famiglia, il suo gruppo di lavoro, i suoi amici ed aver promesso che rispetterà fedelmente la Costituzione ha affermato: "Questo è il giorno più felice della mia vita. Sarò il presidente di tutti. Adesso deve esserci lo stesso sentimento di speranza e di riconciliazione che rese possibile gli accordi di pace. Oggi abbiamo firmato un nuovo accordo di pace e di riconciliazione del paese con se stesso. Per questo motivo invitiamo le diverse forze sociali e politiche a costruire insieme il futuro. Non ho dubbi: in questo giorno ha trionfato la cittadinanza che ha creduto nella speranza e che ha sconfitto la paura. Lo dico e lo ripeto, il mio governo sarà animato dallo spirito dell’unità nazionale. La costruzione dell’unità nazionale esige lasciare da parte, nello stesso momento, il confronto e le rimostranze."
"Come presidente eletto di tutti i salvadoregni, cercherò di beneficiare la maggioranza della popolazione, indipendentemente dalle sue preferenze politiche. Saluto i miei avversari con rispetto, riconosco il loro impegno e esprimo la mia disponibilità allo scambio libero di idee, in funzione dell’interesse nazionale e al rafforzamento della democrazia."
Il neo Presidente che si insedierà a giugno avrà un difficile compito: quello di mantenere fede alle promesse fatte in campagna elettorale quando prometteva l'esercizio fiscale responsabile, la crescita dell'economia di paese, il rispetto costante della Costituzione della Repubblica e l'impegno ad aiutare il sistema giuridico nell'espletare le sue funzioni di vigilanza e garanzia. Altro nodo importante della nuova Presidenza sarà la politica estera in cui El Salvador dovrà rafforzare le proprie alleanze sia bilaterali (USA in primis) sia multilaterali ( integrazione centro americana) senza perdere la propria indipendenza.
Adesso si attende che Funes porti un cambio radicale nella vita politica, economica e sociale del paese rivolgendosi a tutti i salvadoregni dal ricco imprenditore ai numerosissimi poveri che vivono, o meglio sopravvivono, nel paese. Forse questo rinnovamento, doveroso, è più vicino dato che Funes ha ricordato più volte Monsignor Oscar Arnulfo Romero, simbolo dei massacri effettuati dai paramilitari durante la guerra civile, ha affermando che "Lui aveva una preferenza per i poveri e stava seguendo una strada giusta. Ecco cosa farò io!".
La vittoria di Funes segna la fine dopo vent'anni del "dominio" del partito di destra nazionalista Arena e l'ascesa al potere del partito nato dalle ceneri dell'ex esercito guerrigliero marxista, Frente Farabundo Martí de Liberación Nacional, che ha combattuto dal 1980 al 1992 una guerra civile per liberare il paese da una dittatura iniziata nel 1960.
Per la prima volta il Fmln ha presentato come candidato una persona che non ha combattuto nella guerra di liberazione e questo ha portato delle frizioni all'interno del partito, ma alla fine le polemiche interne sono state superate grazie a lunghe trattative ed anche al riscontro dei sondaggi pre-elettorali che davano Funes, ex volto televisivo e corrispondente della Cnn, in vantaggio rispetto al candidato di Arena.
Rodrigo Ávila, candidato alla presidenza di Arena, una volta resi noti i risultati elettorali dal Tribunale Supremo Elettorale (Tse) ha riconosciuto la sconfitta ed ha dichiarato: "Oggi abbiamo dato l'esempio su come si accetta giustamente la volontà popolare. Abbiamo affrontato al meglio una giornata elettorale che ci vede sconfitti, ma la sconfitta non ci annullerà. Siamo e saremo una opposizione forte e costruttiva. Una opposizione che controllerà che il nostro paese non si trasformi e non perda il suo sistema liberale e democratico".
Funes nel primo breve discorso dopo aver ringraziato i suoi elettori, il suo partito, la sua famiglia, il suo gruppo di lavoro, i suoi amici ed aver promesso che rispetterà fedelmente la Costituzione ha affermato: "Questo è il giorno più felice della mia vita. Sarò il presidente di tutti. Adesso deve esserci lo stesso sentimento di speranza e di riconciliazione che rese possibile gli accordi di pace. Oggi abbiamo firmato un nuovo accordo di pace e di riconciliazione del paese con se stesso. Per questo motivo invitiamo le diverse forze sociali e politiche a costruire insieme il futuro. Non ho dubbi: in questo giorno ha trionfato la cittadinanza che ha creduto nella speranza e che ha sconfitto la paura. Lo dico e lo ripeto, il mio governo sarà animato dallo spirito dell’unità nazionale. La costruzione dell’unità nazionale esige lasciare da parte, nello stesso momento, il confronto e le rimostranze."
"Come presidente eletto di tutti i salvadoregni, cercherò di beneficiare la maggioranza della popolazione, indipendentemente dalle sue preferenze politiche. Saluto i miei avversari con rispetto, riconosco il loro impegno e esprimo la mia disponibilità allo scambio libero di idee, in funzione dell’interesse nazionale e al rafforzamento della democrazia."
Il neo Presidente che si insedierà a giugno avrà un difficile compito: quello di mantenere fede alle promesse fatte in campagna elettorale quando prometteva l'esercizio fiscale responsabile, la crescita dell'economia di paese, il rispetto costante della Costituzione della Repubblica e l'impegno ad aiutare il sistema giuridico nell'espletare le sue funzioni di vigilanza e garanzia. Altro nodo importante della nuova Presidenza sarà la politica estera in cui El Salvador dovrà rafforzare le proprie alleanze sia bilaterali (USA in primis) sia multilaterali ( integrazione centro americana) senza perdere la propria indipendenza.
Adesso si attende che Funes porti un cambio radicale nella vita politica, economica e sociale del paese rivolgendosi a tutti i salvadoregni dal ricco imprenditore ai numerosissimi poveri che vivono, o meglio sopravvivono, nel paese. Forse questo rinnovamento, doveroso, è più vicino dato che Funes ha ricordato più volte Monsignor Oscar Arnulfo Romero, simbolo dei massacri effettuati dai paramilitari durante la guerra civile, ha affermando che "Lui aveva una preferenza per i poveri e stava seguendo una strada giusta. Ecco cosa farò io!".
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