Il 17 aprile 2008 il presidente dell'Ecuador ha annunciato che l'assemblea costituente del paese è ad un passo dall'approvare la riappropriazione di tutte quelle concessioni minerarie che sono state emesse nel 2004.
Questa azione riporterà nelle mani dello Stato circa 80% delle concessioni minerarie che lo Stato ecuadoriano ha emesso; con questo provvedimento l'Ecuador controllerà nuovamente e direttamente circa 2,8 milioni di ettari con giacimenti d'oro, argento e calcare.
Il presidente Rafael Correa ha affermato di voler “riprendere tutte le concessioni affidate illegalmente, che non hanno prodotto nessun investimento nel paese e che anzi vengono usate per speculare”.
Questo nuovo provvedimento ha incontrato le dure critiche della Cámara de Minería de Ecuador, storicamente molto vicino alle multinazionali estere ed all'estrema destra ecuadoriana, sostenendo che potrebbero essere in pericolo circa 1200 posti di lavoro oltre ad un ridimensionamento dei salari. Correa controbatte che le concessioni risalenti al 2004, quando al governo c'era Alfredo Palacio, sono illegali perché la popolazione non venne consultata e continua affermando che “dopo sei mesi di sospensione, le concessioni verranno rinegoziate, ma sotto un piano di sviluppo minerario responsabile”.
Con questa coraggiosa mossa Correa recupera alla gestione statale le immense risorse minerarie, i cui ricavi possano essere investiti nello sviluppo e nella società del piccolo paese andino.
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