La prima settimana di aprile del 2008 si è avuto la prima sentenza contro “i ladri di bambini” che operavano in Argentina durante la dittatura in cui le torture e le segregazioni colpivano uomini e donne a cui venivano sottratti i figli.
Il tribunale argentino ha condannato Osvaldo Rivas e María Cristina Gómez a otto e sette anni di carcere, mentre il militare, Enrique Berthier, che rapì e consegnò loro la bambina è stato condannato a dieci anni.
La coppia è stata denunciata da María Eugenia Sampallo che è la bambina che fecero rapire dal regime militare; María oggi ha trenta anni ed dal 1999 ha ripudiato la famiglia che l'ha rubata ai veri genitori.
Durante il processo nessuno degli imputati ha mai voluto dare notizie sui veri genitori di María, ma grazie alle Abuelas de Plaza de Mayo che hanno sollecitato e voluto la prova del DNA la verità è emersa: Mirta Barragán e Leonardo Sampallo sono i genitori naturali della giovane donna. Sfortunatamente non si hanno notizie dei due genitori che fanno parte della lista di circa trentaduemila desaparecidos volatilizzati per volontà del regime argentino (1976-1983).
Oggi circa 90 giovani argentini hanno riavuto la loro identità ed hanno conosciuto almeno i nomi dei loro genitori grazie all'impegno costante delle Abuelas de Plaza de Mayo che stimano in circa ottocento i bambini rubati ai legittimi genitori durante la dittatura.
Il commento di María Eugenia è stato durissimo: “La domanda da porsi è se una persona che ha rubato un bebè, separandolo dai suoi genitori, che forse ha partecipato al loro omicidio, mentendo poi sulle origini, possa sentire amore verso questi bambini. La risposta è no, perché il rapporto è determinato dalla crudeltà e dalla perversione”.
La sentenza seppur più mite di quella che aveva richiesto il pubblico ministero, 25 anni di carcere per ogni imputato, è un primo e fortissimo precedente che può e deve illuminare la via per portare alla luce la verità su ciò che è accaduto alla società argentina durante la dittatura e per consegnare alla giustizia i responsabili delle atrocità commesse tra il 1976 ed il 1983.
Il tribunale argentino ha condannato Osvaldo Rivas e María Cristina Gómez a otto e sette anni di carcere, mentre il militare, Enrique Berthier, che rapì e consegnò loro la bambina è stato condannato a dieci anni.
La coppia è stata denunciata da María Eugenia Sampallo che è la bambina che fecero rapire dal regime militare; María oggi ha trenta anni ed dal 1999 ha ripudiato la famiglia che l'ha rubata ai veri genitori.
Durante il processo nessuno degli imputati ha mai voluto dare notizie sui veri genitori di María, ma grazie alle Abuelas de Plaza de Mayo che hanno sollecitato e voluto la prova del DNA la verità è emersa: Mirta Barragán e Leonardo Sampallo sono i genitori naturali della giovane donna. Sfortunatamente non si hanno notizie dei due genitori che fanno parte della lista di circa trentaduemila desaparecidos volatilizzati per volontà del regime argentino (1976-1983).
Oggi circa 90 giovani argentini hanno riavuto la loro identità ed hanno conosciuto almeno i nomi dei loro genitori grazie all'impegno costante delle Abuelas de Plaza de Mayo che stimano in circa ottocento i bambini rubati ai legittimi genitori durante la dittatura.
Il commento di María Eugenia è stato durissimo: “La domanda da porsi è se una persona che ha rubato un bebè, separandolo dai suoi genitori, che forse ha partecipato al loro omicidio, mentendo poi sulle origini, possa sentire amore verso questi bambini. La risposta è no, perché il rapporto è determinato dalla crudeltà e dalla perversione”.
La sentenza seppur più mite di quella che aveva richiesto il pubblico ministero, 25 anni di carcere per ogni imputato, è un primo e fortissimo precedente che può e deve illuminare la via per portare alla luce la verità su ciò che è accaduto alla società argentina durante la dittatura e per consegnare alla giustizia i responsabili delle atrocità commesse tra il 1976 ed il 1983.
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