giovedì 11 novembre 2010

Lotta al Nartcotraffico in Costa Rica e Perù

La Costa Rica è l'unica nazione che ha abolito l'esercito, dal 1948 l'esercito non esiste più e le operazioni di controllo territoriale di ordine pubblico vengono svolte dalla polizia.
Ma dalla metà di settembre 2009 nel paese centro americano un esercito è ricomparso; si tratta di quello statunitense. 
Non è un'aggressione ma il frutto di un accordo stipulato nel 1998 tra i due paesi per fronteggiare il narcotraffico.
In Costa Rica sono sbarcati circa settemila soldati USA, cinquanta navi da guerra della Marina Usa e circa duecento tra elicotteri ed aerei. L'impegno statunitense dovrebbe terminare alla fine del dicembre 2010 ma secondo alcune fonti vicine al governo si sta iniziando a trattare un prolungamento della missione.

Questa 'invasione' ha scatenato aspre polemiche tra coloro che non desiderano la presenza dell'esercito USA, i pacifisti e l'opposizione parlamentare, che contestano la validità dell'accordo, da una parte ed il governo, che ne ha ratificato l'accordo, dall'altra.
Anche un funzionario di polizia, il commissario Antidroga Mauricio Boraschi, ha dichiarato ad un quotidiano nazionale che "non si deve e non si può interpretare male il permesso concesso alle pattuglie militari Usa come l'intenzione di militarizzare la lotta alla droga. La presenza dei soldati Usa non rappresenta un pericolo per la sovranità nazionale costaricense. E' impossibile per i militari Usa effettuare operazioni a terra: il loro compito si svolgerà totalmente nelle acque che bagnano il Paese."

Le associazioni pacifiste come Amigos para la Paz si stanno mobilitando per manifestare il loro dissenso verso l'accordo che ha portato l'esercito statunitense in Costa Rica
Il portavoce di Amigos para la Paz parlando ad una trasmissione radiofonica ha affermato: "La Costa Rica è un paese nato per la pace non mi piace vedere le navi da guerra statunitensi nel nostro mare. Per combattere davvero il narcotraffico il nostro Paese deve iniziare a cambiare la cultura nei giovani. Riportarli sulla via della disciplina. In ogni caso la presenza di così tanti mezzi militari risulta essere spropositata".

Rimanendo nell'ambito della lotta al narcotraffico il presidente del Perù, Alan Garcia, durante un'intervista televisiva sull'emittente CNN si è lamentato platealmente della scarsità dei fondi che il governo degli Stati Uniti destina al paese per la lotta al narcotraffico. Il governo USA per l'anno 2010 ha stanziato circa 37 milioni di dollari.
Nell'intervista Garcia ha affermato: "In quelle che sono le tematiche umane e universali, io non faccio questione di sovranità o patriottismo, se gli statunitensi vogliono mandare truppe di addestramento, così come già hanno elicotteri e punti di osservazione e di comunicazione satellitare, sono i benvenuti. [...] Già ho detto una volta al presidente Obama che la colpa era sua, perché ha messo tutti i soldi in Colombia, nel Plan Colombia, mentre al Perù nulla."

Anche in Perù si è aperto un nutrito fronte contro le richieste che Garcia ha fatto agli Usa; un ex generale, ora in pensione Edwin Donayre, è intervenuto nel dibattito dicendo di essere di parere opposto rispetto al presidente perché l'esercito e la polizia sono addestrati alla lotta al narcotraffico. Donare ha aggiunto che così facendo Garcia dimostra di non avere una politica di contro il traffico di droga. 

Il pensiero di Samuel Tamayo Flores, attivista antinucleare e pacifista, ha come soggetto La Costa Rica ma lo possiamo estendere anche al Perù. Queste sono le parole pronunciate in una intervista radiofonica: "La Costa Rica ha la particolarità di non avere un esercito. Una cosa davvero grande, unica nel suo genere. Se il nostro governo vuole combattere il traffico di stupefacenti che dal sud del continente arrivano a nord grazie al passaggio nelle acque di stati come il nostro, non deve militarizzare il mare ma mettere a disposizione denaro per la creazione di progetti per i giovani. Solo cambiando la mentalità delle nuove generazioni si potranno cambiare le carte in tavola. Forse, però. C'è un interesse latente nel continuare a vivere in questa situazione. Per ultimo vorrei dire che al posto di chiamare gli statunitensi, io avrei addestrato i nostri uomini: la sovranità nazionale non sarebbe stata messa in dubbio e si sarebbero evitate polemiche inutili."

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