In Cile il popola Mapuche continua la lotta pacifica per le terre che abitano o abitavano da tempo immemore. Ancora oggi dopo anni di lotte e di enormi passi avanti nei vicini Paesi Latino Americani le loro terre ancestrali sono depredate da multinazionali agricole, forestali e minerarie.
Le manifestazioni e la rivendicazione dei loro diritti hanno portato una risposta chiara da parte del governo di Lima: repressione e carcere. I Mapuche che protestano per i loro diritti sono equiparati ai terroristi e come tali la legge permette alle forze di polizia di rinchiudere per ben due anni gli accusati ed impedisce agli avvocati la visione delle accuse e dei documenti delle indagini. Ad oggi in Cile ci sono 110 Mapuche posti agli arresti (in attesa di processo o già condannati). I reclusi, i loro avvocati, gli attivisti civili ed anche la commissione del ONU che si occupa delle popolazioni indio chiedono al governo peruviano che la legge anti terrorista non venga applicata alle proteste Mapuche.
La situazione in Cile sembra non trovare la via del dialogo da una parte le popolazioni indo che ricorrono anche allo sciopero della fame per attirare l'attenzione internazionale sulla loro condizione, sui "montaggi politico-polizieschi' ai loro danni, sulle durissime condizioni carcerarie in cui sono costretti a vivere e sui trattamenti che ricevono durante la detenzione che puntualmente violano i loro diritti umani come le torture fisiche e psicologiche.#Il governo cileno continua a non ascoltare le rivendicazioni pacifiche del popolo Mapuche; anzi invia l'esercito a disperdere le manifestazioni ed a controllare le terre ancestrali.
Con questi atti di forza il governo cileno continua a violare il popolo Mapuche collocandosi in un passato fatto di violenza, assenza di diritti ed indifferenza verso i più deboli.
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