Il parlamento peruviano ha approvato una legge che permette alle comunità indio di avere maggiori poteri a scapito delle esplorazioni del sottosuolo e della costruzione di faraoniche infrastrutture nell'Amazzonia che distruggerebbero gli ecosistemi dove dimorano tutt'oggi.
Questa legge già approvata dal parlamento attendeva solo la firma del presidente Alan Garcia; però il presidente ha deciso di non firmarla perché le comunità indigene, sempre secondo Garcia, le comunità indigene avrebbero il pieno controllo dello "sviluppo economico" del paese che invece, sempre secondo il presidente, dovrebbe essere gestita dallo stato.
Questa differente visione tra l'esecutivo ed il congresso sta portando ad uno stallo politico. Garcia ha inviato un documento ai parlamentari contenente tutte le sue perplessità e le sue osservazioni; secondo alcune indiscrezioni il documento demolisce la decisione di ampliare i poteri delle comunità.
Il congresso e le comunità indio affermano che il non firmare questa legge possa portare alla distruzione delle tradizioni ancestrali della cultura indio oltre al fatto che "Il governo non capisce e non rispetta il diritto delle comunità indigene".
Con queste premesse la mobilitazione indigena non tarderà ad organizzarsi per opporsi alla scelta del governo, per non essere più emarginati nella vita sociale del paese, per ricordare che lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali negli ultimi decenni ha portato alla distruzione di ampie aree del Perù e mai benefici per le comunità indio.
Oggi le comunità indio reclamano il diritto, che dovrebbero già avere, di partecipare alle decisioni importanti delle regioni in cui vivono da tempo immemore.
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