A distanza di circa un anno, il primo maggio 2010, dal golpe in Honduras (28 giugno 2009) l'ex ministro del governo legittimo guidato da Manuel Zelaya, Roland Valenzuela, in una intervista rilasciata ad una radio locale di San Pedro Sula ha affermato che l'ambasciatore statunitense a Tegucigalpa, Hugo Llorens, era a conoscenza del golpe già alcune settimane prima.
L'ex ministro Valenzuela nell'intervista spiega, con numerosissimi particolari, come Llorens sia stato parte attiva nel colpo di stato; Valenzuela afferma che Roberto Micheletti, futuro dittatore, abbia inviato il 10 giugno 2010 la bozza del decreto con cui destituiva il presidente legittimo affinché potesse modificare le parti che riteneva più giuste. Il documento presentava già le firme dei parlamentari Ricardo Rodríguez, attuale Sotto procuratore della Repubblica,di Toribio Aguilera Coello, attuale depuitato, di Rolando Dubón Buezo, attuale deputato, di Rigoberto Chan Castillo, adesso segretario del Congresso, e di Gabo Alfredo Jalil Mejía, ministro della Difesa durante la dittatura di Micheletti.
Di questo documento si era a conoscenza già dal giorno del golpe ma non il messaggio che lo accompagnava, scritto quasi certamente da Jacqueline Foglia Sandoval, ex dipendente dell'ambasciata honduregna a Washington e poi membro del Consiglio honduregno delle imprese private, che è questo: "Ambasciatore Llorens, questo è il decreto che mi ha consegnato Micheletti, gli mancano alcune opinioni, ma è urgente avere la sua".
E' interessante ricordare che il Segretario di Stato Hillary Clinton promise al legittimo presidente Zelaya, ormai già destituito, di aiutarlo senza riserve fino a che non fosse ritornato al suo posto. Ma così non è stato dato che l'ambasciatore Llorens, i documenti lo provano, era chiamato a esprimere un giudizio sulla bozza di un decreto che avrebbe destituito il presidente Zelaya. Quindi possiamo dedurre che le promesse statunitensi non avessero nessun valore e che il loro vero fine fosse quello di legittimare la dittatura di Micheletti.
Valenzuela nella parte conclusiva dell'intervista espone come l'origine del golpe sia da ricercarsi non in Honduras ma ad un expo internazionale del Dubai dove sei potentissimi imprenditori decisero di ingaggiare un certo Smith, ricompensato con 4 milioni di dollari, perché screditasse il governo Zelaya. Contemporaneamente i sei decisero che Jacqueline Foglia coordinasse le fasi del golpe. La decisione di rovesciare Zelaya fu preso dopo che il governo annunciò il referendum per una nuova Costituzione.
Insieme al lavoro di Smith il colpo di stato fu orchestrato anche dall'interno del parlamento grazie alla deputata Marcia Villeda che ottenne i documenti, falsificando anche le firme, pur di accusare Zelaya.
La lunga intervista di Valenzuela è stata praticamente il suo testamento politico dato che alcuni giorni dopo la messa in onda del programma radiofonico fu assassinato. L'ex-ministro proprio durante la trasmissione aveva ammesso di aver paura delle reazioni che le sue parole potevano scatenare e temeva per la sua vita. Valenzuela non potrà rispondere alle domande della Commissione della Verità figlia del golpe di Micheletti ma creata dal governo Lobo che dovrebbe consegnare alla giustizia, quella dei golpisti, i responsabili degli atti criminali accaduti dal 28 giugno 2009 fino alle “libere” elezioni del dicembre 2009.
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