Si aprirà in Bolivia il procedimento penale contro l'ex presidente della Repubblica Gonzalo Sánchez de Losada che è accusato di genocidio, vessazioni, lesioni, tortura, privazione della libertà fisica e di parola durante la guerra del gas nel 2003. L'accusa sostiene che Losada avrebbe firmato il decreto presidenziale 27209 in cui si autorizzavano le forze di polizia boliviane ad usare la forza, fino a sparare con le proprie armi di ordinanza contro i manifestanti che da molti giorni erano scesi in strada paralizzando il traffico.
La cosiddetta guerra del gas scoppiò nell'autunno del 2003 perché il popolo con alla testa gli indigeni Aymara, vedeva nel progetto del governo di Losada la svendita del gas metano, una delle risorse più importanti del paese, alle multinazionali straniere Repsol, British Gas, Panamerican Energy (unite nel consorzio Pacific Lng).
Il popolo si mobilitò in massa cercando di fermare ogni settore produttivo del paese con il ricorso al blocco della rete stradale. Gli obbiettivi erano due: il primo consisteva nel costringere il governo alle dimissioni ed il secondo chiedeva l'abolizione del piano per lo sfruttamento delle riserve di gas di cui è nel sottosuolo boliviano. Secondo alcuni leader del movimento popolare il governo boliviano avrebbe iniziato già nel 1994 a vendere il gas ad alcune multinazionali ad un prezzo di circa la metà di mercato (0,7 dollari per mille piedi cubici contro 1,3 dollari cifre del 2003); dall'altro lato, il popolo boliviano era costretto ad acquistare il gas a prezzi di mercato che le stesse multinazionali sottopagavano allo stato boliviano.
Dopo settimane di manifestazioni contro il governo in cui il paese fu bloccato i manifestanti e le forze di polizia si scontrarono nella città di El Alto dove su furono uccise 66 persone; a seguito di questo massacro il presidente Sánchez de Losada fu costretto ad abbandonare il paese rifugiandosi negli USA.
Oltre a Gonzalo Sánchez de Losada la Corte Suprema di Giustizia giudicherà l'operato di 11 ex ministri e cinque alti ufficiali militari; di questi solo otto sono in Bolivia e sono stati posti in stato di arresto mentre gli altri sono all'estero (Javier Torres Goytia, Jorge Torres Obleas e Mirtha Quevedo, che si trovano in Perù dove hanno ricevuto asilo politico): saranno giudicati in contumacia e rischiano fino a 30 anni di carcere.
Come ogni buon vecchio presidente che deve, finalmente, rispondere alla giustizia, anche Losada, attualmente rifugiato negli USA, ha rilasciato dichiarazioni contro la Corte Suprema di Giustizia, rea di aver ordinato il suo arresto e di averlo trascinato alla sbarra. Gonzalo Sánchez de Losada ha affermato: "Sono vittima di una persecuzione politica". La sua legale, Ana Reyes, ha calcato la linea del sua assistito dichiarando che "il processo contro Sánchez de Losada non ha alcun fondamento giuridico poiché l'ex presidente agì in modo del tutto legale in risposta a manifestanti armati e violenti che avevano giurato di abbattere il suo governo eletto democraticamente e preso in ostaggio 800 persone bloccando le attività di un'intera città come La Paz".
Il guidice che presiederà il tribunale dovrà richiedere all'Interpol un mandato di cattura internazionale nei confronti di Losada e degli altri imputati che non sono stati rintracciati in Bolivia.
La cosiddetta guerra del gas scoppiò nell'autunno del 2003 perché il popolo con alla testa gli indigeni Aymara, vedeva nel progetto del governo di Losada la svendita del gas metano, una delle risorse più importanti del paese, alle multinazionali straniere Repsol, British Gas, Panamerican Energy (unite nel consorzio Pacific Lng).
Il popolo si mobilitò in massa cercando di fermare ogni settore produttivo del paese con il ricorso al blocco della rete stradale. Gli obbiettivi erano due: il primo consisteva nel costringere il governo alle dimissioni ed il secondo chiedeva l'abolizione del piano per lo sfruttamento delle riserve di gas di cui è nel sottosuolo boliviano. Secondo alcuni leader del movimento popolare il governo boliviano avrebbe iniziato già nel 1994 a vendere il gas ad alcune multinazionali ad un prezzo di circa la metà di mercato (0,7 dollari per mille piedi cubici contro 1,3 dollari cifre del 2003); dall'altro lato, il popolo boliviano era costretto ad acquistare il gas a prezzi di mercato che le stesse multinazionali sottopagavano allo stato boliviano.
Dopo settimane di manifestazioni contro il governo in cui il paese fu bloccato i manifestanti e le forze di polizia si scontrarono nella città di El Alto dove su furono uccise 66 persone; a seguito di questo massacro il presidente Sánchez de Losada fu costretto ad abbandonare il paese rifugiandosi negli USA.
Oltre a Gonzalo Sánchez de Losada la Corte Suprema di Giustizia giudicherà l'operato di 11 ex ministri e cinque alti ufficiali militari; di questi solo otto sono in Bolivia e sono stati posti in stato di arresto mentre gli altri sono all'estero (Javier Torres Goytia, Jorge Torres Obleas e Mirtha Quevedo, che si trovano in Perù dove hanno ricevuto asilo politico): saranno giudicati in contumacia e rischiano fino a 30 anni di carcere.
Come ogni buon vecchio presidente che deve, finalmente, rispondere alla giustizia, anche Losada, attualmente rifugiato negli USA, ha rilasciato dichiarazioni contro la Corte Suprema di Giustizia, rea di aver ordinato il suo arresto e di averlo trascinato alla sbarra. Gonzalo Sánchez de Losada ha affermato: "Sono vittima di una persecuzione politica". La sua legale, Ana Reyes, ha calcato la linea del sua assistito dichiarando che "il processo contro Sánchez de Losada non ha alcun fondamento giuridico poiché l'ex presidente agì in modo del tutto legale in risposta a manifestanti armati e violenti che avevano giurato di abbattere il suo governo eletto democraticamente e preso in ostaggio 800 persone bloccando le attività di un'intera città come La Paz".
Il guidice che presiederà il tribunale dovrà richiedere all'Interpol un mandato di cattura internazionale nei confronti di Losada e degli altri imputati che non sono stati rintracciati in Bolivia.
1 commento:
Perche non:)
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