All'inizio di giugno 2008 il tribunale della città di Salamá ha emesso condanne esemplari per 5 ex paramilitari che nel 1982 parteciparono al massacro di 177 indigeni a Rio Negro.
Il massacro di Rio Negro fu uno degli innumerevoli atti di terrore che iniziarono nel 1960 quando la CIA rovesciò il governo legittimo ed instaurò un regime militare guidato da Carlos Castillo Armas che ha avuto termine nel 1990. La Commissione della verità, voluta dal governo guatemalteco e supportata dall'ONU, ha scoperto circa 700 casi di violazione dei diritti civili (torture, esecuzioni sommarie ecc.) con circa 180000 morti che sono da attribuire all'esercito o a gruppi di paramilitari vicini alla dittatura.
L'episodio di Rio Negro è stato attribuito alle Pattuglie di Autodifesa e all'Esercito ed è da ricondurre alle proteste che la popolazione stava attuando contro la costruzione di una centrale idroelettrica che avrebbe modificato la morfologia del territorio e la loro esistenza con la deviazione dei corsi d'acqua.
I morti furono 177: settanta donne e centosette bambini!
I cinque ex paramilitari (Macario Alvarado Toj, Pablo Ruiz Alvarado, Francisco Alvarado Lajú, Tomás Dino Alvarado e Lucas Lajú Alvarado) sono stati condannati a 780 anni cadauno per l'omicidio di 26 persone delle 177 totali, oltre ad un risarcimento di 13500 dollari che ogni condannato deve versare agli eredi delle 26 vittime.
La sentenza è senza dubbio storica perchè riconosce le responsabilità che il regime di Carlos Castillo Armas ha avuto nei trenta anni di dittatura in cui le scorribande dell'esercito e dei paramilitari hanno devastato il Guatemala; nei prossimi mesi sono attese altre sentenze, speriamo esemplari, contro militari ed paramilitari che si sono macchiati di atroci e vili delitti contro le popolazioni indigene.
Il massacro di Rio Negro fu uno degli innumerevoli atti di terrore che iniziarono nel 1960 quando la CIA rovesciò il governo legittimo ed instaurò un regime militare guidato da Carlos Castillo Armas che ha avuto termine nel 1990. La Commissione della verità, voluta dal governo guatemalteco e supportata dall'ONU, ha scoperto circa 700 casi di violazione dei diritti civili (torture, esecuzioni sommarie ecc.) con circa 180000 morti che sono da attribuire all'esercito o a gruppi di paramilitari vicini alla dittatura.
L'episodio di Rio Negro è stato attribuito alle Pattuglie di Autodifesa e all'Esercito ed è da ricondurre alle proteste che la popolazione stava attuando contro la costruzione di una centrale idroelettrica che avrebbe modificato la morfologia del territorio e la loro esistenza con la deviazione dei corsi d'acqua.
I morti furono 177: settanta donne e centosette bambini!
I cinque ex paramilitari (Macario Alvarado Toj, Pablo Ruiz Alvarado, Francisco Alvarado Lajú, Tomás Dino Alvarado e Lucas Lajú Alvarado) sono stati condannati a 780 anni cadauno per l'omicidio di 26 persone delle 177 totali, oltre ad un risarcimento di 13500 dollari che ogni condannato deve versare agli eredi delle 26 vittime.
La sentenza è senza dubbio storica perchè riconosce le responsabilità che il regime di Carlos Castillo Armas ha avuto nei trenta anni di dittatura in cui le scorribande dell'esercito e dei paramilitari hanno devastato il Guatemala; nei prossimi mesi sono attese altre sentenze, speriamo esemplari, contro militari ed paramilitari che si sono macchiati di atroci e vili delitti contro le popolazioni indigene.
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