Il 24 dicembre Jorge Troccoli è stato arrestato a Salerno; il nome ai più non dirà molto ma l'ex ufficiale della marina uruguaiana è uno degli assassini che hanno imperversato durante la dittatura di Bordaberry (1973-1976), di Méndez (1976-1981) e di Alvarez (1981-1985) in Uruguay.
Troccoli è accusato dalla giustizia italiana di aver ucciso quattro cittadini italo-uruguayani nel 1977; la giustizia uruguaiana lo ha indagato per un numero imprecisato di omicidi, torture e violazione dei diritti umani, il numero di delitti a lui contestato aumenta ogni giorno man mano che le indagini dei giudici vanno avanti.
Il giudice uruguaiano Luis Charles ha dichiarato che invierà il fascicolo dell'ex ufficiale della marina al pubblico ministero italiano, che ha sollecitato l'estradizione di altri ex militari e funzionari della dittatura uruguaiana.
I capi di accusa in Italia non comprendono i delitti di lesa umanità, per cui Luis Charles attenderà le conclusioni delle indagini italiane per richiedere l'estradizione dell'ex ufficiale.
La dittatura instaurata nel paese seguiva le famose direttive del Plan Condor con cui si "suggeriva" la politica di sequestro, sparizione e scambio di prigionieri con le altre dittature Sudamericane per annichilire gli oppositori politici ovunque trovassero rifugio.
Con la fine della dittatura è stata concessa l'amnistia a tutti coloro che hanno governato con il terrore il paese, così Troccoli ha potuto continuare a vivere indisturbato a Montevideo. Nel 2002 ha richiesto la cittadinanza italiana che gli è stata concessa; lo stesso anno il Parlamento uruguaiano ha di fatto cancellato l'amnistia, e ad ottobre Troccoli è fuggito da Montevideo per rifugiarsi a Marina di Camerota.
Ecco come fino alla vigilia di Natale del 2007 ha potuto vivere da uomo libero.
L'ex ufficiale della marina negli anni novanta pubblicò un libro "L’ira del Leviatano", nel quale confessava i delitti e le violazioni dei diritti umani da lui perpetrati ma li giustificava e li rivendicava come atti necessari per la difesa della patria, una patria dove gli anticorpi, i militari, dovevano farsi carico di combattere l'infezione democratica a qualunque prezzo. Con il suo libro Troccoli pretendeva di essere riconosciuto come un servitore dello stato oltre che un rispettabile rappresentante della storia.
Un testimone, Daniel Rey Piuma all'epoca caporale diciannovenne che era un sottoposto del patriottico ufficiale della marina, ha raccontato ai giudici uruguaiani delle torture compiute dalla sua unità: “Le torture venivano effettuate sia da uomini che da donne. Il mio compito era di prendere le impronte digitali dopo gli interrogatori. I detenuti, uomini e donne, venivano tenuti nudi, incappucciati e legati alla parete da un filo di lana. Periodicamente arrivava un militare e li portava in una stanza speciale. Da quella stanza ho sentito provenire botte, urli, pianti. Ho visto le persone dopo gli interrogatori. Piangevano. Spesso avevano tutte le dita delle mani spezzate. Alla fine degli interrogatori, ciò che separa la vita dalla morte è una sigla che accompagna ciascun nome. "Df" (disposicion final) che significava un colpo alla nuca e la sepoltura in qualche fossa comune, coperti da calce viva".
Dopo il sua arresto Troccoli non rivendica più il suo posto nella storia ed il rispetto, ma si dichiara innocente e un perseguitato politico; il suo avvocato , Scarano, dichiara: "Mi spiegate cosa poteva fare un giovane tenente? Disobbedire forse agli ordini del governo del suo Paese? Certo, Troccoli comandava quell'unità. Certo, interrogava i detenuti. Ma non ha mai torturato nessuno. E quei cittadini di origini italiane non sa nemmeno chi siano. A meno che non mi si dica che, come pure Jorge ammette, tenere in piedi dei prigionieri accusati di terrorismo, incappucciati, senza cibo e senza acqua per giorni, sia tortura. E' tortura forse?".
Se non si possono chiamare torture le pratiche descritte dall'avvocato del mitomane Troccoli, che lui stesso ha rivendicato nel suo best sellers, che poi ha abiurato, come le possiamo chiamare?
Troccoli è accusato dalla giustizia italiana di aver ucciso quattro cittadini italo-uruguayani nel 1977; la giustizia uruguaiana lo ha indagato per un numero imprecisato di omicidi, torture e violazione dei diritti umani, il numero di delitti a lui contestato aumenta ogni giorno man mano che le indagini dei giudici vanno avanti.
Il giudice uruguaiano Luis Charles ha dichiarato che invierà il fascicolo dell'ex ufficiale della marina al pubblico ministero italiano, che ha sollecitato l'estradizione di altri ex militari e funzionari della dittatura uruguaiana.
I capi di accusa in Italia non comprendono i delitti di lesa umanità, per cui Luis Charles attenderà le conclusioni delle indagini italiane per richiedere l'estradizione dell'ex ufficiale.
La dittatura instaurata nel paese seguiva le famose direttive del Plan Condor con cui si "suggeriva" la politica di sequestro, sparizione e scambio di prigionieri con le altre dittature Sudamericane per annichilire gli oppositori politici ovunque trovassero rifugio.
Con la fine della dittatura è stata concessa l'amnistia a tutti coloro che hanno governato con il terrore il paese, così Troccoli ha potuto continuare a vivere indisturbato a Montevideo. Nel 2002 ha richiesto la cittadinanza italiana che gli è stata concessa; lo stesso anno il Parlamento uruguaiano ha di fatto cancellato l'amnistia, e ad ottobre Troccoli è fuggito da Montevideo per rifugiarsi a Marina di Camerota.
Ecco come fino alla vigilia di Natale del 2007 ha potuto vivere da uomo libero.
L'ex ufficiale della marina negli anni novanta pubblicò un libro "L’ira del Leviatano", nel quale confessava i delitti e le violazioni dei diritti umani da lui perpetrati ma li giustificava e li rivendicava come atti necessari per la difesa della patria, una patria dove gli anticorpi, i militari, dovevano farsi carico di combattere l'infezione democratica a qualunque prezzo. Con il suo libro Troccoli pretendeva di essere riconosciuto come un servitore dello stato oltre che un rispettabile rappresentante della storia.
Un testimone, Daniel Rey Piuma all'epoca caporale diciannovenne che era un sottoposto del patriottico ufficiale della marina, ha raccontato ai giudici uruguaiani delle torture compiute dalla sua unità: “Le torture venivano effettuate sia da uomini che da donne. Il mio compito era di prendere le impronte digitali dopo gli interrogatori. I detenuti, uomini e donne, venivano tenuti nudi, incappucciati e legati alla parete da un filo di lana. Periodicamente arrivava un militare e li portava in una stanza speciale. Da quella stanza ho sentito provenire botte, urli, pianti. Ho visto le persone dopo gli interrogatori. Piangevano. Spesso avevano tutte le dita delle mani spezzate. Alla fine degli interrogatori, ciò che separa la vita dalla morte è una sigla che accompagna ciascun nome. "Df" (disposicion final) che significava un colpo alla nuca e la sepoltura in qualche fossa comune, coperti da calce viva".
Dopo il sua arresto Troccoli non rivendica più il suo posto nella storia ed il rispetto, ma si dichiara innocente e un perseguitato politico; il suo avvocato , Scarano, dichiara: "Mi spiegate cosa poteva fare un giovane tenente? Disobbedire forse agli ordini del governo del suo Paese? Certo, Troccoli comandava quell'unità. Certo, interrogava i detenuti. Ma non ha mai torturato nessuno. E quei cittadini di origini italiane non sa nemmeno chi siano. A meno che non mi si dica che, come pure Jorge ammette, tenere in piedi dei prigionieri accusati di terrorismo, incappucciati, senza cibo e senza acqua per giorni, sia tortura. E' tortura forse?".
Se non si possono chiamare torture le pratiche descritte dall'avvocato del mitomane Troccoli, che lui stesso ha rivendicato nel suo best sellers, che poi ha abiurato, come le possiamo chiamare?
2 commenti:
l'Italia ha appena rifiutato l'estradizione del torturatore che ora e' libero di circolare nel nostro paese.
Hai ragione, adesso Troccoli è a piede libero. Sto cercando del materiale per poter scrivere un post oltre a cercare di capire come sia stato possibile rifiutare l'estradizione.
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