Ancora oggi si leggono molti articoli di quello che è accaduto in Venezuela con la vicenda RCTV ma nessuno di essi corrisponde a verità. Non raccontano la verità solo e soltanto perché l'informazione che ci viene propinata è in mano ad una oligarchia che crea i "mostri" a proprio piacimento e non racconta quello che realmente accade così che ogni lettore/telespettatore possa essere libero di crearsi un proprio pensiero.
Il 28 dicembre del 2006 il presidente Hugo Chavez annunciava che il 27 maggio alle ore 23:59.59, cioè alla scadenza della concessione statale delle radio frequenze, il canale televisivo RCTV non avrebbe ricevuto il rinnovo per le trasmissioni in chiaro; quindi la televisione poteva continuare a trasmettere su satellite, via cavo o in streaming.
In ogni luogo del mondo le frequenze radio-televisive sono di proprietà dello stato e sono date in concessione per un periodo più o meno breve di tempo, in Venezuela la concessione ha la durata di 20 anni, ed alla scadenza di questa concessione il governo di ogni Stato può non rinnovarla. Al momento della fine delle trasmissioni in chiaro i media sia venezuelani che esteri hanno attaccato il presidente Chavez accusandolo di aver iniziato ad assassinare la libertà di informazione, di chiudere la televisione dell’opposizione, di punire chi non la pensa come il lui, fino ad arrivare a Reporters sans frontières, famosa associazione internazionale dei giornalisti che vede fra i suoi principali finanziatori la Ned (National Endowment for Democracy). Il NED è un Ong statunitense al servizio del Dipartimento di Stato che fino dall'annuncio di fine dicembre ha continuato a ripetere che "la chiusura di RCTV è un esecrabile attacco alla libertà d’espressione in Venezuela" ed ha continuato affermando che RCTV è un mezzo di comunicazione "indipendente e tollerante".
In Italia il quotidiano Libero ha titolato "Chiusa la TV anti-Chávez, scontri di piazza a Caracas" ed Corriere della Sera ha avuto parole di elogio per il titolo ed il pezzo pubblicato da Libero ma non si sono ricordati che in Italia Rete4 non dovrebbe più trasmettere in chiaro come la legge stabiliva a causa della scadenza della concessione del segnale. Ma nella progredita Repubblica italiana il presidente del consiglio, cav. Silvio Berlusconi, era anche proprietario della stessa televisione e si inventò una legge ad hoc per permettere a Rete4 di continuare a trasmettere salvando la "pluralità e la libertà d’informazione italiana".
Il problema della mala informazione nasce nel momento in cui si usano parole come "chiusura", "indipendente", "tollerante" e "libera" perché non si ricorda che nel 2002 durante il golpe in Venezuela contro Chavez la televisione in questione ha appoggiato il colpo di stato diffondendo informazioni false e oscurando la verità attorno a quello che realmente accadeva parlando di "dimissioni" di Chavez mentre questi era sequestrato dai golpisti. Una delle prime azioni promosse dall’autoproclamato presidente golpista Carmona, fu la chiusura del canale di Stato, Canal 8 che stava raccontando cosa realmente accadeva insieme ad una troupe irlandese (Radio Telefís Éireann che poi pubblicò il documentario "La Revolución no será trasmitida"). Quando il popolo scese in piazza per ribellarsi al nuovo governo sovversivo e reinsediare il presidente RCTV per due giorni trasmise solo cartoni animati! Pochi mesi più tardi, nel dicembre 2002-gennaio 2003, RCTV ha fortemente sostenuto la serrata degli industriali che ha messo in ginocchio il Venezuela, ed anche quella volta la popolazione "insorse" riaprendo le fabbriche chiuse. Sempre la mala informazione non ricorda che nel periodo tra giugno e dicembre 2006, le autorità di controllo venezuelane hanno accertato almeno 652 infrazioni da parte di RCTV.
I media "liberi" non tengono conto minimamente della Costituzione venezuelana del 1999, che è considerata tra le più liberali nel continente latinoamericano dai maggiori costituzionalisti mondiali, che in materia di protezione e difesa dei diritti umani, consacra il diritto all’informazione vera e senza censura, innalza a rango costituzionale il diritto alla replica e il dovere alla rettifica.
Continuando con le lievi omissioni dei media venezuelani ed internazionali viene alla luce che su 81 emittenti televisive, 79 (il 97%) sono di proprietà privata; su 709 emittenti radiofoniche, 706 sono private (il 99%), e 118 testate giornalistiche su 118 sono pure private. Il signor Marcel Granier, proprietario di RCTV, possiede inoltre una quarantina di altre emittenti televisive locali in tutto il Venezuela. Le restanti emittenti televisive private TV che danno voce ed formano l'opposizione, tra le quali ricordo Globovision, Televen e Venevision hanno ottenuto il rinnovo delle loro licenze per trasmettere via etere.
L’Osservatorio per i Diritti Umani dell'ONU affermò nel 2002 che "lungi dal fornire un’informazione onesta e veritiera, i media in gran parte cercano di provocare il malcontento popolare a supporto dell’ala estremista dell’opposizione"; in America Latina, tanto per non allontanarsi dal Venezuela, ci sono quattro grandi gruppi che controllino quasi il 70% dei media di tutto il continente e sono OGlobo (Brasile), Clarín (Argentina), Televisa (Messico) e Cisneros (Venezuela) che solo casualmente sono di proprietà o legati strettamente con la destra reazionaria dei rispettivi paesi che osteggia e mette in cattiva luce ogni scelta dei governi non di loro gradimento.
Non credo che il governo di Chavez possa essere accusato di censura o ingerenza nelle informazioni dato che ha riformato la costituzione e che ha subito e subisce attacchi mediatici ogni giorno e non ha chiuso nessuna televisione. Cosa si dovrebbe dire dell’Honduras il cui presidente, Manuel Zelaya, ha firmato un decreto in cui obbligava le radio e le televisioni del Paese a trasmettere un resoconto dettagliato, due volte al giorno per dieci giorni, dell'operato del suo governo? Ma in questo caso la notizia non è stata neanche battuta dalle agenzie perché il governo è conservatore e di destra ed è appoggiato dai paesi occidentali USA in primis e dalle oligarchie dell'informazione.
La scelta del governo di Chavez di revocare le licenze per la trasmissione in chiaro di RCTV non mi ha entusiasmato ma spero che queste frequenze, destinate ad un nuovo canale pubblico (TVES), siano usate per aumentare la comunicazione non sottomessa agli interessi di una oligarchia reazionaria e faziosa, un’informazione fedele alla realtà e non schiava del potere.
Il 28 dicembre del 2006 il presidente Hugo Chavez annunciava che il 27 maggio alle ore 23:59.59, cioè alla scadenza della concessione statale delle radio frequenze, il canale televisivo RCTV non avrebbe ricevuto il rinnovo per le trasmissioni in chiaro; quindi la televisione poteva continuare a trasmettere su satellite, via cavo o in streaming.
In ogni luogo del mondo le frequenze radio-televisive sono di proprietà dello stato e sono date in concessione per un periodo più o meno breve di tempo, in Venezuela la concessione ha la durata di 20 anni, ed alla scadenza di questa concessione il governo di ogni Stato può non rinnovarla. Al momento della fine delle trasmissioni in chiaro i media sia venezuelani che esteri hanno attaccato il presidente Chavez accusandolo di aver iniziato ad assassinare la libertà di informazione, di chiudere la televisione dell’opposizione, di punire chi non la pensa come il lui, fino ad arrivare a Reporters sans frontières, famosa associazione internazionale dei giornalisti che vede fra i suoi principali finanziatori la Ned (National Endowment for Democracy). Il NED è un Ong statunitense al servizio del Dipartimento di Stato che fino dall'annuncio di fine dicembre ha continuato a ripetere che "la chiusura di RCTV è un esecrabile attacco alla libertà d’espressione in Venezuela" ed ha continuato affermando che RCTV è un mezzo di comunicazione "indipendente e tollerante".
In Italia il quotidiano Libero ha titolato "Chiusa la TV anti-Chávez, scontri di piazza a Caracas" ed Corriere della Sera ha avuto parole di elogio per il titolo ed il pezzo pubblicato da Libero ma non si sono ricordati che in Italia Rete4 non dovrebbe più trasmettere in chiaro come la legge stabiliva a causa della scadenza della concessione del segnale. Ma nella progredita Repubblica italiana il presidente del consiglio, cav. Silvio Berlusconi, era anche proprietario della stessa televisione e si inventò una legge ad hoc per permettere a Rete4 di continuare a trasmettere salvando la "pluralità e la libertà d’informazione italiana".
Il problema della mala informazione nasce nel momento in cui si usano parole come "chiusura", "indipendente", "tollerante" e "libera" perché non si ricorda che nel 2002 durante il golpe in Venezuela contro Chavez la televisione in questione ha appoggiato il colpo di stato diffondendo informazioni false e oscurando la verità attorno a quello che realmente accadeva parlando di "dimissioni" di Chavez mentre questi era sequestrato dai golpisti. Una delle prime azioni promosse dall’autoproclamato presidente golpista Carmona, fu la chiusura del canale di Stato, Canal 8 che stava raccontando cosa realmente accadeva insieme ad una troupe irlandese (Radio Telefís Éireann che poi pubblicò il documentario "La Revolución no será trasmitida"). Quando il popolo scese in piazza per ribellarsi al nuovo governo sovversivo e reinsediare il presidente RCTV per due giorni trasmise solo cartoni animati! Pochi mesi più tardi, nel dicembre 2002-gennaio 2003, RCTV ha fortemente sostenuto la serrata degli industriali che ha messo in ginocchio il Venezuela, ed anche quella volta la popolazione "insorse" riaprendo le fabbriche chiuse. Sempre la mala informazione non ricorda che nel periodo tra giugno e dicembre 2006, le autorità di controllo venezuelane hanno accertato almeno 652 infrazioni da parte di RCTV.
I media "liberi" non tengono conto minimamente della Costituzione venezuelana del 1999, che è considerata tra le più liberali nel continente latinoamericano dai maggiori costituzionalisti mondiali, che in materia di protezione e difesa dei diritti umani, consacra il diritto all’informazione vera e senza censura, innalza a rango costituzionale il diritto alla replica e il dovere alla rettifica.
Continuando con le lievi omissioni dei media venezuelani ed internazionali viene alla luce che su 81 emittenti televisive, 79 (il 97%) sono di proprietà privata; su 709 emittenti radiofoniche, 706 sono private (il 99%), e 118 testate giornalistiche su 118 sono pure private. Il signor Marcel Granier, proprietario di RCTV, possiede inoltre una quarantina di altre emittenti televisive locali in tutto il Venezuela. Le restanti emittenti televisive private TV che danno voce ed formano l'opposizione, tra le quali ricordo Globovision, Televen e Venevision hanno ottenuto il rinnovo delle loro licenze per trasmettere via etere.
L’Osservatorio per i Diritti Umani dell'ONU affermò nel 2002 che "lungi dal fornire un’informazione onesta e veritiera, i media in gran parte cercano di provocare il malcontento popolare a supporto dell’ala estremista dell’opposizione"; in America Latina, tanto per non allontanarsi dal Venezuela, ci sono quattro grandi gruppi che controllino quasi il 70% dei media di tutto il continente e sono OGlobo (Brasile), Clarín (Argentina), Televisa (Messico) e Cisneros (Venezuela) che solo casualmente sono di proprietà o legati strettamente con la destra reazionaria dei rispettivi paesi che osteggia e mette in cattiva luce ogni scelta dei governi non di loro gradimento.
Non credo che il governo di Chavez possa essere accusato di censura o ingerenza nelle informazioni dato che ha riformato la costituzione e che ha subito e subisce attacchi mediatici ogni giorno e non ha chiuso nessuna televisione. Cosa si dovrebbe dire dell’Honduras il cui presidente, Manuel Zelaya, ha firmato un decreto in cui obbligava le radio e le televisioni del Paese a trasmettere un resoconto dettagliato, due volte al giorno per dieci giorni, dell'operato del suo governo? Ma in questo caso la notizia non è stata neanche battuta dalle agenzie perché il governo è conservatore e di destra ed è appoggiato dai paesi occidentali USA in primis e dalle oligarchie dell'informazione.
La scelta del governo di Chavez di revocare le licenze per la trasmissione in chiaro di RCTV non mi ha entusiasmato ma spero che queste frequenze, destinate ad un nuovo canale pubblico (TVES), siano usate per aumentare la comunicazione non sottomessa agli interessi di una oligarchia reazionaria e faziosa, un’informazione fedele alla realtà e non schiava del potere.
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