lunedì 26 marzo 2012

Confermata la condanna a Chevron


La Corte d'appello del Ecuador ha confermato la sentenza di primo grado che aveva condannato Chevron a pagare 18 miliardi di dollari per disastro ambientale nella foresta amazzonica.
Nella sentenza depositata dal collegio di Lago Agrio si legge: "Confermiamo la sentenza di primo grado in ogni suo aspetto, compresa la richiesta di scuse pubbliche". Il rifiuto da parte di Chevron di scusarsi pubblicamente ha fatto aumentare il risarcimento dai 8,6 miliardi di dollari inizialmente decisi a 18,2 miliardi.

La sentenza condanna Texaco, acquisita poi dalla Chevron, operò in Ecuador nella foresta amazzonica tra il 1972 e il 1992 in cui secondo le indagini avrebbe sversato nella foresta circa 68 miliardi di litri di materiali tossici tra petrolio e solventi necessari all’estrazione. Questo sversamento ha inquinato numerosissimi corsi fluviali, aree agricole e parte della foresta Amazzonica. 
Le organizzazioni ambientaliste ecuadoriane, che da anni si battono per avere il risarcimento dei danni, hanno documentato questa devastazione con quello che avevano battezzato il Toxic tour: un viaggio tra i villaggi dell’Amazzonia attorno al centro petrolifero di Lago Agrio, in mezzo a pozze di petrolio a cielo aperto, campi annichiliti dalle piogge acide e fiumi ormai vuoti di pesci.

Chevron ha commentato la sentenza con un comunicato molto duro ed a tratti offensivo verso i giudici ecuadoriani e lo Stato ecuadoriano, queste sono alcune parti del comunicato: "La decisione di oggi è un altro esempio eclatante della corruzione e della politicizzazione del sistema giudiziario dell’Ecuador che ha afflitto questo caso fraudolento fin dall’inizio [...] I giudici si sono basati su false prove fabbricate ad hoc dai querelanti [...] I giudici sarebbero anche stati corrotti ed intimiditi". 
Chevron afferma anche di aver fornito le prove ed i resoconti del loro operato e delle operazioni di bonifica costate circa 40 milioni di dollari ed inoltre Petroecuador (società ecuadoriana con la quale Chevron era consorsiata) ha stimato in circa 70 milioni di dollari i costi per completare le operazioni di bonifica delle aree inquinate. "Cifra che contrasta con il risarcimento multimiliardario chiesto oggi" secondo Chevron. 

Adesso lo scoglio principale è l'applicazione della sentenza perché Chevron afferma di "non credere che la sentenza sia applicabile da qualsiasi tribunale che rispetti la legge e lo stato di diritto. L’azienda continuerà ad appellarsi in ogni sede e cercherà di portare a giudizio i responsabili di questa frode". 

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