Il cancelliere boliviano, David Choquehuanca, ha affermato a metà dicembre 2011 che il suo paese
chiederà al Tribunale Internazionale di intimare il Cile a concedergli un'accesso sull'oceano pacifico.
Choquehuanca ha aggiunto che "non rinunceremo mai al dialogo diretto con il Cile, però utilizzeremo anche tutti i mezzi pacifici del diritto internazionale per far capire e trattare la questione marittima come un tema fondamentale per il popolo boliviano", inoltre ha sottolineato che la mancanza di uno sbocco sul mare per la Bolivia è "un'ingiustizia che subisce da oltre cento anni".
La risposta dell'esecutivo cileno alle dichiarazioni del governo Boliviano è giunta velocemente tramite una dichiarazione del cancelliere Alfredo Moreno che sottolineava come "sia la Bolivia ad essere arbitro delle sorti dei colloqui con il Cile. Pensiamo che è possibile avere benefici per entrambi i paesi dai colloqui che abbiamo intavolato nel rispetto dei trattati vigenti e delle rispettive sovranità".
La decisione di coinvolgere il Tribunale Internazionale per ripristinare lo sbocco sul mare della Bolivia nasce dallo stallo nel dialogo tra i due paesi; Bolivia e Cile concordarono, nel 2006, una road map di 13 punti che, però, ormai è ferma dall'inizio del 2011.
La Bolivia perse la "guerra del Pacifico" (1879-1884) e nel trattato di pace del 1904 cedette circa 120.000 km2 di terra e gli unici 400 km di costa; questa area viene da sempre reclamata dalla Bolivia ed è costante origine tensioni diplomatiche tra i due paesi e nel 1978 si arrivò perfino a sospendere le relazioni diplomatiche tra le parti.
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