sabato 10 gennaio 2009

La giustizia in Guatemala

In Guatemala sono passati 12 anni da quando la furono firmati ad Oslo gli accordi di pace tra il governo guatemalteco e la Unión Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG) ma la giustizia sembra ancora lontana dall'arrivare.

In Guatemala nel 1954 il governo di Jacobo Arbenz Guzmán, democraticamente eletto, fu rovesciato dall'intervento della CIA con l'Operazione PBSUCCESS perché le sue riforme di redistribuzione di ricchezza e terra lese gli interessi delle multinazionali statunitensi ed in particolare della United Fruit Company a cui furono espropriati molti appezzamenti di terra che non erano utilizzati.
Alla dittatura militare di Carlos Castillo Armas si opposero sempre quattro movimenti di ispirazione marxista (Ejército Guerillero de los Pobres (EGP), Organización del Pueblo en Armas (ORPA), Fuerzas Armadas Rebeldes (FAR) e Partido Guatemalteco del Trabajo (PGT)) che si fusero nel 1982 dando vita alla URNG.
Durante i 36 anni di dittatura in Guatemala il governo USA finanziò e armò il regime inviando denaro, armi ed i berretti verdi che addestrarono i militari guatemaltechi.

Dopo gli accordi di pace del 1996 in Guatemala furono istituite due commissioni che raccolsero le denunce e testimonianze della popolazione al fine di ricostruire tutti i fatti di sangue, sparizioni, torture avvenute durante il regime militare e poter permettere alla magistratura di perseguire i responsabili di tali crimini.
Una commissione era stata creata dal Onu e si chiamava Commissione del Chiarimento Storico e l’altra era stata creata dall’Ufficio dei Diritti Umani dell’Arcivescovato di Città del Guatemala.
Dopo due anni di indagini e raccolta dati le due commissioni giunsero alle solite conclusioni e pubblicarono i loro dati: 200.000 morti tra studenti, lavoratori, professionisti e personalità dell'opposizione di qualsivoglia tendenza politicai e popolazioni maya, migliaia di casi di torture, stupri, massacri, numerosi villaggi maya rasi al suolo, 50.000 casi di sparizioni forzate di persone.

Monsignor Juan José Gerardi Conedera il 24 aprile 1998 alla pubblicazione dei dati della commissione d'inchiesta della diocesi affermò: “vogliamo contribuire alla costruzione di un paese differente. Per questo recuperiamo la memoria del popolo. Questo cammino è stato e continua ad essere pieno di rischi. Anni di terrore e morte hanno costretto alla fuga e hanno ridotto alla paura e al silenzio la maggioranza dei guatemaltechi. La verità è la parola originale, l’azione seria e matura che ci rende possibile rompere questo ciclo di violenza e morte e aprici ad un futuro di speranza e luce per tutti”. Il 26 aprile fu ucciso davanti alla propria abitazione, Gerardi Conedera pagò con la propria vita l'impegno che profondeva nella ricerca della verità e della giustizia; a dieci anni di distanza il suo impegno non ha contagiato le forze di polizia e la magistratura dato che ancora non sono stati trovati gli esecutori materiali ed i mandati dell'omicidio.

Sempre la malagiustizia guatemalteca ha permesso agli unici militari incarcerati (il colonnello Sánchez Samayoa sia 3 dei suoi complici Salomón Maldonado, José Ríos y Gabriel Álvarez) per l'arresto illegale e successiva sparizione forzata di sette persone, avvenuta nell'ottobre del 1981, di essere liberati dalla Corte Costituzionale perché soggetti alla Legge di Amnistia.
La Legge di Amnistia annulla qualsiasi processo per ogni reato commesso fino alla firma dei trattati di Oslo ma permette di indagare, processare e condannare qualsiasi individuo che si sia reso responsabile di sparizione forzata, tortura e genocidio.
Questo processo poteva mettere in moto, finalmente, la macchina giudiziaria per fare luce sui circa 50000 desaparesidos che ancora non hanno avuto riconosciuto il loro diritto alla giustizia.

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