In Uruguay all'inizio del novembre 2008 il parlamento approvò una legge per la legalizzazione dell'aborto, se effettuato entro le prime dodici settimane di vita, ma il presidente, Tabaré Vázquez, pose il veto.
Tabaré motivò la scelta di ricorrere al veto perché non era "filosoficamente e biologicamente" d'accordo con il parlamento. Il Parlamento uruguayano aveva dato voce al popolo che secondo indagini e sondaggi avrebbe accolto favorevolmente questa nuova legge; oggi l'aborto è legale solo nei casi di stupro o di pericolo di vita della madre mentre per tutti gli altri casi le donne ed i medici che praticano l'aborto rischiano nove mesi di carcere.
Questa riforma mirava a far evolvere il sistema legislativo uruguayano e lo portava al pari di quello cubano e dello stato di Città del Messico dove l'aborto nelle prime dodici settimane di vita è legale, mentre nel resto dell'America Latina è ancora un reato.
Il presidente Tabaré Vázquez dopo un mese di polemiche a causa del suo veto sulla legge che legalizzava l'aborto ha deciso di lasciare il Partito Socialista in cui militava dal 1983. La sua decisione è spiegata in una lettera inviata alla segreteria del Partito.
Tabaré non approva il comportamento della maggioranza dei parlamentari del Frente Amplio, la coalizione di governo, che ha prima approvato, poi criticato aspramente il ricorso al veto da parte del presidente ed infine deciso che riproporrà riforma della legge sull'aborto nella prossima legislatura.
Una vasta ala del Partito Socialista insieme ai propri elettori hanno criticato duramente il presidente per la sua scelta; questa presa di posizione sta creando non pochi problemi all'interno del partito che in vista delle elezioni presidenziali del 2009 si potrebbe spaccare in due.
Alcuni analisti politici uruguayani sospettano che Vázquez avesse già da tempo l'intenzione di abbandonare il Partito Socialista anche per il fatto che nelle prossime elezioni presidenziali non sarebbe stato il candidato del Frente Amplio e quindi stesse cercando solo un pretesto per renderle ufficiale il proprio abbandono.
Tabaré motivò la scelta di ricorrere al veto perché non era "filosoficamente e biologicamente" d'accordo con il parlamento. Il Parlamento uruguayano aveva dato voce al popolo che secondo indagini e sondaggi avrebbe accolto favorevolmente questa nuova legge; oggi l'aborto è legale solo nei casi di stupro o di pericolo di vita della madre mentre per tutti gli altri casi le donne ed i medici che praticano l'aborto rischiano nove mesi di carcere.
Questa riforma mirava a far evolvere il sistema legislativo uruguayano e lo portava al pari di quello cubano e dello stato di Città del Messico dove l'aborto nelle prime dodici settimane di vita è legale, mentre nel resto dell'America Latina è ancora un reato.
Il presidente Tabaré Vázquez dopo un mese di polemiche a causa del suo veto sulla legge che legalizzava l'aborto ha deciso di lasciare il Partito Socialista in cui militava dal 1983. La sua decisione è spiegata in una lettera inviata alla segreteria del Partito.
Tabaré non approva il comportamento della maggioranza dei parlamentari del Frente Amplio, la coalizione di governo, che ha prima approvato, poi criticato aspramente il ricorso al veto da parte del presidente ed infine deciso che riproporrà riforma della legge sull'aborto nella prossima legislatura.
Una vasta ala del Partito Socialista insieme ai propri elettori hanno criticato duramente il presidente per la sua scelta; questa presa di posizione sta creando non pochi problemi all'interno del partito che in vista delle elezioni presidenziali del 2009 si potrebbe spaccare in due.
Alcuni analisti politici uruguayani sospettano che Vázquez avesse già da tempo l'intenzione di abbandonare il Partito Socialista anche per il fatto che nelle prossime elezioni presidenziali non sarebbe stato il candidato del Frente Amplio e quindi stesse cercando solo un pretesto per renderle ufficiale il proprio abbandono.
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