L'otto gennaio 2015 il tribunale di Santiago del Cile ha condannato 23 ex-agenti della polizia segreta di Pinochet (DINA) per il sequestro, la tortura e la successiva sparizione di un militante, Bernardo de Castro, del partito socialista nel 1974.
Sono stati condannati a 13 anni sei ex-agenti per la sparizione del militante, altri 15 imputati dovranno scontare dai 10 ai 12 anni di prigione mentre il comandante della DINA, Contreras Sepúlveda, dovrà scontare altri 10 di prigione per violazione dei diritti umani ai già 400 già comminati dalla giustizia cilena.
Nel luglio del 1975 la stampa vicina al regime di Pinochet diffuse la notizia che 119 tra uomini e donne furono uccisi dal Movimiento de Izquierda Revolucionaria (MIR); i quotidiani pubblicarono la notizia e battezzarono lo sterminio il "Caso de los 119".
Ufficialmente, nei documenti della DINA, questa mattanza fu chiamata Operación Colombo; fu organizzata e messa in atto dalla polizia segreta con la collaborazione della polizia di stato al fine di colpire un gruppo di dissidenti ed incolpare della mattanza il MIR.
Bernardo de Castro fu rintracciato insieme ad altri quattro suoi compagni (ad oggi desaparecidos), arrestati, torturati e poi uccisi.
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