A fine agosto 2014 è stata assassinata vicino al villaggio El Planón, Villanueva (Honduras) Margarita Murillo, ex-esponente della Centrale nazionale dei lavoratori agricoli e del movimento contadino honduregno, membro della Direzione nazionale della Resistenza honduregna e fondatrice del partito Libertà e Rifondazione (Libre).
L'omicidio secondo alcuni testimoni sarebbe stato commesso da alcuni uomini a volto coperto ed armati (si parla di 4 persone) che l'avrebbero avvicinata alle spalle e uccisa a sangue freddo.
Margarita Murillo era già stata aggredita varie volte e l'ultima volta è accaduto il 26 luglio quando un gruppo di militari fece irruzione nella casa, a sud di San Pedro Sula, ed sequestrò suo figlio Samuel del quale ancora oggi non si hanno più notizie.
Il Coordinamento indigeno del potere popolare dell'Honduras, Cinph, in un suo comunicato ha condannato fermamente l'omicidio di Margarita Murillo e chiede con forza che tutte le istituzioni si impegnino in "una indagine veloce ed esaustiva al termine dei quali i responsabili materiali e intellettuali di questo orribile crimine scontino una giusta punizione".
Nel comunicato si ricorda come anche il marito di Murillo, Oscar, fu ferito con alcuni colpi di pistola alle gambe durante la violenta repressione attuata dai militari contro le comunità contadine che protestavano nella località di Choloma.
Questi atti criminali sono il frutto dell'ondata di violenza che vede protagonisti le organizzazioni criminali e dalle autorità (polizia ed esercito) che vedono minati i loro interessi (economici e politici) dalle lotte/proposte/denunce che il Cinph sta alimentando come per esempio la proposta di una Riforma Agraria Integrale, le denunce impunità rispetto ad aggressioni e violenze ed infine la violazione dei diritti delle comunità indigene e contadine.
Oltre alle violenze subite dalla famiglia di Margarita Murillo è doveroso ricordare come oltre 200 contadini sono stati uccisi dalle repressioni di polizia ed esercito ma anche da gruppi paramilitari ed anche come circa 800 contadine sono imputate, per reati pretestuosi, solo perché chiedono e manifestano per una equa redistribuzione della terra.
Fatto indiscutibile è la militarizzazione del Paese, la criminalizzazione del dissenso popolare e la violazione dei diritti umani attuato dal golpe del luglio 2009 (orchestrato dal Partido Nacional de Honduras) che ha come fine l'eliminazione di ogni forma di opposizione.
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