Il 12 agosto 2010 è esplosa a Bogotà un autobomba, una vecchia Swift del 1984 imbottita di circa 50 kg di esplosivo al plastico, davanti alla sede di Caracol Radio causando dieci feriti.
Le reazioni politiche sono state immediate ed il neo presidente Juan Manuel Santos ha subito dichiarato: "E' un codardo atto terrorista. Vogliono solo spaventare, ma non ci riusciranno. Non possiamo abbassare la guardia sulla sicurezza democratica. Ma non riusciranno a intimidirci. Non cadremo nella trappola. Continueremo con la nostra vita normale"
L'attentato non è stato rivendicato ma per gli inquirenti i responsabili sono le FARC che da più di 50 anni combattono contro lo stato colombiano. La versione delle forze dell'ordine però non convince molti analisti che invece credano sia un avvertimento diretto al nuovo governo che si è già discostato in maniera netta dalla strada intrapresa da Uribe nei suoi due mandati presidenziali.
L'esplosione dell'autobomba arriva il giorno dopo l'incontro a Santa Marta tra il presidente Chavez e Santos in cui sono stati ristabilite le normali relazioni diplomatiche interrotte nei mesi precedenti. Inoltre questo incontro segna l'abbandono in politica interna della militarizzazione del territorio per controllare il paese ma che ha prodotto frizioni e scontri con gli Stati vicini.
Per adesso è difficile avere un quadro chiaro dell'attentato ma il fatto che gli inquirenti si siano precipitati ad addossare le responsabilità alle FARC pochi minuti dopo l'esplosione aumenta i dubbi che l'attentato sia un ammonimento al nuovo presidente che si sta allontanando troppo dalla filosofia uribista e che non sottovaluti le forze di tutti i soggetti politici, paramilitari e narcos che controllano la Colombia.
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