Il 12 febbraio in Venezuela si sono svolte numerose manifestazioni ed alcune delle quali anche violente come a Caracas in cui vi sono stati tre morti e circa 65 feriti.
Le manifestazioni, a cui partecipavano numerose persone a volto coperto, sono state indette e preparate dall'opposizione venezuelana dopo un lunga campagna mediatica in cui il governo è stato dipinto come antidemocratico e violento; il volto di questa violenta campagna mediatica è stato l'esponente del partito di destra Leopoldo López, ex sindaco, ex probabile candidato presidenziale a cui non ha potuto concorrere perché colpevole di corruzione.
I mezzi di informazione hanno continuato la campagna denigratoria contro il governo affermando, producendo anche false prove come foto in cui la polizia reprime i manifestanti riciclate da altre manifestazioni accadute in altre parti del mondo, per incolparlo degli scontri. I media hanno fatto circolare velocemente la notizia che un gruppo di giovani e pacifici manifestanti, mentre erano intenti a gridare slogan in favore della libertà, sono stati assassinati dalle forze dell'ordine inviate dal Governo a reprimere le proteste. Successivamente, e con molte difficoltà, è stato appurato che nessuna delle morti è stata causata dall'operato della polizia, ma da una sparatoria tra civili. Una delle vittime è un militante chavista, l'altra è uno studente vicino all'opposizione e della terza al momento non si conosce l'identità.
L'opposizione venezuelana si dimostra fedele alla propria storia golpista cercando di destabilizzare un governo democraticamente eletto come già accadde con il colpo di stato del 2002 o con le elezioni del 14 aprile 2013 quando si rifiutò di riconoscere la vittoria di Nicolas Maduro ed organizzo violente manifestazioni che portarono alla morte di undici sostenitori di Maduro.
La destra venezuelana oggi non è più guidata dal senatore Henrique Capriles, che aveva cercato di guidare il Venezuela attraverso le urne, ma la sua linea politica è definitivamente tramontata con la sconfitta nelle elezioni municipali di dicembre del 2013 a favore della corrente molto più "violenta" pronta a manipolare le manifestazioni nelle strade e neoliberale guidata anche da Leopoldo López.
Alcuni giorni dopo la manifestazione il tribunale ha arrestato López, già condannato per corruzione, con l'accusa d’istigazione a delinquere, intimidazione pubblica, danni alla proprietà pubblica e omicidio intenzionale eseguito per motivi futili e ignobili.
Leopoldo López dall'inizio del 2014 ha convocato numerose manifestazioni incitando alla disobbedienza delle leggi per opporsi alla politica del presidente Nicolás Maduro; questa strategia è supportata dagli USA che desiderano controllare nuovamente il paese sia per strategie geopolitiche sia perché il Venezuela ha una delle maggiori riserve di petrolio al mondo.
Gli Stati Uniti, una volta arrestato il loro uomo, hanno affermato per bocca del senatore repubblicano John Mc Cain che è necessario un intervento militare in Venezuela per riportare la pace e la democrazia; inoltre il funzionario del Dipartimento di Stato, Alex Lee, ha dichiarato che la detenzione di Leopoldo López avrà serie ripercussioni dal punto di vista politico ed economico per il paese.
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